Affluenza Referendum, possono sorridere Luca Zaia e Roberto Maroni. Ieri 22 ottobre 2017 si sono tenuti in Lombardia e Veneto i referendum consultivi sull’autonomia. Un voto non vincolante, necessario però per ottenere più forza politica sul tavolo della trattativa con il governo di Roma, su margini di autonomia e materie. A differenza della Lombardia, il Veneto aveva fissato un quorum del 50 per cento più uno degli aventi diritto al voto e i risultati sull’affluenza finale sono più che positivi: affluenza del 57,2 per cento, con cifre plebiscitarie per il sì (98,1 per cento). Lombardia senza quorum, ma Roberto Maroni può dirsi ampiamente soddisfatto del risultato raggiunto: non sono stati ancora diramati i dati definitivi sull’affluenza, ma le stime portano sul 38-39 per cento, con il sì che ha superato quota 95 per cento. Ottimo successo per le iniziative referendarie, con Zaia e Maroni pronti ad avviare la trattativa con il governo di Roma. (Agg. Massimo Balsamo)
QUORUM RAGGIUNTO DA ZAIA
Alle ore 19 il Veneto ha raggiunto e superato il quorum imposto per legge: il referendum per l’autonomia ha visto un’affluenza oltre il 50% e dunque già a 4 ore dalla chiusura dei seggi i sostenitori del Sì possono cautamente festeggiare per un ottimo risultato in termini di elettori alle urne, che è il vero dato importante per un referendum consultivo di questo tipo. Meno bene in Lombardia, non solo dal punto di vista numerico – alle ore 19 si supera di poco il 30% dei voti (31,09%) – ma più che altro per la gestione non proprio perfetta del voto elettronico e delle rilevazioni. Il sito dove vengono pubblicate le rilevazioni è stato cancellato tra le 16 e le 20, poi è ricomparso ma i consueti problemi che vi erano anche prima (non ci sono le percentuali dei seggi scrutinati, dunque non si capisce quanti dati ancora mancano per avere un’affluenza generale, ndr) sono rimasti e non sono stati risolti. Resta un Veneto al successo e una Lombardia con i dati vicini a quelli pronosticati da Maroni ma che lasciano più di un dubbio sulla gestione del voto elettronico e dell’intera tornata referendaria senza quorum. (agg. di Niccolò Magnani)
DENUNCIA DEL PD LOMBARDO
Arriva forte la critica del Pd ed è diretta contro il sistema di rilevazione dell’affluenza per il Referendum in Lombardia: dopo le ore 17 è giunto il risultato definitivo dell’affluenza… delle ore 12! È di 11,06% il dato di chi si è presentato alle urne dalle 7 alle 12 questa mattina, anche se per un po’ di tempo si è creduto che il sistema online della Regione aggiornasse in tempo reale i voti, vista la presenta delle voting machines. Il Partito Democratico però contesta la Regione gestita e governata dalla Lega per un sistema che non è funzionato perfettamente: per completare i 9224 seggi presenti in Lombardia, il sistema ci ha messo più di 5 ore, mentre in Veneto (con voto classico cartaceo) alle ore 12.30 già era disponibile e completo. «In Veneto alle 12.30 si sapeva il dato ufficiale di affluenza. In Lombardia alle 16 non c’è ancora ufficialità. Pare si sia intorno all’11%. Pare… Preoccupa il numero di anomalie che si ripetono da ieri», scrive su Facebook il segretario dem lombardo Alessandro Alfieri. Tra un’ora tutto pronto per la nuova rilevazione, con la speranza che arrivi in breve e senza più le anomalie occorse. (agg. di Niccolò Magnani)
VENETI DOPPIANO I LOMBARDI
I dati confermano le previsioni: il Veneto doppia la Lombardia, per ora, per i votanti in affluenza in questa prima parte di giornata. 21,6% alle ore 12 per i veneti, 11% alle ore 16 per i lombardi, con l’effetto quorum che funziona evidentemente. Stando ai dati forniti da YouDem sulle prime proiezioni di voto vedendo l’affluenza, per raggiungere l’obiettivo fissato da Maroni, ovvero il 34%, bisognava avere almeno il 10% alle ore 12, dunque si è ancora teoricamente in pista anche se sarebbe una sconfitta rispetto a quanto stanno facendo nel vicino Veneto. Secondo la proiezione di YouTrend (basata sull’andamento della partecipazione nei referendum 2016), per arrivare al 50% + 1 dei votanti l’obiettivo intermedio delle ore 12 era il 15% – obiettivo ampiamente superato. Con il 21,4% si prospetta una partecipazione forse addirittura superiore al 60%. Particolare curiosità: per il più convinto dei sostenitori del Sì nel Pd, Giorgio Gori, la sua città e la sua provincia (Bergamo) risultano quelle maggiormente orientate al Sì in Lombardia, sopra tutta la media regionale. (agg. di Niccolò Magnani)
VENETO AL 21,6%, LOMBARDIA POCO SOPRA IL 10%
