Le cinque stelle continuano a splendere. Non basta l’approssimazione della Raggi o la confusione in sede europea perché Grillo scenda nei sondaggi. Nando Pagnoncelli ha fotografato ieri il consenso dei pentastellati che non cede di un millimetro.
La crisi, invece, in casa Pd si è in qualche modo riproposta dopo che la Corte costituzionale ha sgomberato la strada di Renzi dal macigno del referendum tentato dalla Cgil contro la riforma del mercato del lavoro. Che si sarebbe risolto in un’altra sconfitta per Renzi, con l’aria che tira dopo la bocciatura referendaria della riforma costituzionale. Pur di sottrarvisi il segretario del Pd avrebbe potuto fare carte false, come si dice, per strappare al capo dello Stato lo scioglimento anticipato delle Camere, e il conseguente rinvio del referendum di uno o due anni.
Ora che questo pericolo è stato scongiurato, e curiosamente grazie alle capacità dialettiche confermate nella Corte costituzionale dal dottor Sottile, Giuliano Amato, proprio lui, il candidato al Quirinale appiedato due anni fa da Renzi, le correnti interne dei democrat sono ricorse a sirene persino clamorose per convincere il segretario del Pd a cambiare tattica e strategia. E ciò anche a costo di ritrovarsi nell’anomala compagnia di un Renato Brunetta che corre al primo salotto televisivo per accusare pesantemente Renzi di volere già sloggiare da Palazzo Chigi, per una crisi a sbocco elettorale, il povero Paolo Gentiloni da poco insediatovi, e per giunta convalescente da un intervento subìto in tutta fretta al Policlinico Agostino Gemelli.
La sirena alla quale hanno fatto ricorso Franceschini e Orlando per convincere Renzi a rinunciare alle elezioni anticipate o a ritardarle è nientemeno l’ex direttore e attuale editorialista del Corriere, Ferruccio de Bortoli, famoso per avere dato al Renzi dei mesi migliori, intesi come mesi di maggiore forza politica, del “maleducato di talento”.
La parola che manca al segretario del Pd per rivelarsi quello “statista” che non si accorge evidentemente di essere è proprio la rinuncia alle elezioni anticipate, perché vi sarebbero ancora tante cose buone da fare, secondo de Bortoli, in questa pur declinante legislatura: addirittura, anche per porre rimedio al disordine costituito dal movimento grillino, una disciplina dei partiti inutilmente prevista dall’articolo 49 della Costituzione in vigore dal lontano, anzi lontanissimo 1948. Ma Renzi non demorde e se da un lato insiste per convincere Berlusconi a dargli il via libera per le elezioni promettendogli in cambio un’alleanza di governo, nel frattempo affila le armi preparandosi già dal 28 gennaio a Rimini a fare carne di porco delle opposizioni interne. 28 gennaio scelto anche a destra per le mobilitazioni dei conservatori di Fitto e dei populisti di Meloni e Salvini.
Clangore di armature insomma. Il 2017 sarà anno di votazioni nelle intenzioni di molti. Mentre sale il debito pubblico, le banche vanno in pezzi, la disoccupazione aumenta, le riforme renziane affondano sotto i colpi di Corte costituzionale e Consiglio di Stato. O a causa del giudizio del popolo. Ma il principino di Rignano sull’Arno strepita e frigna: vuole subito la sua rivincita a PlayStation.