Ex generale dei Carabinieri ed ex parlamentare, Antonio Pappalardo è il nuovo capo del Governo Provvisorio. La rivoluzione trash è andata in scena in piazza, dove sono stati acclamati i ministri. Un omeopata, ad esempio, è diventato ministro della Salute. L’ex militare ha spiegato al megafono che quest’elezione “annullava” le cariche dei ministri del governo Gentiloni di fronte ad una folla festante. Una farsa, ma Antonio Pappalardo non molla. E infatti su Facebook ha tuonato contro chi è rimasto a casa: «Buongiorno leoni della tastiera, stiamo arrivando sotto i vostri balconi non c’è bisogno che vi togliete il pigiama, quelli che hanno fatto tanti sacrifici per raggiungere pzza del popolo e pizza Montecitorio, vi porteranno le notizie della manifestazione.I nostri militanti sono rimasti a Montecitorio dormendo dentro il sacco a pelo». Peccato che la sua gente sia stata “sfrattata” per lasciar spazio alla manifestazione contro il Rosatellum. Ma non finisce qui… (agg. di Silvana Palazzo)
IDENTIKIT DEL LEADER DELLA RIVOLUZIONE TRASH
C’è aria di rivoluzione in Italia, ma è trash. Il leader di questo movimento è Antonio Pappalardo, che promette di cacciare i «cialtroni abusivi del Parlamento» per rimettere il potere nelle mani «del popolo sovrano». Non a caso ha fondato il partito Movimento Liberazione Italia (MLI). Sui social network il generale dei carabinieri in pensione è già un fenomeno: ogni giorno pubblica video nei quali dispensa lezioni di vita e parla di politica con toni forti. Antonio Pappalardo comunque è già stato in Parlamento: è stato vicino al Partito socialdemocratico, poi ad Alleanza Nazionale, Radicali, Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo e Movimento dei Forconi. Dal 2016 ha il suo partito con il quale punta a demolire la logica dei partiti. La sua soluzione è l’Arma dei Carabinieri: «Siamo stati un baluardo contro il comunismo. Siamo stati in trincea contro il terrorismo. Adesso l’Arma vuole essere baluardo contro la degradazione, siamo la linea difensiva della società degli onesti».
LA CARRIERA POLITICA
Eletto deputato indipendente nelle liste del Psdi nel 1992, Antonio Pappalardo è stato nominato sottosegretario alle Finanze nel primo governo tecnico della storia repubblicana, viene condannato a otto mesi di reclusione dal Tribunale militare per diffamazione ai danni di Antonio Viesti, Comandante generale dell’Arma. La carica gli viene revocata, nel 1997 invece la sentenza viene annullata. Invitato a dimettersi da Carlo Azeglio Ciampi e dal presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, ha avuto altri guai. La sua corsa al Campidoglio nel 1993, ma, come riportato da Panorama, viene indagato dalla Procura di Palmi per presunti collegamenti del movimento con la massoneria. Non riceve alcun avviso di garanzia, la sua posizione viene archiviata poi nel 1998. Quattro anni prima aveva terminato la sua esperienza di parlamentare che gli frutta un vitalizio. Fa discutere una lettera inviata a tutte le strutture dell’Arma, defunta da Fabio Mussi, allora capogruppo dei Ds, «un’istigazione ad attentati contro i poteri dello Stato». Dopo il congedo dall’arma nel 2006, riprende l’attività politica. Fa parlare di sé anche per la “rivolta dei tir” che paralizza il Paese, così si avvicina al Movimento dei Forconi.
LA VARIEGATA PLATEA DI SIMPATIZZANTI
Il Movimento Liberazione Italia (MLI) di Antonio Pappalardo è salito agli onori della cronaca lo scorso 11 settembre, quando il generale ha riunito i suoi simpatizzanti in piazza Montecitorio a Roma per presentare un atto di diffida al capo dello Stato: «Mattarella deve sciogliere questo parlamento abusivo». E parte all’attacco del Pd, di Giorgio Napolitano, del Movimento 5 Stelle e degli esponenti del governo. Anche per questo vanta una platea complessa di simpatizzanti: dagli indipendentisti di tutta Italia ai nostalgici del fascismo, passando per complottisti e perfino templari. «Il generale Pappalardo è l’uomo di cui l’Italia ha bisogno», ha scritto uno di loro in un video sui social network. A piazza Montecitorio erano previste «almeno 100mila persone», ma si sono trovati in qualche decina per chiedere lo scioglimento del Parlamento. «Li cacceremo via, parola di generale dei carabinieri. Viva l’Italia!», urla al megafono riferendosi ai politici “abusivi”. Insomma, una folla variegata che ad esempio ha contestato Alessandro Di Battista, che era sceso in piazza per criticare la legge elettorale in discussione in Aula, come evidenzia il video che vi riportiamo di seguito.