Come previsto, la sentenza della Consulta sull’Italicum non arriverà oggi in serata, bensì viene slittata a domani in tarda mattinata. «La decisione della Corte costituzionale sull’Italicum non arriverà stasera ma mercoledì in tarda mattinata intorno alle 13-13.30», lo ha comunicato poco fa il segretario generale della Consulta, Carlo Visconti, dopo la conclusione delle posizioni spiegate dall’avvocatura di Stato. Questa mattina gli avvocati ricorrenti contro la legge elettorale approvata dal governo Renzi avevan presentato le loro tesi, la replica dell’Avvocatura questo pomeriggi ha portato i giudici ora a riunirsi in Camera di Consiglio. La sentenza arriverà però domani, dimostrando come da un lato non si voglia perdere tropo tempo (si era parlato anche di slittamenti di qualche giorno addirittura) e dall’altro sia emersa una forte divisione all’interno della stessa Consulta che potrebbe portare molte ore di discussione prima di una decisione ultimata sulla legge elettorale “modificata” dal parere dei giudici costituzionali.
Uno dei punti dell’Itallicum che potrebbe rimanere anche dopo l’esame della Consulta di queste ore è proprio quello del premio di maggioranza: mentre è appena ricominciata la riunione pubblica con la parola che passa all’avvocatura di Stato, in attesa della Camera di Consiglio della Corte Costituzionale, si attende di capire quali e punti punti della legge elettorale Italicum rimarranno anche dopo la sentenza della Consulta. Il premio di maggioranza, che nell’Italicum è fissato qualora una forza politica riesca a raggiungere la soglia del 40% al primo turno delle elezioni, potrebbe non essere cancellato dai giudici riuniti ora in Consiglio. La sentenza sul Porcellum lo bocciò perché quella legge lo attribuiva al partito vincente indipendentemente dai voti presi. L’Italicum invece fissa una soglia del 40%: sotto il premio non scatta. Inoltre, come riporta Rai News, a detta di diversi giuristi, il premio per l’elezione di una Camera ha effetti di stabilizzazione sull’altra, aiutando le intese tra partiti.
Alle ore 16 si riaggiornerà la Consulta per valutare l’esame della Legge Elettorale Italicum: dopo il parere degli avvocati ricorrenti questa mattina, nel pomeriggio si avranno le tesi dell’avvocatura di stato prima della riunione in Camera di Consiglio che potrebbe fare uscire la sentenza già questa sera, al più tardi domani mattina. Davanti alla Corte Costituzionale, quest’oggi ha parlato anche l’avvocato Felice Besostri, che ha chiesto ai giudici di valutare la circostanza che l’approvazione dell’Italicum avvenne con voto di fiducia sia al Senato che alla Camera. «Se questo è il ragionamento – ha detto – questo vuol dire lasciare aperta per il legislatore la possibilità di approvare con la fiducia norme incostituzionali»; secondo l’avvocato infatti, il fatto che le leggi elettorali non siano nei regolamenti parlamentari tra quelli per cui è esclusa la la fiducia, non è elemento sufficiente per non presentare un problema. «il Porcellum, incostituzionale, fu usato in 3 tornate elettorali. Questo non deve accadere più. Se le prossime elezioni dovessero essere fatte con legge incostituzionale, la democrazia sarebbe in pericolo», ha chiuso Besostri davanti alla Consulta.
Le notizie che filtrano dalla Consulta, riunita per la sentenza sull’Italicum, parlano di un presidiante Paolo Grossi assai infastidito con gli avvocati che hanno presentato questa mattina le tesi e le ipotesi dei ricorrenti: la legge elettorale approvata la scorsa Primavera è al centro delle discussioni della Corte Costituzionale che ha già annullato le udienze in calendario per domani e dopodomani in modo di arrivare ad un verdetto al massimo entro mercoledì, mentre le motivazioni arriveranno entro i 30 giorni successivi. Secondo quanto riportato da Il Fatto Quotidiano, il presidente Grossi della Consulta si è rivolto in questi termini contro gli avvocati dei ricorrenti: «non esasperare la Corte, state abusando della nostra pazienza. Non si facciamo considerazioni che esorbitano dal piano giuridico della questione: evitiamo concioni politiche e limitiamo a questioni giuridiche». Pare infatti che l’intervento del primo avvocato anti-Italicum, Vincenzo Palumbo (fonte Il Fatto) sia intervenuto con un discorso molto lungo, considerato “prolisso” dallo stesso presidente della Corte Costituzionale, che ha ribadito i due principi fondamentali. «Primo, le esposizioni in quest’aula devono essere orali, le memorie sono agli atti. Secondo, siccome, parleranno altri cinque avvocati, invito a non esporre argomentazioni. Auspichiamo che avvenga presto la possibilità di sedere in camera di consiglio e poter deliberare», ha concluso Paolo Grossi.