Alle ore 12 in Veneto l’affluenza per il Referendum è stata del 21,6%, in Lombardia invece sotto il 10%: quanto sta avvenendo nei seggi elettorali per l’Autonomia è abbastanza chiaro, con l’effetto quorum che ha portato i veneti ad andare a votare, mentre sono ben pochi i lombardi nei seggi, almeno finora, con la città di Milano che si attesta ad un basso 11% rispetto alle attese. 6,25% alle ore 12 (in realtà al momento, poco prima delle 13, siamo al 10,45%) con 800mila elettori e poco più alle urne, troppo pochi per rappresentare quel 34% atteso dal Governatore alla vigilia. In Veneto, spiccano le province di Vicenza, oltre il 25%, Treviso e Padova, mentre più basse le percentuali a Venezia, Verona e Rovigo. In Lombardia invece basso livello di voti a Milano, bassissimo a Pavia e Lodi, mentre tengono alta la media Lecco, Bergamo e Brescia. Per Zaia questo risultato parziale è in linea con il quorum che dunque può ancora avere la speranza di essere superato, in Lombardia bisognerà attendere le prossime ore per capire come leggere questo voto politico sull’Autonomia. (agg. di Niccolò Magnani)
ZAIA, “SI GIOCA CREDIBILITÀ DELLA COMUNITÀ
Affluenza Referendum, in queste ore è in corso il voto consultivo per l’autonomia di Lombardia e Veneto. Seggi aperti fino alle 23, con il Veneto che, a differenza della Lombardia, dovrà tenere in considerazione l’aspetto relativo al quorum: bisognerà portare alle urne almeno il 50% degli aventi diritto al voto, poiché l’iniziativa è stata promossa da una legge regionale votata da maggioranza semplice. Luca Zaia, governatore del Veneto, si è già recato al seggio per votare ed ha commentato ai microfoni di Sky TG 24: “E’ comunque una pagina di storia del Veneto che verrà scritta, i veneti devono approfittare di questa opportunità”. Successivamente un commento sull’affluenza, con il Veneto che ha il quorum: “Si gioca la credibilità di una comunità – conclude il governatore Luca Zaia – è giusto che i cittadini approfittino di una opportunità servita su un piatto d’argento”. Grande speranza dunque per uno dei massimi esponenti della Lega Nord, molto attivo in campagna elettorale. (Agg. Massimo Balsamo)
REFERENDUM PER L’AUTONOMIA DI LOMBARDIA E VENETO
Il giorno del referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto è finalmente arrivato. Dopo mesi e mesi di campagna elettorale i sostenitori dei sì peseranno la popolarità dei loro argomenti tra gli elettori. Ma più che sull’esito della consultazione è sulla partecipazione che si gioca la partita politica. I sondaggi danno praticamente per scontata un’affermazione del Sì all’autonomia, ma quanti saranno a recarsi alle urne? Che potere contrattuale avranno i governatori Maroni e Zaia all’indomani del voto quando ci sarà da ridiscutere le politiche con il governo centrale di Roma? Saranno destinatari di un mandato popolare forte o fragile? La risposta definitiva l’avremo intorno alle 23 di stasera, quando sarà ufficiale il dato relativo all’affluenza. Già durante la giornata, però, sarà possibile farsi più di un’idea sull’andamento del referendum: alle 12 e alle 19 verranno infatti diramate le percentuali riguardanti la partecipazione alle urne.
QUORUM E AFFLUENZA, LE DIFFERENZE TRA LOMBARDIA E VENETO
Quando si dovrà commentare il risultato dell’affluenza per il referendum sull’autonomia della Lombardia e del Veneto, dovrà essere tenuto in considerazione soprattutto l’aspetto relativo al quorum. Se nella regione governata da Roberto Maroni infatti non c’è bisogno di una percentuale minima di votanti – poiché l’iniziativa è stata promossa con una mozione votata a maggioranza qualificata dal Consiglio regionale – in Veneto, dato che la consultazione è stata autorizzata da una legge regionale votata da maggioranza semplice, bisognerà portare alle urne almeno il 50% degli aventi diritto. Come può tradursi questa differenza? Sicuramente il fatto di dover raggiungere una soglia minima responsabilizzerà maggiormente i cittadini veneti che hanno a cuore l’autonomia. I numeri, dunque, nella regione di Zaia potrebbero essere più alti che in Lombardia, anche in ragione di un orgoglio d’appartenenza veneto che ancora oggi è ben radicato nella popolazione regionale. Inoltre, rispetto a quanto avviene in Lombardia, dove la Lega Nord difficilmente supera il 15%, in Veneto la forza promotrice del referendum ha numeri altissimi: un ulteriore indizio sul fatto che difficilmente si assisterà ad un flop.
MARONI E IL 34% DI AFFLUENZA AL REFERENDUM
Nelle ultime ore prima del voto, ha fatto discutere ‘asticella fissata da Roberto Maroni. Il governatore della Lombardia, infatti, ha dichiarato che si riterrà soddisfatto se a votare sarà il 34% degli aventi diritto, la stessa percentuale che si recò alle urne per il referendum sulla riforma costituzionale del 2001. A negare che un risultato del genere possa essere considerato positivo è Maurizio Martina del Pd, che in un’intervista all’Ansa dei giorni scorsi ha dichiarato:”Aver fissato l’obiettivo minimo del 34% di affluenza pare già il tentativo di Maroni di anticipare una clamorosa sconfitta. Si è partiti con la logica del plebiscito. Si arriva ora a discutere del 34, dimenticandosi che al referendum sulla devolution andarono circa il 60% dei lombardi e quasi il 40% a quello sul Titolo V. Ancora qualche giorno, Maroni ci dirà che l’asticella è al 20% e che è un grande risultato“.