-La discussione sulla legge elettorale con cui gli italiani saranno chiamati probabilmente a rinnovare il Parlamento non è ancora entrata nel vivo. Si attende probabilmente la sentenza della Consulta, che il 24 gennaio dovrà dire se l’Italicum rappresenta un sistema di voto legittimo o meno. Ma se si votasse con il Mattarellum, la legge elettorale che al momento sembra essere preferita da Pd e Lega Nord, come andrebbe a finire? Ha provato a rispondere Lorenzo Pregliasco di YouTrend, intervenuto al TgLa7, prendendo come base per la sua analisi la media degli ultimi sondaggi e i collegi del Mattarellum originale. Quel che ne viene fuori è che conteggiando i collegi contendibili tra diversi partiti, nessuna tra le forze principali (Pd, M5s e centrodestra) arriverebbe alla maggioranza. La forza politica più vicina ad ottenerla sarebbe però il Partito Democratico, che nella migliore delle ipotesi arriverebbe a 305 seggi quando la maggioranza è fissata a 316.
Mancano solo tre giorni alla riunione della Consulta per emettere la sentenza sulla legge elettorale attesa da tutti i partiti politici: senza il giudizio della Corte lo stesso Governo Gentiloni, come fatto finora, ha le mani legate per provare a trovar un accorso su un nuovo testo che superi l’Italicum in poco, molto e del tutto, proprio a seconda di quanto verrà deciso sul testo approvato dal governo Renzi. In una intervista rilasciata al Sussidiario, il professore costituzionalista Mario Esposito ha esposto secondo il suo illustre parere dove sarebbe rinvenuti i veri errori del governo Renzi riguardo la legge elettorale approvata prima del referendum costituzionale. «Anche se per ovvi motivi l’Italicum non replica in modo pedissequo le disposizioni del Porcellum espunte nel 2014 dalla Corte, tuttavia in diversi punti fa trasparire lo stesso disegno distorsivo che si trova in quest’ultimo. Da una parte determina la soglia di accesso al premio di maggioranza secondo quanto stabilito dalla Consulta, ma la calcola percentualmente sui voti validi anziché sugli aventi diritto al voto, riducendo in questo modo l’effetto contenitivo della soglia medesima. Dall’altra attribuisce il premio — qualora nessuna lista raggiunga la percentuale suddetta — a quella che risulti vincitrice in un successivo turno di ballottaggio». In sostanza il parere del costituzionalista esprime come i problemi evidenziati dalla Consulta nel 2014 fa sul Porcellum non sono stati del tutto superati neanche dall’Italicum, e per questo rischia ancora lo stesso trattamento ricevuto dal sistema elettorale prodotto dal Governo Berlusconi.
Una sorta di partito che dopo la decisione della Consulta sulla legge elettorale potrebbe intervenire attivamente anche alla (ri)scrittura dell’Italicum, per come ovviamente uscirà dal parere della Corte Costituzionale. Sono i professori, costituzionalisti e operatori della società civile che hanno creato il Comitato del No al referendum costituzionale, (quel testo base su cui sorgeva e si sorreggeva tutto il governo Renzi, sciolto dopo la sconfitta e la vittoria conseguente del No). Oggi il Comitato dopo oltre un mese dalla vittoria nel referendum si ritrova a Roma, prima addirittura del risultato della sentenza, questo “perché la Consulta è solo uno dei modi in cui si affronta il problema, ma non l’unico”. I “professori” che hanno animato il comitato per il No al referendum costituzionale tornano in campo per dare il via a una nuova mobilitazione: quella contro l’Italicum. Un’assemblea aperta, che si terrà a Roma a partire dalle 10, per dare il via a nuove iniziative; la principale, la presenta Huffington Post che ha raccolto le tesi del Comitato. «una petizione, una campagna di adesioni ad un documento che mette nero su bianco quei capisaldi da cui – a loro dire – la prossima legge elettorale non potrà prescindere. L’obiettivo non è solo quello di continuare sul territorio quella attività partita proprio con la campagna contro il ddl Boschi. L’idea è quella di riuscire così a farsi sentire, anzi di più, sedersi al tavolo delle trattative». Il documento che verrà redatto e presentato all’assemblea oggi è moto chiaro e tenterà di arrivare anche sui banchi del Parlamento quando effettivamente si dovrà trattare i termini della nuova legge elettorale; «Deve essere respinta la pretesa, alla base dell’Italicum e del Porcellum di ricavare direttamente dal voto popolare un vincitore e una maggioranza parlamentare, trasformando le elezioni in una mera procedura per l’investitura di fatto del capo del governo». “E’ importante – spiega Domenico Gallo che svolgerà l’introduzione al dibattito – lottare per una legge elettorale coerente con la Costituzione, che restituisca il diritto a essere rappresentati e l’uguaglianza nell’esercizio del diritto».