Quello di domenica 22 ottobre come dicevamo sarà il primo voto elettronico nella storia italiana nelle tornate elettorali: avverrà però solo in Lombardia visto che il Veneto non ha adottato la disposizione e ha preferito per la consueta modalità cartacea. Sarà dunque il referendum “del tablet” solo in Lombardia con la vecchia scheda elettorale che sarà sostituita da quella nuova elettronica: il sistema di E-Voting all’estero è già attivo da tempo (negli Stati Uniti ad esempio) mentre da noi arriva con questo Referendum del 22 ottobre tramite l’utilizzo della piattaforma digitale dell’azienda statunitense Diebold-Nixdorf, che si occupa di produzione, installazione e gestione di apparati self-service per il mondo bancario. «All’interno delle cabine nei seggi elettorali saranno disponibili dei dispositivi elettronici, dotati di schermo touch screen, che consentiranno agli elettori di esprimere con immediatezza la propria preferenza tra le opzioni: Si, No o Scheda bianca», spiega la Regione Lombardia nel vademecum del “come si vota” al Referendum. Da ultimo, importante da chiarire, il voto elettronico consente agli elettori di visualizzare la scelta selezionata, confermare o eventualmente ripetere l’operazione, per una sola volta.
COSA SUCCEDE SE VINCE IL NO
Se il risultato del Referendum Autonomia nelle due regioni del Nord Italia dovesse invece finire male per i proponenti, ovvero se dovesse vincere il No (oppure il voto avere una bassa affluenza popolare), succederebbe una questione molto semplice: la forza contrattuale di Lombardia e Veneto diminuirà, quantomeno nell’immediato e l’effetto di poter ottenere fin da subito una trattativa con il Governo centrale per modificare alcuni elementi in maggiore autonomia potrebbe calare. Detto questo, come prevede la Costituzione, in ogni caso potrebbero essere avviate le procedure previste dall’articolo 116 della Costituzione in cui si può chiedere una maggiore autonomia ma senza passare più per il voto popolare. È ovvio però che a livello di immagine e valenza politica, una vittoria del No domenica farebbe scendere e non poco la valenza tentata dai due Governatori per ottenere una maggiore autonomia. (agg. di Niccolò Magnani)
IL REFERENDUM “DELLA LEGA”
Tutto pronto per il Referendum per l’Autonomia di Lombardia e Veneto, in programma il prossimo 22 ottobre 2017: come ormai noto, i governatori delle due regioni, i leghisti Roberto Maroni e Luca Zaia, hanno indetto lo strumento di consultazione democratica per chiedere ai cittadini lombardi e veneti se sono d’accordo che le rispettive Regioni intraprendanno le iniziative previste dalla Costituzione italiana per ottenere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse”. Il referendum per l’Autonomia è una grande vittoria per i due governatori, compimento di un percorso istituzionale già intrapreso da tempo: già in passato i governi delle due regioni hanno provato senza successo la strada della trattativa con lo Stato per ottenere maggiori spazi di autonomia, e adesso hanno deciso di ricorrere alla legittimazione popolare e democratica per avere più potere di negoziazione. E’ previsto il quorum solo in Veneto: la proposta sottoposta a referendum sarà approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e se è stata raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi.
DOVE, COME E QUANDO SI VOTA AL REFERENDUM
Potranno partecipare al Referendum per l’Autonomia di Lombardia e Veneto tutti i cittadini italiani residenti in Lombardia e in Veneto iscritti nelle liste elettorali. Si voterà domenica 22 ottobre 2017, con i seggi che resteranno aperti dalle 7.00 alle 23.00. L’elettore dovrà presentarsi al seggio di appartenenza, indicato nella tessera elettorale in possesso di ciascun elettore, con un documento di riconoscimento idoneo. Non sarà consentito il voto all’estero, previsto solo per per le elezioni della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica e per i referendum nazionali. Chi il 22 ottobre 2017 si troverà fuori da Lombardia e Veneto non avrà a disposizione apposite sedi per il voto: sarà possibile votare solo presentandosi di persona al seggio del Comune veneto (o lombardo) nelle cui liste si è iscritti. Discorso diverso per i cittadini che sono emigrati all’estero e che sono iscritti all’AIRE, come riporta il sito della Regione Veneto: “I Veneti emigrati all’estero ma iscritti all’AIRE di un Comune del Veneto possono votare in quanto iscritti nelle liste elettorali (AIRE) di un Comune veneto”, uguale discorso per i lombardi.
COSA SUCCEDE IN CASO DI VITTORIA DEL SI’
Una delle domande più frequenti sul referendum per l’Autonomia di Lombardia e Veneto riguarda cosa accadrà in caso di vittoria del sì. In caso di esito positivo, Regione Lombardia e Regione Veneto avvieranno il percorso istituzionale per ottenere più competenze e più risorse nell’ambito del residuo fiscale (differenza tra tasse pagate allo Stato centrale e quanto lo Stato restituisce sul territorio). Le materie su cui le due Regioni potranno chiedere più autonomia sono quelle previste dall’articolo 117 della Costituzione e comprendono tra le altre: istruzione, tutela e sicurezza del lavoro, previdenza complementare e integrativa, tutela della salute, tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali, protezione civile, governo del territorio, porti e aeroporti civili e, inoltre, rapporti internazionali e con l’UE delle Regioni. Ma non solo: su sicurezza, immigrazione ordine pubblico, le Regioni potranno chiedere un’ancora più ampia competenza da declinare sul territorio.
LE PAROLE DI ZAIA E MARONI SUL REFERENDUM AUTONOMIA
A pochi giorno dal referendum, il governatore della Regione Lombardia Roberto Maroni ha commentato l’attesa al voto: “A me interessa che vinca il sì. E’ chiaro che, essendo un referendum consultivo, più gente andrà a votare maggiore sarà il mio potere negoziale. Se vincerà il sì, inizieremo subito la trattativa con il governo”, riporta l’Ansa. Le sensazioni “sono positive”, senza dimenticare che “i sindaci del Pd, contravvenendo all’ordine di partito, hanno detto che andranno a votare e formato il comitato del sì”. Anche Luca Zaia, ai microfoni de L’incontro, ha commentato l’importanza del referendum: “Un governatore singolo non ha la stessa forza che può avere un intero popolo. Per questo invito tutti i veneti ad andare alle urne il 22 ottobre. Maggiore sarà l’affluenza, maggiore sarà il peso politico con cui presenteremo le nostre richieste a Roma”. Con l’avviso ai veneti: “Se il risultato non sarà in linea con le attese, il 23 ottobre sarò io a chiudere definitivamente il fascicolo”. Piccola disputa tra gli stessi governatori è avvenuta sul fronte delle spese da sostenere per vigilare sul voto: Zaia ha accusato il Governo di aver “presentato il conto” a pochi giorni dal voto, minando la democrazia e il diritto al voto, mentre il Governatore lombardo ha respinto le accuse del collega leghista, spiegando, «Sapevamo che quei costi erano a nostro carico (sono 3,5 milioni di euro), abbiamo messo tutto a bilancio. La vedo come una cosa positiva: se la sicurezza è a carico della Regione, vuol dire che lo Stato riconosce che la Regione può avere competenza anche sulla sicurezza», conclude Maroni.