E’ stato anche quello della legge elettorale uno dei temi di discussione nelle ultime ore tra il premier Gentiloni in ospedale e l’ex presidente del Consiglio Renzi. In attesa della sentenza della Consulta, il Partito Democratico, come riportato dall’agenzia di stampa Ansa, avrebbe avviato contatti informali con gli altri partiti, a partire da Forza Italia. L’obiettivo del Pd sarebbe quello di arrivare pronto ai due scenari più probabili ipotizzati dopo la sentenza della Consulta: un intervento con un accordo con Forza Italia, Nuovo Centro Destra e la sinistra su una legge proporzionale sul modello spagnolo, oppure, se la Corte Costituzionale dovesse mantenere il ballottaggio, l’estensione dell’Italicum al Senato con un accordo con il Movimento 5 stelle. In ogni caso, secondo quanto confermato dai renziani che avrebbero ottenuto su questo punto un’apertura da parte di Silvio Berlusconi, il segretario Matteo Renzi sarebbe intenzionato ad andare alle urne in tempi brevi, al massimo entro giugno.
Mancano 10 giorni all’udienza che porterà alla sentenza della Consulta sulla legge elettorale: si attende infatti la decisione della Corte Costituzionale in merito all’Italicum. In queste ore di attesa sono varie le ipotesi che circolano, tra cui quella, come riporta Quotidiano Nazionale, di un ‘patto del diavolo’ tra Renzi e Berlusconi per un ‘nuovo Italicum’ ed elezioni a giugno. Per attuare questo ipotetico ‘patto segreto’ si dovrà comunque aspettare la sentenza della Consulta: servirà che la Corte Costituzionale “ritagli, dall’Italicum, in vigore solo per la Camera, un sistema di base proporzionale, senza il ballottaggio (e, forse, senza le multicandidature), ma tenga intatto il premio di maggioranza al 40%, da assegnare però al primo turno. Ne risulterebbe un sistema proporzionale sì, ma con soglie di sbarramento alte e da limare in Parlamento”. La proposta di Forza Italia sarebbe quella “dell’8% al Senato, ma il 5% alla Camera per i partiti che corrono da soli, mentre le soglie scenderebbero al 4% al Senato e al 2,5% alla Camera per i partiti «coalizzati», cioè che corrono in una coalizione”. Ma soprattutto nel ‘patto del diavolo’ tra Renzi e Berlusconi ci sarebbe “un premio di maggioranza «variabile»: non più «fisso» come nell’Italicum (55% di seggi, pari a 340 deputati), ma 55% dei seggi con il 40% dei voti, meno del 55% se prendi meno. Infine, niente preferenze, ma liste ‘corte’, come nel sistema spagnolo, o collegi maggioritari «grandi», non come nel Mattarellum, ma come nel Senato Prima Repubblica”.
Il campo della Legge Elettorale resta ancora intriso di dubbi e confusione, almeno fino a che non arriverà la sentenze della Consulta il prossimo 24 gennaio: quel giorno almeno si saprà quali termini e con quale parte si potrà rifare il percorso in Parlamento di approvazione della legge con cui andare alle Elezioni prima o ad inizio 2018. Su tutte, ieri ha pesato la voce di una presunta nuova alleanza sull’asse Arcore-Largo del Nazareno, dopo che Forza Italia ha istituito una commissione per i lavori e il tavolo della legge elettorale da portare alla maggioranza e dopo che lo stesso Pd con Luigi Zanda ha confermato la volontà di allargare alle opposizioni le decisioni post-sentenza Italicum del 24 gennaio. Ecco dunque ri-scoppiare le voci su un Nazareno 2.0 tra Renzi e Berlusconi che ovviamente non hanno confermato (ma neanche smentito, dopo due giorni di rumors). Gli analisi vicini a Palazzo Chigi della Stampa ipotizzano un iter praticamente già scritto: «I due avrebbero ricominciato a sentirsi e starebbero mettendo in piedi un percorso che porta dritto dritto alle elezioni anticipate di giugno. Attendere, il 24 gennaio, la pronuncia della Consulta sull’Italicum, quindi la pubblicazioni delle motivazioni della sentenza (che dovrebbe arrivare nei primi giorni di febbraio), poi correggere la legge elettorale e andare al voto». In pratica, Berlusconi accettando di andare prima alle elezioni convincerebbe Renzi a cedere sul ballottaggio, andando verso un proporzionale semi-puro: «Tutto, ovviamente, si regge sulla convinzione che la Corte, obbligata ad armonizzare i due sistemi elettorali attualmente esistenti per Camera e Senato, spinga verso un impianto proporzionale con soglia di sbarramento cancellando quindi il ballottaggio».
Sul fronte della Legge Elettorale, in attesa della risposta della Consulta sull’Italicum, è intervenuto anche l’ex segretario dem Pier Luigi Bersani, non facendo mancare qualche polemica tra suoi compagni di partito sempre più stufi delle sparate contro la segreteria e il Governo. Il governo sta lì finché fa cose, se serve anche fino al 2018″. Sul sistema di voto:”No a un iper-maggioritario, i cittadini scelgano,poi un meccanismo per la governabilità, con un premio, senza però esagerare”. Bersani è intervenuto anche sul tema del lavoro: “I voucher umiliano i giovani”. E invoca “un argine ai licenziamenti”. Un ritorno di fiamma contro il segretario Renzi nonché ex premier che non è certamente piaciuto alla maggioranza del Pd: “Ma Bersani conosce la dignità?”, attacca Roberto Giachetti ricordando che, “solo qualche settimana fa” la minoranza sosteneva che “sul governo Gentiloni avrebbe votato scegliendo provvedimento per provvedimento”. Le prossime settimane saranno decisive non solo per la decisione della Consulta sulla legge elettorale che farà da cardine per le vere battaglie in Parlamento di questo nuovo governo, ma anche per il repulisti all’interno della Segreteria Dem: sarà rinnovata tra lunedì e martedì della prossima settimana, in modo da avere una squadra subito al lavoro in vista della giornata di mobilitazione dei circoli il 21 gennaio e della riunione degli amministratori a Rimini il 27 e 28. La minoranza rimarrà ancora a “bocca asciutta”?