Una volta, ai tempi antichi di Internet, si diceva che spedire una e-mail fosse come spedire una cartolina: chiunque avrebbe potuto leggerla. Nessuno però ha mai preso sul serio queste parole. Un detto che ultimamente ha ritrovato tutto il suo significato, pensiamo al caso Hillary Clinton e adesso ai due fratelli Occhionero, che con il loro cyberspionaggio sembra siano in possesso delle conversazioni di migliaia di persone, comprese figure istituzionali di primo piano. Per il generale Mori, contattato da ilsussidiario.net, “stiamo pagando la grande ignoranza che ancora abbiamo del mondo online. Tutti ne fanno uso, ma molto pochi ne conoscono le reali proprietà e funzioni”. A proposito del caso in questione, per Mori “è ancora troppo presto per capire di cosa si tratti esattamente, ma è certo che la grande criminalità o il mondo degli affari usa da sempre metodi ben più sofisticati e sicuri per carpire informazioni che leggere qualche e-mail”.



Generale, al momento si parla di tre possibili piste visto il passato di Giulio Occhionero: collegamenti con esponenti di mafia capitale, massoneria e Monte dei Paschi di Siena, per cui aveva lavorato come membro esterno. Lei che idea si è fatto?

E’ ancora troppo presto per giungere ad alcun tipo di conclusione. La prima cosa che bisognerebbe capire è a chi questi due personaggi facevano riferimento.



In che senso?

Non penso fossero due liberi professionisti, due che si muovevano nel campo del cyberspionaggio in modo autonomo. Ci sono sicuramente dei mandanti e dei fruitori. Quando scopriremo questo potremo dire di cosa si tratti veramente.

La cosa interessante che nessuno degli hackerati ha mai denunciato alcunché, come se i due fratelli si fossero limitati a costruire una enorme banca dati. Perché secondo lei?

Ci sono in giro per il mondo molti soggetti che conducono questo tipo di iniziative, o per il proprio interesse o per conto di altri. L’impressione che si può ricavare al momento è che avessero accumulato una mole di informazioni da dare al miglior offerente.



Si parla di attacco alla sicurezza dello Stato, è d’accordo?

Sono parole grosse, al momento. Colpisce che tra i colpiti ci siano personalità appartenenti a mondi diversissimi, dal politico all’economista, dal generale al cardinale. Manca un soggetto preciso, ma mi sembra esagerato che si parli di personaggi di altissimo livello come ha fatto qualcuno. Sarei più cauto.

Abbiamo visto quello che è successo negli Stati Uniti con le mail di Hillary Clinton, che utilizzava il proprio account personale per scopi di Stato. Occhionero dice di aver utilizzato indirizzi pubblici accessibili a chiunque. Non è che forse i colpevoli siamo noi che utilizziamo questi mezzi con sufficienza?

Il mezzo informatico ha avuto uno sviluppo enorme e ancora lo ha. E’ alla portata di tutti, lo usiamo tutti, ma pochi ne comprendono le funzioni reali. Lo usiamo ma non sappiamo come difenderci da eventuali attacchi, ne abbiamo una conoscenza del tutto superficiale.

 

E’ quello che ha detto anche il garante per la privacy Antonello Soro, parlando di clamorose falle di controllo da parte di chi ne fa uso, ma anche di enorme ritardo nel sistema di sicurezza cibernetica italiano. 

L’indagine è a opera del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche, che non è altro che la vecchia polizia postale che si sta adeguando ai nuovi mezzi tecnologici. Non è l’intelligence, che ha ben altre prerogative ed esperienza.

 

Insomma dopo tanti anni non sappiamo ancora usare il web?

Il Web è un mare infinito, sembra che solo il 2% sia indicizzato, il resto è coperto, alla mercè dei grandi truffatori. Ma in realtà le grandi organizzazioni criminali non hanno bisogno di uno come Occhionero, così come le grandi industrie, che da sempre hanno ben altri tipi di strumenti riservati e sofisticati. Questo al quale siamo davanti è un caso ancora troppo oscuro che al momento ci lascia molto perplessi.