Il Pd esulta e potrebbe raddoppiare: in vista della sentenza della Consulta sulla Legge Elettorale Italicum – approvata dal governo Renzi lo scorso giugno – la decisione di ieri della stessa Corte Costituzionale sul referendum Jobs Act proposto dalla Cgil ha visto bocciare la parte sul reintegro dell’articolo 18, con plauso e sospiro di sollievo del governo. Per i renziani di ferro la riforma del lavoro, dopo quella costituzionale andata in malora, è il primo punto cardine da non far cadere assolutamente: con il superamento indenne, almeno sulla parte dell’art.18, ora si può attendere con più serenità la data del 24 gennaio prossimo quando la Consulta si sederà in consiglio per decidere sull’Italicum, sulle sue parti eventualmente incostituzionali e sul futuro dunque importante della legge elettorale italiana. Il governo Gentiloni fino a quella data di fatto ha le mani legate visto che non sa realmente su quale legge o rimasuglio di tale, potrebbe trovarsi dopo la sentenza: Renzi vuole arrivare al voto anticipato già a giugno ma le tempistiche dell’Italicum gettano più di qualche dubbio sull’effettiva realizzabilità del progetto. Dopo le motivazioni della sentenza che usciranno un mese dopo, dunque il 24 febbraio, restano due mesi (almeno) per arrivare ad un accordo in Parlamento sul nuovo testo di legge elettorale; siccome però servono due mesi obbligatori per indire i comizi elettorali da quando vengono sciolte le Camere, la corsa contro il tempo del Governo è assai stringente.
Un ingorgo di date nel prossimi due mesi rischia di mettere in leggera crisi le conseguenze della sentenza sulla legge elettorale dell’Italicum: infatti dopo la decisione di ieri della Corte Costituzionale sul referendum Jobs Act, le prossime settimane risultano decisivi per i tanti appuntamenti calendarizzati del governo. Il 24 gennaio infatti, i giudici costituzionali decideranno sull’Italicum. E, se la nuova legge elettorale che uscirà dalla sentenza sarà “autoapplicativa” – ovvero produrrà una norma con cui si potrà andare subito al voto – ci sono molte più probabilità che si vada a votare a giugno. Il 10 febbraio usciranno poi le motivazioni della sentenza sul referendum Cgil e si dovrà da quel giorno in poi decidere sulla data del voto referendario dei mesi a venire; il 24 febbraio arrivano le motivazioni della Corte Costituzionale sull’Italicum. Da questo momento in poi le varie forze politiche entrano ancora più nel merito della discussione sulla nuova legge elettorale. Entro la fine di febbraio poi si dovrà realmente fissare la data sul referendum dei voucher, una domenica qualsiasi compresa fra il 15 aprile e il 15 giugno, a meno che non siano già state indette elezioni anticipate, in quel caso il voto sul referendum Jobs Act dovrebbe essere rinviato (come scritto per legge) un anno dopo le consultazioni elettorali. (Niccolò Magnani)