Rosatellum? No, non è il capogruppo del Pd alla camera il padre della legge elettorale. Verdinellum? Molti hanno attribuito allo scafato venditore di carni toscano la paternità di una norma che esclude categoricamente la possibilità di scegliere gli eletti da parte degli elettori. Ma in realtà la legge dovrebbe chiamarsi Nazarellum. Ripropone infatti i tratti salienti del patto tra Renzi e Berlusconi con la differenza non trascurabile che sarà Berlusconi in posizione di forza.
Certo Renzi si presenterà ai nastri di partenza padrone assoluto del Pd, depurato per di più dei 66 franchi tiratori del voto segreto alla Camera di cui i renziani giurano di sapere i nomi. E forse non solo di loro. Ma ormai è chiaro che la nascita di un governo sarà possibile solo previo accordo con Arcore. Berlusconi non sarà il capo del governo, ma non si può fare un governo senza di lui. E chissà che Matteo non si mangi le mani pensando all’occasione persa facendo dispetto al Cavaliere sull’elezione del presidente della Repubblica e rovinando senza la copertura di Forza Italia l’esito del referendum costituzionale.
Renzi comunque incassa lo sminamento del centrodestra, altrimenti esplosivo alle prossime elezioni. Le avvisaglie già ci sono. La Meloni sente odore di inciucio e può essere tentata di andare a vedere le carte degli alleati del nord negandosi alla coalizione. Questo costringerebbe Forza Italia a scoprire il proprio gioco col rischio di “alfanizzare” la propria posizione politica.
Le altre opposizioni hanno scelto la strada della protesta e del vittimismo. Può essere utile per trasformare la sconfitta attesa del Pd in Sicilia in una disfatta. Non a caso Renzi pretende che la legge elettorale al Senato passi ben prima che si voti nell’isola fatale.