Il referendum per l’autonomia della Lombardia costerà quasi 50 milioni di euro alla Regione: a fare i conti è Repubblica, che ha riportato le spese che bisogna sostenere per la consultazione regionale. Per le 24mila “voting machine” servono 11 milioni, iva compresa. Altri 4,4 milioni per il software per il sistema del voto elettronico per la società olandese SmartMatic, che ha vinto la gara di appalto fatta dalla Regione. Più altri 4,4 milioni di spese per il servizio di assistenza tecnica e per la formazione del personale che deve far funzionare i tablet nei seggi sparsi nel territorio lombardo. Bisogna aggiungere 1,6 milioni di euro per la campagna promozionale (spot e manifesti su mezzi pubblici, strade, autostrade, radio e tv locali), a cui bisogna aggiungere altri 1,7 milioni di euro per la comunicazione nelle ultime settimane. Nel bilancio di previsione 2017 sono previsti altri 24,6 milioni per l’espletamento del referendum. I costi sono già stati preventivati per rimborsare i Comuni e pagare il personale al seggio, che sarà a carico della Regione. Spese eccessive? Le polemiche sui costi sono state respinte dal governatore Maroni, ma il dibattito prosegue. (agg. di Silvana Palazzo)
BERLUSCONI: “SERVE VOTO IN TUTTE LE REGIONI”
In una attesa conferenza stampa a Milano, ha parlato per la prima volta pubblicamente di Referendum Autonomia il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi: accanto al Governatore leghista Roberto Maroni, l’ex Cavaliere ha esordito proponendo il voto sull’Autonomia in tutte le regioni italiane. «Bisogna spostare la competenza di 11 materie dal centro alla sede giusta, quella regionale», spiega Silvio prima di lanciare una frecciatina a Renzi e al suo “silenzio” sul voto lombardo-veneto, «Ci sono anche tanti sindaci del Pd che hanno espresso la loro simpatia per il “sì” contro quella che è la posizione del partito centrale che vede nel referendum un’anticipazione delle elezioni del prossimo anno e poi perché la linea del Pd è centralista e statalista». Dunque nessun distacco Lega-FI, appoggio pieno al Referendum e buona propaganda politica: per Berlusconi e per Maroni il risultato al momento è stato raggiunto. Entro domenica 22 ottobre si avrà il bilancio completo per vedere come avranno reagito i cittadini lombardi e veneti alla richiesta di una maggiore autonomia.
GALLI, “SARÀ RIVOLUZIONE COPERNICANA”
Il referendum per l’autonomia delle regioni Lombardia e Veneto porterà uno scossone di dimensioni importantissime. Di quegli scossoni che cambiano radicalmente le cose, fino a stravolgerle nel più intimo, alle fondamenta. Di questo è convinto il relatore della stessa proposta di referendum, Stefano Bruno Galli. Intervistato dal quotidiano leggo.it, Galli ha parlato addirittura di ‘rivoluzione copernicana’ della politica italica, dato che, sempre stando alle sue parole, questo referendum ‘porterà un effetto domino’. Già da adesso tante altre regioni italiane si stanno muovendo per chiedere anch’esse il referendum per l’autonomia, per poi presentarsi a Roma con una maggiore forza e peso politico. Tra le tante in lizza ci sarebbe l’Emilia-Romagna, la Toscana e il Piemonte, solo per citare alcuni nomi. La prospettiva che tutto ciò si concretizzi è certa per Stefano Bruno Galli che ha detto a chiare lettere che ‘in Lombardia e in Veneto vincerà sicuramente il sì’. Nuovi scenari sono destinati ad aprirsi, dunque: che si tratti effettivamente di una vera e propria rivoluzione copernicana? (agg. Francesco Agostini)
PARLA GIORGIO GORI
Il conto alla rovescia si fa più fitto, il Referendum Autonomia per Lombardia e Veneto si avvicina e per la prossima domenica 22 ottobre 2017 ormai tutto è pronto per assistere ad un voto importante con però molti dubbi e punti oscuri specie sul post-voto: ieri il sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha ricordato che, confermando il suo Sì per l’autonomia, il momento decisivo sarà la trattativa successiva al 22 ottobre tra un Governo in scadenza e due Regioni come Lombardia e Veneto che non tra molto torneranno a votare per il loro Governatore. Inoltre, punto importante sarà capire il numero di votanti che parteciperanno al voto di domenica: più gente vota e più potrebbe essere valorizzante per l’eventuale risultato che ne scaturirà. Oltre alla banalità (perdonateci) che abbiamo scritto, il significato più a fondo va tradotto così: se vince il Sì, un conto è andare a trattare con Roma con il 30% di sostenitori, e un conto è farlo con il 60% dei cittadini lombardo-veneti. Da questo punto di vista, importante sarà il “nodo” del quorum: i referendum infatti sono consultivi e il loro principale scopo è quello di dare una legittimazione politica alla richiesta di maggiore autonomia di Veneto e Lombardia. Per quanto ha deciso il Consiglio Regionale di Maroni, non vi sarà dunque alcun quorum per la consultazione di domenica; discorso diverso in Veneto invece dove la legge regionale prevede invece che per considerare valido il risultato debba esprimersi almeno il 50 per cento più uno dei votanti.
REFERENDUM AUTONOMIA, LA “PROMESSA” DI ZAIA
Un’altra novità importante per questo referendum di richiesta per una maggior autonomia – garantita dalla Costituzione, ricordiamolo sempre – verrà rappresentata in Lombardia dalla prima volta nella storia italiana di un voto ufficiale elettronico. Il Veneto voterà il suo referendum con metodo classico cartaceo, ma la vicina Lombardia invece rinnova: ad affiancare presidenti e scrutatori ai seggi ci sarà un esercito di 7 mila tutor pronti a intervenire in caso di malfunzionamento delle voting machine. Una via di mezzo tra un tablet e un computer, il voto elettronico per il referendum lombardo rappresenta una decisa novità che fa un po’ da “cavia” nazionale per le future elezioni politiche. Come ha garantito l’assessore Gianni Fava all’Ansa, «i tutor avranno il compito di attivare la “task force” che procederà alla sostituzione delle macchine (quelle di riserva si trovano in diversi magazzini dislocati su tutto il territorio lombardo), garantita dalla società entro 30 minuti». Sul fronte opposto invece, il Governatore del Veneto Luca Zaia ha voluto dare una sua particolare “promessa” per sottolineare l’importanza del voto per l’autonomia: «Domenica sarò a votare al seggio un quarto d’ora prima dell’apertura, alle 7 meno un quarto, sia per ringraziare tutti coloro che hanno lavorato per questo referendum, sia per dare un segnale dell’importanza di andare a votare». Le votazioni saranno tra le 7 e le 23, e anche in Veneto la macchina organizzativa è tutta pronta per accogliere un voto importante per il destino dell’intera regione del nord, «la macchina è pronta per quella che è una consultazione sull’autonomia, nell’alveo della Costituzione e nel rispetto della legge e della legalità, utilizzando tutti gli strumenti che la stessa legge ci dà. Non voglio quindi che nessuno chiami in ballo altri argomenti, a partire da quello dell’indipendenza: un’esperienza che abbiamo già tentato nel 2014, con una proposta di legge che in quel caso è stata cassata dalla Corte costituzionale».