Nei sondaggi elettorali prodotti da Ipsos sulla situazione politica attuale si scopre che la maggioranza degli italiani intervistati sull’eventuale referendum su materie di lavoro – abolizione voucher Jobs Act e ripristino dell’Articolo 18 – sarebbe per riammettere il famigerato articolo dello statuto dei lavoratori che limita i licenziamenti senza obbligo di giusta causa. La Consulta ha definito impresentabile un quesito del genere e per questo nel prossimo referendum sul lavoro che si terrà probabilmente entro la fine del 2018 non ci sarà il quesito sul ripristino dell’articolo 18, eppure gli italiani nei sondaggi lo richiederebbero ancora: «Se venisse indetto un referendum per abolire i voucher e ripristinare l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori, lei…», viene chiesto nel sondaggio di Ipsos, e la risposta al 41% sarebbe un Sì per abolire i voucher e ripristinare l’articolo sul licenziamento, abolito dal Jobs Act. No solo per il 18% degli italiani intervistati, mentre il 32% afferma di non voler recarsi alle urne per un referendum del genere.



E se alla fine la Consulta non abolisse il secondo turno dalla attuale legge elettorale? I sondaggi politici indagano le varie possibilità sul campo anche per gli accordi postumi la decisione della Corte Costituzionale e le risposte degli italiani intervistati sono assai interessanti. Ballottaggi o no? E’ stata infatti posta anche questa domanda al campione di elettori intervistato nella rilevazione condotta da EMG Acqua per La7 Srl lo scorso 7-8 gennaio. Con la nuova legge elettorale è previsto il ballottaggio tra le due principali liste se nessun partito passa al primo turno il 40%. Agli elettori intervistati in questi sondaggi elettorali e politici è stato chiesto di indicare la propria preferenza ipotizzando tre scontri. Nel caso di confronto tra Movimento 5 Stelle e Partito Democratico sarebbe il Movimento fondato da Beppe Grillo a prevalere con il 50.8% delle preferenze mentre il Pd si fermerebbe al 49.2%: il Partito guidato da Matteo Renzi però riduce la distanza rispetto ai sondaggi elettorali e politici del 2016. In caso di ballottaggio tra Movimento 5 Stelle e Listone centrodestra il M5s vincerebbe ancora ma con una percentuale maggiore: 54.6% contro il 45.4%. Infine, secondo questi sondaggi elettorali e politici, in caso di confronto tra Pd e Listone centrodestra il Partito Democratico vincerebbe con la stessa percentuale del M5s, 54.6%, e il Centrodestra raccoglierebbe sempre il 45.4% delle intenzioni di voto.



Intenzioni di voto particolari negli ultimi sondaggi politici ed elettorali compiuti da Swg per provare ad approfondite il tema dell’uscita o meno dall’area Euro: secondo i rilevamenti fatti da Swg, si denota come il Movimento 5 Stelle, che pure in termini di scelte della base del partito spinge fuori dall’Euro – con qualche imbarazzo dopo aver cercato, fallendo, di trovare un accordo al Parlamento Ue con i super-europeisti dell’Alde – vede negli elettori semplice una non convinta scelta di abbandonare l’Euro. Secondo i sondaggi mostrati, l’uscita dall’Euro sarebbe votata dal 33% degli elettori di Sinistra Italiana, dal 65% della Lega Nord, dal 47% di Forza Italia e dall’87% per gli elettori le Pd. I grillini invece optano per l’ItalExit al 56% mentre la bocciano per il 35%, contro l’uscita anche l’87% del Pd, il 48% di Forza Italia, il 26% della Lega Nord e il 49% di Sinistra Italiana. 



Secondo i nuovi sondaggi politici espressi da Ipsos in queste prime settimane del nuovo anno, gli italiani hanno fretta di andare alle urne per cambiare il Governo e finalmente dare una propria intenzione dopo quest’ultima Legislatura passata con ben tre governi diversi e uno designato (il primo dopo le Elezioni del 2013 con Bersani premier incaricato). Secondo gli ultimi sondaggi elettorali di Ipsos si scopre che infatti per gli italiani intervistati, il 40% indica di andare alle urne “il prima possibile, dopo la sentenza della Consulta sull’Italicum”. Per il 29% invece l’ideale per andare alle elezioni è a tempo molto breve ma dopo aver fatto una nuova legge elettorale a giugno o a settembre, insomma in tempi rapidi ma con l’accordo delle forze politiche. Per il 16% non sa o non indica una preferenza, mentre un basso 15% vuole far arrivare il Governo Gentiloni a fine legislatura nel febbraio 2018. C’è voglia di cambiamento, senza neanche tanti giochi politici sulle leggi elettorali, questa al momento l’espressione popolare di questi ultimi sondaggi.

A volte i sondaggi politici ed elettorali proposti all’elettorato non son per nulla semplice, come questo indetto da Tecnè che prova ad indagare su quale sistema elettorale potrebbe essere il più vantaggioso per le prossime Politiche Nazionali. Nel mare della confusione, con l’Italicum che ancora deve essere “sentenziato” dalla Consulta (il prossimo 24 gennaio) gli elettori sono ancor meno certi di quanto possa essere meglio in questo momento storico “tripartito” in Italia tra Pd, centrodestra e Movimento 5 Stelle. Eppure  la risposta arrivata dai sondaggi di Tecnè è abbastanza netta: i cittadini non ne possono più di non essere governati, o essere governati male (ma questo è un altro ordine di problemi), e per questo vuole al più breve tempo possibile arrivare ad elezioni con un governo formato stabile. Si può leggere così quel 36,2% degli italiani che vede nel sistema maggioritario con collegi uninominali puri, di tipo anglosassone per intenderci. Il proporzionale con premi di maggioranza, di fatto il Mattarellum, sarebbe invece scelto dal 18,6% degli intervistati, mentre il sondaggio si chiude con il 17,2% che sceglierebbe il proporzionale puro, quello proposto da Berlusconi in questi ultimi giorni. Il 18% senza opinione dà poi la seconda grande risposta: gli italiani dai sondaggi alla vita reale vogliono stabilità e problemi risolti sotto altri campi, la legge elettorale è solo uno strumento per poter formare un governo e tale deve rimanere al di là di tutti i giochi della politica.