Giorgio Gori, Pd e sindaco di Bergamo, è da se mesi schierato per il Sì al Referendum sull’Autonomia in Lombardia e Veneto nonostante la sua profonda distanza dalla Lega Nord e dai governatori Maroni e Zaia per motivi prettamente politici. Lo ha ribadito anche oggi in una lunga intervista a Libero dove se da un lato appoggia con forza il Sì ad una maggiore autonomia delle regioni del Nord, in pieno rispetto della Costituzione, dall’altra “punzecchia” Maroni dicendo che «non vorrei che questo referendum finisse per frenare il processo: sarebbe stato meglio consultare le parti sociali, votare l’ autonomia in Consiglio regionale e presentarsi direttamente a Roma, come avevo suggerito nel 2015. A bloccare però la richiesta nel 2008 fu la stessa Lega al Governo, oggi l’ Emilia ci sta provando e in Consiglio Regionale hanno già votato un documento che incarica il presidente Bonaccini di trattare l’autonomia con Gentiloni. Pensi che beffa se Bologna ce la fa prima prima di Milano». Maroni ovviamente rimanda al mittente le accuse e coinvolge l’allora governo Prodi e l’ala meridionale di Forza Italia nella scelta di bloccare la trattativa di una maggiore autonomia regionale. Intanto però il candidato alla Presidenza Lombardia per il Pd, proprio Giorgio Gori, intende sottolineare la necessità del Sì al referendum in questo momento: «Il federalismo è una scelta moderna anche in chiave europea. Il rafforzamento delle Regioni non è in alcun modo in contrasto con l’ unità nazionale, almeno per noi. L’ Italia è più forte se riconosce le specificità territoriali anziché appiattirle. Ma no alle spinte secessioniste: ci riportano indietro e ci rendono più deboli. Guardiamo a quel che accade in Spagna. I popoli vanno tenuti insieme».
IL SOSTEGNO DELLE PMI
Intanto, sul fronte delle aziende e delle industrie che operano nel mondo sviluppato in campo europeo di Lombardia e Veneto arriva un indirizzo piuttosto chiaro sul referendum che domenica 22 ottobre prossimo potrà rappresentare un passaggio importante sul rapporto federale tra Regioni e Stato centrale. «Il 74% dei nostri associati è favorevole all’autonomia, gli imprenditori chiedono soprattutto un indirizzo chiaro sulla produzione e risorse per le esigenze delle piccole società che vogliono crescere»: lo ha detto all’ANSA il presidente di API, l’associazione delle piccole medie industrie, Paolo Galassi, a una settimana dal voto referendario in Lombardia. In particolare, le stesse piccole medie imprese hanno svolto un sondaggio chiedendo ai cittadini lombardi e ai lavoratori «Pensa che andrà a votare al referendum consultivo del 22 Ottobre 2017?»; il 65% ha espresso parere favorevole, il 13% negativo e il 22% non ha ancora preso una decisione in merito. Le motivazioni addette da chi decide di andare a votare Sì domenica prossima sono esplicitate: «la volontà di esprimere il voto, dare il proprio contributo per inviare un segnale chiaro alla politica, far sì che vi sia una maggiore attenzione alle necessita’ della Regione più produttiva d’Italia». I contrari, viceversa, dichiarano di non credere che il referendum sia la strada giusta per l’autonomia o nella politica in generale. Poi è lo stesso Galassi che chiude con l’analisi delle Pmi con una riflessione (citata nel lungo post qui sotto di Roberto Maroni, oggi su Facebook): «Abbiamo 2.500 associati in Lombardia che producono 10 miliardi di fatturato e vorrebbero vedere gestito meglio il denaro che pagano in tasse. La Lombardia con l’autonomia potrebbe avere più risorse e metterle a disposizione dello sviluppo di queste piccole realtà che non trovano un adeguato sostegno finanziario nelle banche o nello stato».