L’intenzione è chiara: i 5 Stelle hanno dichiarato guerra al Rosatellum bis, e faranno di tutto per impedirne l’approvazione. E l’emendamento per impedire a Berlusconi di essere indicato come capo della propria formazione politica non è che il primo assaggio di un braccio di ferro che si preannuncia senza esclusione di colpi. 



Ci hanno messo qualche giorno i grillini a capire come mai si fosse coagulato un consenso così ampio sulla proposta che porta il nome del capogruppo dem a Montecitorio. Poi si sono resi conto che gli unici danneggiati dal nuovo meccanismo elettorale sarebbero stati loro, mentre le altre formazioni maggiori, dal Pd a Forza Italia, dagli alfaniani ai leghisti, tutti ne avrebbero avuto un significativo tornaconto.



La trappola è apparsa evidente quando hanno cominciato a circolare le prime stime di come potrebbe essere costituito il prossimo parlamento, traducendo in seggi i sondaggi più recenti. Pur essendo stime grossolane, tutte concordano nel vedere ridimensionata la forza dei pentastellati, dai 180-190 deputati dell’Italicum corretto dalla Corte costituzionale, ai 140-150 stimabili con il Rosatellum bis. Drastico il cambio di prospettiva: non più un 5 Stelle prima forza numerica in parlamento, con la possibilità di reclamare da Mattarella un incarico per la formazione di un governo, anche se con un difficile appoggio (esterno?) di Salvini e Meloni, unica combinazione in grado di superare la maggioranza assoluta. Il Rosatellum bis, a detta di tutti gli esperti, sembra fatto apposta per rendere possibile dopo il voto la riedizione di una grande coalizione all’italiana, protagonisti Renzi e Berlusconi, comparse (se ce la faranno a superare lo sbarramento) Alfano e Pisapia, sempre inteso che quest’ultimo sia interessato a entrare nella partita. 



Il tentativo dell’emendamento grillino sull’impossibilità per chi non è eleggibile a essere indicato come capo della forza politica (brandello del Porcellum sopravvissuto a tutti i cambiamenti, peraltro inutile in un sistema proporzionale) tende a solleticare gli istinti dei giustizialisti del Pd, con l’intento dichiarato di far saltare il banco. La scommessa è su Forza Italia che si tira indietro dall’accordo, nel momento in cui l’emendamento trappola viene approvato. 

Non è assolutamente detto che i democratici cadano in una trappola tanto scoperta. L’intesa politica sembra più solida rispetto a giugno, e lo testimonia la presentazione di appena 321 emendamenti, non le consuete decine di migliaia di quando si vuole fare ostruzionismo. 

Per Renzi l’approvazione del Rosatellum bis aprirebbe una prospettiva politica per il dopo voto che con le regole attualmente in vigore non è realisticamente immaginabile. Se non quella per la premiership potrebbe almeno giocare quella per la leadership. Restare cioè al centro della scena, azionista di maggioranza con un Pd a sua immagine e somiglianza di un governo che qualcun altro sarebbe chiamato a guidare. 

Se questa prospettiva dovesse chiudersi, con il naufragio del nuovo accordo sulla legge elettorale, le possibilità di rimanere alla guida dei democratici anche dopo il voto si ridurrebbero quasi a zero. E questa eventualità Renzi non intende prenderla in considerazione, anche a prezzo di mosse spericolate, come respingere l’emendamento grillino anti-Berlusconi, fornendo ai 5 Stelle un buon argomento di campagna elettorale.

Al pari di Renzi, anche per il leader di Forza Italia il Rosatellum bis è importante perché apre nuove prospettive: gli consentirebbe di svincolarsi dall’ingombrante ombra di Salvini, che pure dalla nuova legge verrebbe premiato con un numero di seggi superiore, grazie ai collegi uninominali. Berlusconi avrebbe però due carte in mano: il centrodestra classico e il governo di grande coalizione, senza Lega e Fratelli d’Italia. Sarebbe lui a decidere quale giocare, dopo il voto, sulla base dei numeri. Avrebbe, quindi, la quasi matematica certezza di vivere la prossima fase politica da protagonista. Una ritrovata centralità che l’ex Cavaliere ha pienamente intuito, e si vede dal tono sicuro delle prime uscite. Si sente di nuovo forte, ed è convinto di recuperare diversi punti in campagna elettorale. L’importante, però, è che il Rosatellum bis diventi legge. Alla Camera, ma ancor più al Senato, sarà scontro durissimo con chi la nuova legge elettorale proprio non la vuole.