IL TOTALE FLOP DEL VOTO ELETTRONICO

Autonomia… dal voto elettronico. Potrebbe essere questo lo slogan di tanti scrutatori che in queste ore hanno assistito alla prima non proprio epocale prova del voto elettronico in Italia: data l’affluenza  non altissima (sarà attorno al 40%) il referendum in Lombardia poteva e doveva essere l’ottima possibilità di sperimentare le voting machines. Ecco, diciamo che il risultato è a dir poco imbarazzante: alle ore 11 del giorno dopo il voto in tutta la Lombardia, ancora non si ha il dato finale e ufficiale sull’affluenza totale. Alle ore 3 si avevano circa il 95% dei tablet “scrutinati” ma ancora tarda ad arrivare un dato finale: lo scrutinio elettronico è stato più lento di quello cartaceo in Veneto, di gran lunga. Come spiegano gli stessi addetti ai lavori nei seggi, Il problema pare si sia registrato non tanto per colpa dei famosi 24mila tablet, ma a causa degli ingorghi che si sono registrati dopo la chiusura delle urne: in particolare, il passaggio delle chiavette usb con i voti caricati sopra ha visto un momento lunghissimo di verifica e controllo dai tempi non sostenibili se avessimo davanti non un voto di pochi milioni di persone e non ad esempio una votazione nazionale come potrebbe esserci in futuro. In molti ai seggi sono dovuti rimanere in attesa dell’ok necessario per tornare a casa anche fino alle tre di notte: «”Sono esattamente le 01.00, abbiamo terminato alle 23.05 consegnando le chiavette Usb Non possiamo allontanarci fino a quando non ci danno l’Ok. A ora su 205 plessi di Milano ne hanno scrutinati soltanto 6!!! E’ una vergogna! Con uno scrutinio manuale saremmo andati via al massimo alle 23.30», scriveva una scrutatrice su Facebook questo notte. 



MELONI, “NON C’È STATO UN PLEBISCITO”

Giorgia Meloni era l’unico fronte del centrodestra contrario al Referendum per l’Autonomia ed è anche l’unica a commentarlo in maniera negativo il giorno dopo i risultati (ancora non del tutto giunti alla loro conclusione, ndr): «i referendum non sono stati un plebiscito ma per Fratelli d’Italia il punto è un altro e prescinde dai numeri e dalle percentuali: in una nazione che si rispetti le riforme costituzionali si fanno tutti insieme e non a pezzi, per il bene di tutti e non per assecondare l’interesse particolare. Ora lavoriamo insieme per una proposta di riforma dello Stato che coniugi presidenzialismo e federalismo e non metta in discussione l’unità nazionale», spiega la leader di Fratelli d’Italia il giorno dopo il voto in Lombardia e Veneto. Intanto i dati e le voting machines sono state scrutinate per il 95% con un dato di votanti vicino ai 3 milioni di lombardi. «Allo stato – spiega la Regione in una nota – l’affluenza è pari 37,07. Si sono registrate alcune criticità tecniche nella fase di riversamento dei dati della rimanenti Voting machines».



TOTI, “SERVE RIFORMA FEDERALISTA”

Risultato Referendum Lombardia, come in Veneto risultato più che positivo. Il governatore Roberto Maroni si è detto soddisfatto del dato di affluenza al voto dei cittadini lombardi, con il dato totale che si attesta attorno al 39-40 per cento. Oltre Matteo Salvini, sono arrivate le congratulazioni di Giovanni Toti, esponente di Forza Italia e governatore della Regione Liguria: “Complimenti ai veneti e ai lombardi. Nonostante gli inviti contrari sono andati a votare. E con il loro voto hanno avviato un percorso che deve portare all’autonomia di tutte le regioni. Serve una riforma costituzionale federalista. Oppure referendum in tutte le regioni. Un applauso agli amici #Zaia e #Maroni. #cambiamoinsieme l’#Italia”. Un primo passo fondamentale è già stato fatto verso una riforma federale, con il governatore del Veneto Luca Zaia che ha definito “endemico” il Referendum. Forza Italia ha sostenuto il sì al Referendum, con Silvio Berlusconi presente al fianco di Maroni in campagna referendaria. (Agg. Massimo Balsamo)