La Consulta è riunita e nel pomeriggio entrerà in camera di consiglio per sentenziare sulla legge elettorale: l’Italicum potrebbe essere bocciato del tutto, come accettato tout court (ipotesi assai rara) oppure semplicemente cambiata in molti/alcuni aspetti della sua struttura. La politica intera attende questo risultato, anche se le vere motivazioni della sentenza, la Corte Costituzionale le fornirà tra il 15 e il 28 febbraio prossimo. Come detto ieri da Pietro Grasso, il presidente del Senato, i veri accordi per un nuovo testo di legge elettorale dovranno avvenire solo dopo l’uscita delle motivazioni; questo renderebbe i tempi ancora più lunghi e alcuni partiti – vedi Lega Nord e Fratelli d’Italia – potrebbero non essere più in accordo sul partecipare al tavolo delle trattative. Con questo iter, se venisse confermato dalla stessa Consulta, le elezioni anticipate rischiano seriamente di allontanarsi e non di poco: cosa decideranno a questo punto il PD e Forza Italia, le uniche due forze che pare potrebbero rimanere sul tavolo a lavorare su un testo con accordo di massima?
L’ipotesi più accreditata della sentenza Consulta sulla legge elettorale dell’Italicum è che possa bocciare e cancellare definitivamente il ballottaggio dall’impianto strutturale: alle ore 9.30 è scattata regolarmente l’inizio dell’udienza pubblica della Corte Costituzionale in cui verranno esaminate le cinque ordinanze – qui sotto trovate tutti i dettagli specifici – frutto dei ricorsi proposti dai vari tribunali di Genova, Trieste, Messina, Torino e Perugia. Le previsioni già accreditate danno ormai come certa l’abbandono del secondo turno: mantenerlo infatti in un sistema a bicameralismo perfetto produrrebbe una sorta di asimmetria, va ricordato infatti che l’Italicum era stato prodotto assieme alla riforma costituzionale (bocciata poi al referendum) che cancellava l’elezione del Senato, rendendola una camera di nominati e non di eletti. Se lo si mantenesse per Montecitorio, si potrebbe determinare la situazione per cui il Senato è dichiarato eletto e per la Camera si deve svolgere il ballottaggio; e qui vanno tenuti presenti gli effetti di condizionamento dell’elettorato. Intanto le ipotesi più verificate pongono l’accento sulla possibilità di vedere la sentenza tra stasera, massimo domani mattina: tutto dipenderà anche dalle divisioni interne della Consulta, data come del tutto spaccata sull’esame della legge elettorale, e questo potrebbe ovviamente allungare i tempi della decisione.
Dovrebbe arrivare in serata l’attesa sentenza della Consulta sulla costituzionalità dell’Italicum, con la Corte Costituzionale chiamata a stabilire una volta per tutte se questa legge elettorale può o meno essere utilizzata per andare ad elezioni anticipate prima della fine naturale della legislatura. Come riportato da Quotidiano.net, alla camera di Consiglio della Corte prenderanno parte soltanto 13 dei 15 giudici previsti inizialmente, dal momento che Criscuolo dovrebbe motivare la sua assenza per malattia e Frigo si è invece dimesso anzitempo. Durante il cosiddetto preconsiglio, a prendere la parola per illustrare i due motivi di incostituzionalità dell’Italicum è stato il relatore Zanon, il quale ha messo in dubbio la legittimità dell’Italicum soprattutto per il ballottaggio, a cui si accede senza una soglia minima, e che dunque potrebbe portare alla vittoria di un partito rimasto sotto il 25% al primo turno; e i capilista plurimi, la prassi per cui un leader può candidarsi ed essere eletto in più collegi e decidere dove farsi eleggere ad elezione terminata. Le opinioni di Zanon contano eccome essendo, nel processo istruito contro l’Italicum su richiesta di 5 fori, una sorta di pubblico ministero: resta da capire se e quante delle sue richieste verranno accolte.
