Gentiloni incassa l’offensiva di Renzi, che martedì ha sfiduciato Ignazio Visco con una mozione parlamentare del Pd scavalcando il premier, e parla di “rapporti ottimi”. In realtà la tensione tra Pd e governo resta alta. “Il governo prenderà le sue decisioni nel rispetto delle prerogative della legge e dell’autonomia della Banca d’Italia” ha dichiarato il presidente del Consiglio. L’intera vicenda getta un’ombra preoccupante su Renzi e la sua cerchia, dice con amarezza Peppino Caldarola, ex direttore dell’Unità. “E’ una storia disonorevole. Quanto accaduto conferma che Renzi risponde a poteri che non sono controllati e controllabili democraticamente”. 



Cominciamo da Visco.

Visco si è trovato al centro di un attacco che non esito a definire proditorio. Questo beninteso non lo mette al riparo dalla critica e dagli errori che ha commesso. 

Però?

Però il modo in cui il gruppo di Renzi ha posto la questione tocca un nuovo livello di degradazione della politica. Da un lato l’arroganza di un cittadino italiano che nessuno ha mai eletto se non come segretario di un partito. Dall’altro il suo continuo ricorso al tradimento. Dopo Enrico Letta, è arrivato a tradire persino il suo capo del governo, organizzando questa manovra parlamentare alle sue spalle e tenendolo all’oscuro. 



Renzi ha detto che Gentiloni sapeva tutto.

La realtà è che Gentiloni non sapeva nulla. Qui si apre un problema in più: come può un capo del governo non sapere quello che succede nella maggioranza che lo sostiene? Gentiloni è rimasto vittima di una trappola di Renzi, ma è anche colpevole di inerzia. 

Si aspettava uno scatto d’orgoglio?

Francamente sì. Anche una riconferma di Visco immediata e presumibilmente a termine, solo per riaffermare un potere. Il potere del presidente del Consiglio di fronte all’arroganza di un privato cittadino. 

Anche stavolta la parte di Maria Elena Boschi è stata poco limpida. Gentiloni non sapeva della mozione, lei sì.



E’ la conferma di quello che in tanti abbiamo sempre sospettato. Il giglio magico è un gruppo oscuro di potere che amministra direttamente i propri interessi e che probabilmente è eterodiretto.

Da chi, Caldarola?

Nella destrutturazione crescente del potere cui stiamo assistendo, i grembiuli sono al lavoro, de Bortoli su questo aveva ragione. Quando un premier viene commissariato da un cittadino qualunque che manovra i ministri suoi amici sulla base di interessi di clan, siamo in una situazione che per tanti aspetti è al limite della democrazia. E tutto questo avviene senza che vi sia una reazione istituzionale seria. 

Mattarella ha esortato a rispettare i ruoli nell’interesse del paese e a salvaguardare l’autonomia di Bankitalia.

Mattarella ha espresso delle critiche, Pertini al suo posto avrebbe detto ben altro. Qui si tratta di difendere lo stato. Non che Visco sia lo stato: sul suo operato ci sono legittime riserve e toccherà a lui chiarire in commissione. Ma in democrazia la forma è tutto. Mi aspettavo che lo dicesse Mattarella, prima di Calenda.

L’operazione spregiudicata di Renzi su Bankitalia carica ulteriormente di veleni e tensioni una politica in crisi profonda. Cosa vede all’orizzonte?

Mi limito a tre considerazioni. La prima: con il gruppo di Renzi non è possibile alcun dialogo. La seconda: l’Italia ha bisogno di una sinistra che faccia il suo mestiere. C’è un tentativo in atto ma non so quanto riuscirà. La terza è che abbiamo bisogno di un partito democratico, liberale, laico e cattolico, che riempia al più presto il vuoto lasciato dal Pd di Renzi. 

Ammetiamo che lo spazio politico ci sia. Ma le persone?

E’ uno spazio nel quale possono darsi appuntamento Calenda, Prodi, Letta, Parisi, persino Veltroni. Rompiamo con gli schemi idioti del centrosinistra, voltiamo pagina.

Ma i nomi che ha appena fatto ci starebbero? Hanno delle carte da giocare?

Penso che nessuno di questi nomi abbia attualmente dietro di sé un proprio elettorato. Renzi compreso. Mi pare però che siamo nella tipica fase che precede un big-bang: c’è la possibilità che finalmente qualcosa si verifichi. Un evento politico come fu Berlusconi nel ’94, come fu Prodi, o prima di loro Bossi, o Grillo in tempi più recenti.

Perché secondo lei il protagonista non si vede?

Non si vede il protagonista perché siamo di fronte o ad una drammatica incomprensione della realtà, o ad episodi di grande viltà politica. Ripeto, lo spazio c’è, è lo stesso spazio che occupava la Dc, oggi non più riproponibile nelle sue forme. Non sappiamo quanti di questi personaggi siano quotabili uti singuli. Sappiamo però che se annunciassero la fine dell’equivoco del Pd, prima che a farlo siano gli elettori, come accadrà in Sicilia, darebbero una grande mano al paese.

L’anno prossimo si vota. Come andrà a finire?

Il mio timore è che Renzi stia cancellando la paura di Di Maio. Siamo al paradosso che se arriva Di Maio non ha più niente da sfasciare, perché Renzi ha già sfasciato tutto.

Ritorniamo a Renzi, scusi se insisto, e al suo gruppo eterodiretto.

Ci sono due punti oscuri tra i tanti della vicenda del potere renziano. Il primo riguarda il potere che un ristretto ceto politico detiene in una rete di banche locali, grandi e piccole, intermediate tra loro. Con Renzi a Palazzo Chigi si affaccia l’idea che il governo centrale tuteli in modo opaco questi interessi. Il secondo è che per otto mesi in Italia si è discusso della consegna del potere sui servizi segreti a un privato cittadino di nome Marco Carrai. Un’operazione che solo una resistenza diffusa, anche interna, ha evitato di portare a compimento. Più oscuro di tutto questo, che cosa c’è?

Perché siamo a questo punto?

Avevamo un sistema istituzionale solido, la sua anima era quella dialettica interna alle forze partitiche che impediva al prepotente di turno di imporsi. In più il ruolo del Quirinale è stato sempre fondamentale. Voglio personalmente bene a Mattarella, ma lo vedo un gradino sotto la percezione del pericolo che l’Italia sta realmente correndo in questi mesi.

Un’ultima battuta su Gentiloni. 

Speravo nel dualismo Gentiloni-Renzi, mi sono sbagliato. Era vero che Renzi lo avrebbe “assassinato” e così è stato. Su Bankitalia poi Gentiloni non ha dimostrato la spina dorsale che serviva per opporsi al blitz.

Cosa avrebbe potuto fare?

Prendi una decisione sul governatore di Bankitalia e viene messa in discussione dal tuo partito? Vai in parlamento e poni la fiducia. Altrimenti cosa fai, la chiedi su una cosa che non ti deve minimamente riguardare, come la legge elettorale?

(Federico Ferraù)