L’operato del governo Gentiloni non soddisfa gli italiani stando agli ultimi sondaggi elettorali e politici: solo il 38% degli intervistati da Demos&Pi e Demetra darebbe un voto uguale o superiore al 6 all’esecutivo guidato dal nuovo presidente del Consiglio. Inoltre, non ritengono che possa riuscire a completare tutta la legislatura: il 63% degli intervistati è convinto che il governo Gentiloni terminerà prima, solo il 30% pensa che durerà per tutta la legislatura, mentre il 7% preferisce non rispondere o non sa. Il sondaggio realizzato per La Repubblica si è concentrato anche sul gradimento dei leader. Solo il 45% degli intervistati esprime un voto uguale o superiore a 6 per Paolo Gentiloni, ma il nuovo premier è sicuramente più apprezzato del suo predecessore: Matteo Renzi è, infatti, al 44% per quanto riguarda questi valori. Ancor più bassa è la percentuale di gradimento per Beppe Grillo, che riscuote il 31% per quanto riguarda un voto uguale o superiore al 6.
Osservando i sondaggi elettorali e politici sui risultati del referendum costituzionale, si può comprendere una volta di più come la vittoria del No sia stata un’indicazione molto più politica e sul governo che non sui reali contenuti della Riforma. Osservando infatti le categorie di lavoratori che non hanno votato al referendum del 4 dicembre scorso, si scopre come disoccupati, operare e dirigenti ad aver il dente più avvelenato contro l’allora Governo Renzi, dimostrando come la riforma era un contenuto in secondo piano. Ecco nel complesso tutte le categorie, nei sondaggi diffusi da Euromedia, di cittadini che non hanno partecipato al voto del referendum: il 55,8% dei lavoratori in cerca di una occupazione non si sono recati alle urne, il 44,2 dei disoccupati, il 37,9% dei dirigenti e il 31,2% degli impiegati nel settore privato. Non presenti alle urne anche il 31,1% degli impiegati nel settore pubblico, il 30,5% dei liberi professionisti, il 29,8% dei pensionati, 28,1% degli studenti e anche un buon 28% di casalinghe senza lavoro permanente. Insomma, il problema del lavoro ha pesato eccome sui risultati del governo Renzi al referendum, un’indicazione anche per i prossimi sondaggi pre-Elezioni Politiche?
Tra i primi sondaggi politici del 2017 immancabile è stata la rilevazione sui fatti politici più importati e significativi dello scorso anno secondo le intenzioni degli italiani intervistati: ci ha pensato Demopolis con i dati dei sondaggi in periodo elettorale che danno anche un suggerimento su quale potrebbe essere in questo 2017 il vero clou della politica italiana. Potendo dare anche più scelte, nel sondaggio Demopolis è la vittoria del No al referendum con l’80% ad essere il fatto più importante del 2016. Inseguono le dimissioni di Renzi al 54%, con anche il nuovo governo Gentiloni, e poi il Movimento 5 Stelle al governo di Roma e Torino, con le nuove sindache Raggi e Appendino. Via via troviamo, al 42% il caso Mps e i problemi generali del sistema bancario italiano, al 37% la legge sulle Unioni Civili e poi altri fatti ritenuti assai minori. Insomma, un anno passato alle urne come fatto più importante: e il prossimo, molto probabilmente, verrà replicato con le elezioni politiche nazionali di atto imminente.
Stando agli ultimi sondaggi elettorali e politici, le intenzioni di voto degli italiani sono abbastanza chiare: il 30,4% voterebbe il Movimento 5 Stelle, mentre il 28,5% andrebbe al PD e la Lega Nord con il suo 13% è in vantaggio rispetto a Forza Italia, che ha l’11,6% delle preferenze. Questo il risultato del sondaggio effettuato da IndexResearch per Terza Repubblica – Speciale La7, che ha indagato anche sui possibili candidati. Chi nelle intenzioni di voto ha dichiarato di votare per un partito di Centrodestra ha scelto come candidato Matteo Salvini con il 32% e Giorgia Meloni con il 24%. Lo stesso quesito è stato rivolto a chi, invece, ha indicato di votare il PD: con il 43% verrebbe riconfermato Matteo Renzi alle Primarie del PD, mentre Michele Emiliano ha il 28% delle preferenze. Chi, invece, ha dichiarato di votare per il Movimento 5 Stelle, appare piuttosto confuso: il 34% di loro non ha indicato nessuno tra Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio e Roberto Fico, mentre il 26% non sa o preferisce non rispondere. Tra i tre sopracitati comunque è in vantaggio Di Battista con il 16%.