Avviso di garanzia anche per il sindaco 5 stelle di Torino, Chiara Appendino. Per dirla con una battuta di Mauro Suttora, intervistato da ilsussidiario.net, “la vera notizia non è tanto che Appendino è indagata, ma che è indagata anche lei, quella ‘che era più vergine di Virginia’”. Già, perché l’elenco dei sindaci indagati 5 stelle si allunga, dal primo cittadino di Livorno a quello di Bagheria fino ovviamente alla sindaca di Roma. Ma non solo. L’Espresso ieri ha sbattuto Grillo in copertina con questi sottotitoli: “Firmopoli a Palermo, Affittopoli al Senato, Parentopoli al Campidoglio”. Dentro, un’inchiesta di una decina di pagine in cui spuntano dozzine di amici degli amici sistemati come consulenti al comune di Roma da quando la Raggi è al governo. E allora? Che cosa resta del partito degli onesti? Lo abbiamo chiesto a Suttora.
Quello che sta capitando a sempre più esponenti del Movimento 5 Stelle è una persecuzione dei magistrati come ai tempi di Berlusconi o la fine del partito degli onesti?
Diciamo che va separata la parte formale dalla parte politica. In Italia, con la burocrazia imperante, non c’è amministratore pubblico che prima o poi non finisca coinvolto in qualche inchiesta. Il problema vero è un altro: i grillini sono venuti a contatto con la realtà.
Cioè?
Il corto circuito che si sta verificando è che se a Grillo l’avviso di garanzia al sindaco di Parma fece comodo perché era un dissidente e gli fornì la scusa per cacciarlo, oggi gli avvisi di garanzia arrivano a seguaci fedeli e ortodossi del movimento, come il sindaco di Livorno, la Raggi e adesso l’Appendino. Questo mette in crisi la filosofia su cui si basa tutto il movimento e sulla quale è nato.
Che sarebbe?
Il concetto di onestà perseguita a tutti i costi calpestando ogni garanzia. Una base di inconsistenza politica e filosofica totale. Ce li ricordiamo a urlare nelle piazze “fuori gli indagati dalla politica”, adesso assistiamo a uno slittamento comico per il quale prima dicono che un politico va cacciato solo se è incriminato, poi solo se c’è la condanna in primo piano, poi ancora che bisogna decidere caso per caso. Questo agire confuso rappresenta la frana totale della loro filosofia, la loro ragione d’essere: l’onestà ideologica.
Nel caso specifico della Appendino si è trattato, sembra, di un trucchetto per far sparire dal bilancio un buco di 5 milioni ereditato dalla precedente giunta Fassino: è così grave?
Come dicevo prima, i 5 stelle impattano con la realtà, quella che loro non hanno mai capito, vedendola in modo astratto e ideologico. L’Appendino, come la Raggi, ha cose ben più gravi dentro l’armadio di questo avviso, dal punto di vista del tradimento della filosofia grillina. Pensiamo a quello che ha messo in piedi, cercando di aprire nuovi centri commerciali per risanare i buchi di bilancio totalmente a spese dei cittadini, contraddicendo in pieno quello che i grillini avevano sempre detto e lei stessa diceva in campagna elettorale: no ai centri commerciali, difesa delle piccole imprese familiari, no alla cementificazione del territorio, no allo sperpero dei soldi dei cittadini.
Cambiando argomento. E’ vero, come dicono i 5 stelle, che la nuova legge elettorale è stata fatta per farli perdere? Come li vede alle prossime elezioni?
Continueranno a prendere il loro 25 per cento. Il principio dei collegi uninominali a cui andrà un terzo dei voti è un principio sacrosanto per la democrazia perché significa collegamento con il territorio. Li penalizza perché non hanno nessun contatto con il territorio, essendo un partito d’opinione senza alcuna connessione con la realtà popolare, nato solo dalla fantasia di Grillo.
Visto che la nuova legge prevede che i leader dei partiti si scelgano i loro candidati, non è che questo fa comodo anche a Grillo?
Certamente, ma è sempre stato così fin da quando si presentarono la prima volta alle regionali del 2010. Si verificarono i primi casi di dissidenti cacciati per far posto agli uomini che voleva lui.
(Paolo Vites)