Con l’approvazione a larga maggioranza dell’accontentellum, al secolo “Rosatellum bis”, il premier Gentiloni vince un’altra decisiva partita e prenota il posto per il dopo-voto.

Certo, la nuova legge elettorale non è ancora varata, dovrà affrontare le forche caudine del Senato, ma un fatto appare altrettanto chiaro: il mite Gentiloni ha dimostrato di avere stoffa. Di sapere “dove dorme il polpo”. Ha dimostrato la serietà che si confà ad un capo di governo che conosce le regole non della politica ma della vita e sa, a differenza dell'”enfant prodige” di Rignano, che gli accordi politici o si rispettano (come non accadde per l’elezione del presidente della Repubblica) oppure, prima o poi, ti si ritorcono contro (come capitò, puntualmente, il 4 dicembre al referendum).



Da questo passaggio non nascerà un Nazareno bis. Nessun inciucio sorgerà dal rispetto dei patti e degli accordi politici. Ma con questo passaggio l’Italia moderata ha trovato l’interlocutore “giusto” a sinistra. Un “signore” che farà, come si conviene, i passi ufficiali per dare all’Italia una nuova legge finanziaria ma che poi, consapevole di aver concluso la propria missione, salirà lo scalone del Colle più alto per rimettere il mandato nelle mani del presidente della Repubblica.



Un’umiltà ed una dedizione che non potranno essere disconosciute neppure a destra. Anzi i fatti di queste ore sembrano evidenziare come, al netto delle rivendicazioni da campagna elettorale che ogni partito dovrà necessariamente propagandare, in Italia sembra essere nata (in tempo di unioni di fatto) una nuova coppia politica Gentiloni-Berlusconi.

Come si conviene tra avversari oggi, ma possibili alleati domani, i due non si incontreranno, non si telefoneranno, non si incroceranno neppure per caso, ma si parleranno a distanza e con i fatti.

Un buon viatico per la futura terza fase della Repubblica.