Dopo il via libera della Camera, il Rosatellum è ora atteso al Senato. “Tutte le chiacchiere sulla legge elettorale, le ipotesi di alleanze e le simulazioni che si fanno, mi appassionano poco — dice Luciano Violante, ex presidente della Camera —. Le leggi elettorali non vanno mai giudicate in astratto, ma per come funzionano”.
Lo sanno anche deputati e senatori, presidente.
Intendo dire che prima devono svolgere il loro compito. Una legge elettorale è uno strumento a disposizione degli elettori per creare una rappresentanza. Quando si vota, un sistema elettorale sedimenta un primo risultato, destinato ad evolversi alla tornata elettorale successiva. La legge Mattarella nel ’94 ha dato risultati incerti, nel 2001 ha creato una maggioranza solida.
Se cambiamo legge ogni 6 mesi, lei dice…
Se si fa così, non si può sapere se una legge è buona o no. Occorre attendere che l’elettore si abitui a usarla. Il battibecco di giornata non mi interessa.
Partiamo dalla scheda elettorale. L’elettore troverà da una parte il candidato uninominale e a fianco i partiti che lo sostengono e i candidati dei listini.
Domandiamoci: su cosa andrà l’attenzione dell’elettore? Sul candidato di collegio o sulla lista della circoscrizione? Questo è già un aspetto più interessante. Secondo me chi farà la vera campagna elettorale sarà il candidato di collegio, impegnato nello scontro diretto: sarà lui a dover conquistare i voti, ispirando la vera competizione elettorale.
La prima conseguenza?
La sfida dei partiti sarà quella di candidare persone credibili nei collegi, altrimenti non prenderanno un numero sufficiente di voti per il partito e per la coalizione. Ci sono altri aspetti importanti dei quali però al momento si tace.
Ad esempio?
I costi della competizione elettorale. Le dimensioni dei collegi non sono secondarie: per il Senato abbiamo attualmente collegi da circa 600mila abitanti, 300mila circa per i collegi della Camera. Considerando che l’Italia non è un paese di grandi città ma di piccoli centri, ognuno di questi è un mondo in piccolo, con le sue associazioni, le sue imprese, i media locali. Un collegio può voler dire 20 comuni da 30mila abitanti per senatore e 10 di quella dimensione per un deputato. Un candidato giovane che voglia impegnarsi come fa a trovare le risorse per farlo?
Sui giornali si leggono varie proiezioni ma i collegi sono ancora da disegnare.
Assolutamente sì. E’ il motivo per cui le proiezioni ora valgono pochissimo.
Il Rosatellum non è una legge nata contro qualcuno?
Spesso chi propone un sistema elettorale a sé favorevole in astratto, poi perde le elezioni. E’ accaduto in Francia e anche in Italia. Però non è un buon motivo per rimanere senza legge elettorale. L’intenzione di accordarsi contro altre forze potrebbe esserci stata, rientra nella dinamica normale della convenienza politica. Ripeto, non entro in questo campo perché mi interessa di meno.
Questa legge secondo lei è costituzionale?
Onida ha detto che è costituzionalmente corretta. E’ presidente emerito della Corte e del suo giudizio mi fiderei.
Vede il rischio che non si raggiunga una maggioranza di governo?
Una legge prevalentemente proporzionale affida agli eletti la costruzione dei governi, come accade in Germania, come accade in Olanda, che è rimasta 228 giorni senza governo. Cose che ci dovrebbero far riflettere, ma questo sono i sistemi proporzionali.
Il sistema adottato però è misto.
E’ misto, ma la maggioranza dei collegi è proporzionale. Dato però che il voto è trainato dal candidato di collegio, il voto proporzionale potrebbe subire curvature o flessioni maggioritarie non prevedibili, dai collegi fino alla maggioranza che esce dalle urne.
E cosa dice del fatto che sono i partiti a decidere chi viene eletto?
In questi giorni si è letto e sentito di tutto, ma in tutto il mondo è così. Se non sono i partiti a proporre i candidati agli elettori, chi deve farlo? Se deve farlo la massoneria, sono dell’opinione che è meglio che lo facciano i partiti. Gli strumenti ci sono, e le primarie sono uno di questi.
(Federico Ferraù)