LE PAROLE DI MARONI

Intervenuto in conferenza stampa, il governatore della Lombardia Roberto Maroni ha rilasciato alcune dichiarazioni sui primi dati del referendum per l’autonomia:“Nelle interviste fatte dopo il voto a persone di tutte le età, hanno espresso grande soddisfazione: sistema semplicissimo, così è perfetto. E’ il futuro, abbiamo sperimentato il futuro per l’Italia: un sistema di voto che potrà essere utilizzato in qualunque sezione. Abbiamo garantito oggi che funziona in tanti seggi diversi, in tante modalità operative diverse e abbiamo dimostrato che è sicuro: ho chiesto a Minniti di poter replicare già dalle prossime elezioni in Lombardia”. Continua Roberto Maroni, parlando dei primi dati di affluenza: “Mi ero posto potenzialmente la soglia del 34%, del 2001, che noi abbiamo ampiamente superato: la proiezione è attorno al 40%. La percentuale mi interessa fino a un certo punto, non faccio la competizione con Luca Zaia: sono felice, possiamo unire le forze per fare la battaglia del secolo. Sono felice che abbia superato la Regione Lombardia. La forza dei cittadini la metteremo sul tavolo a Roma nella trattativa con il Governo. Nonostante i gufi e tutti quelli che votavano contro, la soddisfazione è che abbiamo superato la soglia che io mi ero dato: in molti comuni, come quello del ministro Martina, abbiamo superato il 50% e qualcosa vorrà pur dire (ride, ndr)”. (Agg. Massimo Balsamo)

RITARDO SULLA PUBBLICAZIONE DEI DATI

Lo scrutinio dei voti in Veneto va avanti, nonostante qualche intoppo causato da un attacco hacker, mentre è tutto silente ciò che riguarda la Lombardia. Qualche ritardo sulla tabella di marcia, con i dati di affluenza e il risultato del quesito referendario in attesa di ufficialità. L’affluenza alle ore 19.00 si aggirava intorno al 30 per cento e, secondo le stime degli specialisti, dovrebbe arrivare ad una quota del 40 per cento della partecipazione finale. Nei prossimi minuti attesi aggiornamenti sui dati, mentre sui social l’attesa sale e non mancano le critiche: “Noto che l’esperimento elettronico in Lombardia non abbia funzionato proprio benissimo”, “Noi in Lombardia stiamo andando lunghi coi dati d’affluenza per esigenze di scaletta alla #maratonamentana”, “…com’era quella dei tablets che alle 23 consentivano con un clic di avere tutti i risultati in Lombardia in tempo zero?? La vera vittoria è stata quella dell’appalto da oltre 20 milioni di euro, non quella dei voti…#referendumautonomia”. (Agg. Massimo Balsamo)

IL COMMENTO DI GIORGIO GORI

Intervenuto a Tg La 7 Speciale, il candidato governatore della Lombardia e sindaco di Bergamo Giorgio Gori (esponente del Partito Democratico) ha commentato: “Io all’autonomia ci credo e la farò anche più avanti. Se l’idea era: vado al tavolo col governo col gruzzolo pesante del voto dei miei elettori, un governatore (Zaia) ce l’ha, l’altro (Maroni) no. Mi sembra un risultato appena sufficiente: senza questo dato la Lombardia era più forte“. Sull’assenza di quorum in Lombardia, presente invece in Regione Veneto: “La Lega è partita con la stragrande maggioranza degli elettori, poi del 50% e così via”. Ricordiamo che, a differenza della posizione del Partito Democratico, Giorgio Gori ha fatto campagna elettorale per il sì al Referendum per l’autonomia.

LA POLEMICA DI ALFIERI (PD) SUL RITARDO DEI DATI

Manca poco alla chiusura dei seggi in Lombardia per il referendum sull’autonomia. Per la prima volta in Italia si utilizza il voto elettronico, non senza qualche inconveniente, nonostante la tecnologia. Infatti il dato sull’affluenza delle 19:00 è stato fornito in ritardo, nonostante con il sistema informatico dovrebbe essere piuttosto rapido conoscerlo. Per questa ragione il Segretario regionale del Pd, Alessandro Alfieri, ha parlato di “situazione indecente”.  “In Veneto un quarto d’ora dopo le 19:00 si conosceva l’affluenza. In Lombardia il dato delle 12:00 è stato comunicato alle 17:00, non ci sono aggiornamenti sull’affluenza delle 19:00 e il sito Regione Lombardia con i risultati ufficiali non è più raggiungibile”, ha detto, cercando di togliere ogni alibi alla Giunta Maroni:  “Non ci si può nascondere solo dietro la scusa della novità del voto elettronico. Gli elettori lombardi non possono essere presi in giro così per un referendum costato il triplo di quello veneto”. Parole che sembra in linea con quelle di Maurizio Martina, che aveva parlato di “astensione consapevole” per via dello spreco di denaro richiesto da questa consultazione.

