“Le nostre strade si separano definitivamente”, dice Alfredo D’Attorre. “Gentiloni non ha più la nostra fiducia, oggi si è creato un vulnus inaccettabile”, afferma Guglielmo Epifani. La decisione di porre la questione di fiducia sulla legge elettorale allontana ancor di più Mdp dalla maggioranza. D’Attorre spiega: “Oggi abbiamo avuto una riunione del gruppo parlamentare e abbiamo deciso di votare contro la fiducia e contro il provvedimento, si tratta di una scelta che avrà delle conseguenze”. “Da domani cominciamo a votare contro in Senato”, annuncia Epifani. Malessere sul ricorso alla fiducia anche tra i pisapiani. “Hanno sbagliato, così si complica qualsiasi tentativo di confronto futuro con il Pd”, spiega un esponente vicino all’ex sindaco di Milano. 



Per la sinistra dura e pura la fiducia sulla legge elettorale è la prova regina della ripartenza del Nazareno. La conferma cioè del fatto che Renzi li vuole morti per essere libero di governare in futuro con Berlusconi. E sancendo con una sobria dichiarazione questo inedito patto, per la prima volta Mattarella risponde positivamente ai due contraenti proprio come fosse stato designato da entrambi.



A destra invece minimizzano. Comprensibile che lo faccia Forza Italia ammesso che persegua un’ipotesi di grande coalizione. Meno giustificabile che lo faccia Salvini, con l’incredibile motivazione che “almeno così si vota”. Come non fossimo comunque a fine legislatura. 

Salvini e la Lega si autoemarginano scegliendo un destino di opposizione in pieno stile sovranista d’Oltralpe? Oppure il vero accordo con Matteo Renzi lo ha fatto il Matteo in camicia verde, che medita di spingere anzitempo Berlusconi tra le braccia del Pd e lanciare all’opinione pubblica la proposta di un centrodestra, questo sì di duri e puri, in cui Toti e Parisi possono tornare utili, una volta arruolati, per lasciarsi l’anziano Cavaliere alle spalle?