Finalmente oggi si riunisce la Corte Costituzionale per incutere sull’Italicum, la legge elettorale presentata dal governo Renzi due anni fa in Parlamento e votata da Camera e Senato nella scorsa primavera. Dopo la bocciatura del referendum costituzionale, il Senato è rimasto esattamente come disposto oggi in Costituzione e per questo motivo, come per altri punti discussi delle legge Italicum, sono stati presentati ricorsi contro la stessa in ottica di bocciare alcuni articoli chiave della riforma. Sono 5 le ordinanze sull’Italicum che la Corte Costituzionale esaminerà oggi, frutto di una serie di ricorsi presentati da un pool di avvocati, in qualità di cittadini elettori, in diversi tribunali italiani. Cinque di questi tribunali – Messina, Torino, Perugia, Trieste e Genova – hanno deciso che alcuni dei rilievi mossi dai ricorrenti sulla nuova legge elettorale non fossero infondati e hanno deciso di sottoporre le questioni ai giudici costituzionale. I temi da trattare sono sostanzialmente 3: Ballottaggio, premio, capolista bloccati, apparentamenti, vediamoli qui sotto nel dettaglio.
Ecco dunque i temi distribuiti per ricorsi pervenuti presso la Consulta nei mesi scorsi riguardo l’Italicum, la legge elettorale sotto esame nella giornata di oggi presso la Corte Costituzionale: il Tribunale di Messina censura le norme sul premio di maggioranza al primo turno che assicura 340 seggi alla lista che ottiene il 40% dei voti, «calcolando la percentuale sui votanti e non sugli aventi diritto al voto; sul premio al ballottaggio assegnato senza soglia minima di votanti; sulla clausola di sbarramento che esclude le liste che non abbiano superato la soglia del 3%; sul capolista bloccato mentre gli altri sono scelti con voto di preferenza; e infine le disposizioni per cui l’Italicum, valido solo per la Camera, si applica a prescindere dall’esito del referendum sulla riforma costituzionale». Il Tribunale di Torino solleva dubbi sull’attribuzione del premio al ballottaggio tra le liste più votate, «purché abbiano ottenuto il 3%; sul divieto al secondo turno di apparentamenti o coalizioni col premio che va a chi ottenga il 50% più 1 dei voti; sulla possibilità per il capolista eletto in più collegi plurinominali di scegliere il collegio in base valutazioni di opportunità, in assenza di un criterio predeterminato», si legge nel report dell’Ansa. Il Tribunale di Perugia ha sollevato anch’esso questioni «sui capolista bloccati e sul premio che attribuisce 340 seggi alla lista che ottiene, su base nazionale, almeno il 40% dei voti validi o a quella che prevale al ballottaggio, escludendo collegamenti tra liste o apparentamenti tra i due turni di votazione». Da ultimo, i tribunali di Trieste e Genova «sollevano questioni sul turno di ballottaggio e sull’opzione del candidato capolista eletto in più collegi di scegliere a quale agganciarsi».
L’Italicum oggi verrà messo alla prova della Consulta con la sentenza sulla legge elettorale che resta realmente il vero punto politico di questo Governo Gentiloni, ancora “immobile” sul fronte nuove elezioni fino all’uscita del giudizio della Corte Costituzionale. In una lunga intervista a La Stampa, Silvio Berlusconi tira dritto contro il possibile accordo con Renzi e il Pd: «La nuova legge elettorale deve consentire la massima corrispondenza fra il voto dei cittadini e la maggioranza parlamentare. Ogni distorsione in senso maggioritario, in uno scenario tripolare come l’attuale, porterebbe al governo una minoranza contro il parere dei due terzi degli elettori». Su tutti, il sistema che preveda le preferenze viene visto come fumo negli occhi dal leader di Forza Italia: «le preferenze sono il peggior sistema possibile per garantire una effettiva rappresentanza. I candidati devono piuttosto essere proposti agli elettori in piccole circoscrizioni, in modo che i cittadini sappiano con chi hanno a che fare e dove cercarli dopo l’elezione». (Niccolò Magnani)