Inutile dirlo, lunedì sarà la giornata chiave per Virginia Raggi e forse per l’intero Comune di Roma: è il giorno dell’interrogatorio in Procura a Roma con i pm che le contestano i reati di falso in atto pubblico e abuso di ufficio, ma soprattutto è il giorno in cui la stessa sindaco M5s capitolina capirà come realmente è messa la sua posizione rispetto alle indagini e le conseguenze di tali posizioni per la sua carriera politica. Quel che è certo è che della vicenda Virginia Raggi non parlerà fino a dopo l’interrogatorio: «Dalla Procura mi hanno chiamato per dirmi che ciò che usciva sui giornali, le indiscrezioni, non veniva da loro. In questa fase non parleremo della nostra strategia difensiva. Dopo che lunedì la sindaca sarà stata sentita dai magistrati potremo rispondere a delle domande», lo ha dichiarato all’Ansa l’avvocato Alessandro Mancori, il legale del sindaco nell’inchiesta sulle nomine del fratello di Raffaele Marra. Come poi affermato dalla stessa Raggi quest’oggi al Campidoglio, il legale ha aggiunto che «Non ho ancora mai incontrato il pm Ielo», negando così una qualche accordo tra Procura e Raggi su eventuali pattugliamenti della sindaca (come paventato dagli organi di stampa nella giornata di ieri).



Su Facebook ha scritto questa mattina il sindaco Virginia Raggi, a meno tre giorni dalla convocazione in Procura per l’interrogatorio dei pm che indagano su abuso di ufficio e falso in atto pubblico nei confronti della prima cittadina del comune di Roma. Una Raggi sempre più nell’angolo che prova a difendersi e a rispedire al mittente le presunte ricostruzioni dei media, come del resto già ribadito dallo stesso Beppe Grillo. «Dopo le false ricostruzioni di telefonate tra me e Beppe Grillo (ovviamente smentite), viene persino inventata una fantomatica “trattativa” in corso con la Procura di Roma. Mi spiace per chi inventa ma quanto ho da dire lo dirò, come è corretto che sia, ai magistrati; il resto sono “fantasie” anche molto pesanti che, a questo punto, saranno valutate dai magistrati». Una Raggi determinata a pensare step dopo step a questi giorni – “oggi pensiamo alla Giornata della Memoria, il resto dopo”, ha riferito all’uscita dal Campidoglio stamani; dopo le polemiche per gli attacchi di Di Battista e Beppe Grillo alla stampa, responsabile di “strategie di attacco verso il Movimento 5 Stelle”, anche il sindaco di Roma sottolinea le false notizie annunciate. «Ricordatevi che dovete raccontare la verità della notizia. Ricordatevelo, fa parte dei vostri doveri: ve lo ricordate, ragazzi? Non si inventa. Qual è la verità? Questo lo dovreste sapere, no? Visto che sapete tutto», conclude fuori dal Comune di Roma Capitale.



Virginia Raggi lunedì dovrà comparire davanti alla Procura per riferire delle accuse di abuso d’ufficio e falso in atto pubblico per la nota vicenda di Raffaele Marra e del fratello Renato: mentre si attende la fase cruciale per il Comune di Roma, il sindaco M5s si ritrova ancora nella bufera, per l’ennesima volta dalla vittoria delle elezioni la scorsa primavera. Mentre Beppe Grillo cerca di tenere a bada la base del Movimento imbufalito per la posizione assai rischiosa della sindaca M5s, spuntano inevitabili critiche e riferimenti a quanto solo qualche mese fa sosteneva la stessa Virginia Raggi, quando non era ancora lei al centro della bufera. In un tweet datato 13 settembre 2015 Raggi citava Matteo Orfini, il presidente del Partito democratico, che sosteneva: “I partiti devono rispettare i requisiti”. La sindaca rispondeva: “Iniziamo a cacciare indagati e condannati”. Il cinguettio è stato ripreso e pubblicato ieri su Facebook da Roberto Giachetti, il candidato sindaco del Pd perdente al ballottaggio con Raggi. “Il bello di essere garantisti da quarant’anni è che oggi non hai bisogno di commentare questo tweet”, scrive il fidato di Renzi, che però sono due giorni fa aveva scritto un lungo post per difendere (senza replicare) la stessa sindaco di Roma.  Cambiano i tempi, cambiano le indagini e purtroppo cambiano anche le posizioni, non tanto interne a partiti o movimenti, ma di fronti ai cittadini che hanno espresso un voto preciso, una fiducia depositata.



Virginia Raggi nonostante indagata, a mezzo stampa continua a dirsi completamente serena: anche ieri ha risposto ai cronisti assiepati sotto il Campidoglio in maniera schietta e con un pizzico di ironia, «La procura sta ancora indagando e mi ha chiamato per sentirmi. E’ poco serio metterle in bocca cose che non ha mai detto, queste ricostruzioni sono solo giornalistiche, non credo siano vere. Mi hanno chiamato, andrò a rispondere. Mi immagino che tra un po’ diranno che ho anche ucciso qualcuno». Fa riferimento anche alle ricostruzioni giornalistiche – specie quella di stamane sulla Repubblica – per cui starebbe pensando al bivio tra giudizio immediato (con forte rischio di condanna) o patteggiamento per limitare i danni. Il collega Carlo Bonini infatti questa mattina aveva illustrato il grosso problema in caso M5s proprio per la scelta che Virginia Raggi e (forse) parte del Movimento 5 Stelle dovranno farei nei prossimi mesi. Patteggiare ammettendo di aver detto il falso – la sindaca ha sostenuto davanti anche all’Anac di aver scelto lei la nomina del fratello di Raffaele Marra, ma smentita dalla testimonianza resa in Procura dall’assessore allo sviluppo economico Adriano Meloni “Fu Raffaele Marra – ha detto a verbale Meloni – a suggerirmi la nomina del fratello Renato quale direttore del dipartimento per il turismo” – oppure licere di andare a difendersi in Udienza ma col rischio forte di vedere la condanna non solo per falso ma anche abuso di ufficio e in quel caso la sospensione sarebbe forzata per legge. Inutile dire come l’orizzonte dei grillini sia tutt’altro che chiaro… (Niccolò Magnani)