La Corte costituzionale ha sentenziato. Ha graziato gran parte dell’impianto dell’Italicum comprese le odiosissime multicandidature che assicurano pochi supernominati tra i tanti, troppi nominati e ha conservato un premio di maggioranza che fa diventare una minoranza dominus del parlamento. Ma le leggi di Camera e Senato appaiono, nonostante i commenti dei renziani titolari e di complemento, lontano dall’essere omogenee e la parola passa al solito parlamento frutto di una legge incostituzionale, il Porcellum, che si accinge a fare una nuova legge che la Corte potrà dichiarare incostituzionale in un “futuro che ogni tanto torna” come ha scritto Renzi sul suo blog nuovo di zecca inaugurato ieri per lanciare la campagna di primavera.
La verità è che la Corte è stata più politica dei politici lasciando il cerino a Montecitorio e a Palazzo Madama chiedendo sostanzialmente che i partiti trovino accordi senza inganni.
Certo se si votasse domani con i due consultellum (quello reduce dalla sentenza del 2014 e quello di ieri) con ogni probabilità non ci sarebbero maggioranze in grado di governare. Ma valutiamo i diversi scenari.
Scenario n. 1: Berlusconi capisce dai sondaggi, quelli veri, che Grillo può vincere col 40 per cento, e rallenta in parlamento la corsa al voto, mettendo nei guai Renzi obbligato al congresso ed alla manovra correttiva made in Ue.
Scenario n. 2: Berlusconi capisce che può vincere Renzi senza ottenere il premio di maggioranza e accetta che si voti facendo il giorno dopo alleanza col Bomba.
Scenario n. 3: Berlusconi lavora perché il parlamento produca una legge che premia la coalizione e investe nuovamente sul centrodestra rischiando di perderne la leadership. Scenario possibile solo se Berlusconi torna ad ottenere agibilità politica in modo da poter essere il candidato premier della coalizione.
Ma il vero dato politico è che Renzi ha bisogno dì Berlusconi per andare al voto e fare strage dei maggiorenti del Pd. “Il futuro ogni tanto torna” e si chiama Renzusconi.
Ah! a proposito: “E’ cosa nota che la fama di molti predecessori è spesso causa di errori in molti successori”. (Abu al-Walid Mu?ammad ibn A?mad Ibn Rušd, detto Averroè)