BOSSI: MEGLIO LA SECESSIONE

Per il referendum sull’autonomia in Lombardia non è previsto nessun quorum. Tuttavia Roberto Maroni aveva fissato “l’asticella” al 34% di affluenza. In attesa del dato definitivo, val la pena evidenziare che Umberto Bossi si augura che si faccia ancora meglio. Il Senatur, parlando con i giornalisti fuori dalla sede della Lega Nord, ha detto che dal suo punto di vista sarebbe ovviamente meglio che per il nord si arrivi alla secessione, come il suo partito chiedeva un tempo. Tuttavia, questo non significa che i referendum di Lombardia e Veneto di oggi non siano utili. Anzi, per Bossi rappresentano una possibilità per tamponare la crisi sociale che arriva. Se i referendum non dovessero avere successo, per Bossi non si sarebbe di fronte a una sconfitta, ma alla prova che i cittadini del Nord vogliono l’indipendenza, e non l’autonomia, che verrebbe vista come un ostacolo per raggiungere il traguardo finale.

LE OMBRE SUL VOTO ELETTRONICO

I problemi tecnici sarebbero cominciato ancora prima dello spoglio? Parrebbe proprio di sì, e se fossero confermati, il primo voto elettronico nella storia della Repubblica sarebbe una figuraccia. Mentre scriviamo, è tornato online la pagina del sito di Regione Lombardia con i dati ufficiali di affluenza e risultati, dopo che la stessa pagina era stata sospesa ed era stato l’assessore regionale Fava a dichiarare l’ultimo dato pervenuto, quello dell’affluenza al 30%, senza che il dato fosse visibile in tempo reale sul sito ufficiale. Ora la pagina è tornata online e la percentuale dell’affluenza in Lombardia è del 31,45%, con la provincia di Bergamo in testa (39,13%) e la città metropolitana di Milano all’ultimo posto (25,47%). Il singolo comune di Milano poi è fanalino di coda (21,89%). Un giallo, quello della scomparsa della pagina ufficiale con l’affluenza — la stessa che ospiterà i risultati — che getta perfino un’ombra sull’intera operazione del primo voto elettronico e della sua gestione. In questo modo il dato delle 19 si avvicina alla soglia “politica” dichiarata giorni fa dal presidente Maroni per considerare un successo il referendum. Il presidente della Regione infatti aveva parlato, sorprendendo un po’ tutti, del 34% come “quorum” politico del voto. Una stima molto prudente, quasi a pronosticare anzitempo il suo fallimento.

LA REGIONE NON DIFFONDE IL DATO AFFLUENZA DELLE 19

Mentre in Veneto con il voto classico cartaceo si ha praticamente già il risultato dell’affluenza alle ore 19, la Lombardia è travolta da un mistero sul voto del referendum e sulla rilevazione dei dati alle ore 19: con una breaking news dell’Agi, l’assessore Fava ha comunicato che con il 95% dei comuni scrutinati, l’affluenza sarebbe attorno al 30% – ma non ci sono dati reali e il sito che fino alle ore 16 monitorava i dati in tempo reale al momento non funziona più ed è stato anche eliminato dalla pagina ufficiale della Regione Lombardia. L’affluenza quindi “avrebbe superato il 30%” ma capite bene che un dato senza prove reali e con tutto questo precedente di confusione nelle ultime ore non aiuta a celebrare un buon risultato per chi sostiene il Sì al referendum della Lombardia. Resta un mistero il voto elettronico visto che finora non ha certamente convinto negli effetti, tanto da arrivare alle ore 20 senza avere un dato preciso fornito dalla Regione, e solo un dato “di massima” rilevato dall’assessore Fava (che di lavoro opera nelle Politiche Agricole, ndr). Riassumendo, affluenza ore 19:00 in Lombardia (96,2% delle sezioni) al 30,5%. Ma col mistero… 

AFFLUENZA ORE 18,30 AL 11,07%: GLI OBIETTIVI POLITICI DI MARONI E ZAIA

Chi parla di spot elettorale a proposito dei referendum per l’autonomia in Lombardia e Veneto è il politologo Roberto D’Alimonte, editorialista del Sole 24 Ore. In un commento uscito oggi sul quotidiano di Confindustria, D’Alimonte rileva come dietro al Sì all’autonomia in casa Lega si celino interessi diversi. Secondo il docente, infatti, Maroni e Zaia lavorano per il proprio futuro politico, e dunque per la riconferma in Lombardia e Veneto alle prossime regionali. Salvini, invece, non vedrebbe di buon occhio la loro affermazione e insieme ad essa il rafforzamento delle istanze autonomiste, perché più interessato alla costruzione di un partito sovranista nazionale (che al Sud, per ora, aha dimostrato in realtà di avere poche chances). Anche ilsussidiario.net ha affrontato lo stesso tema, oggi, in un retroscena di Anselmo De Duca. Maroni spera nel successo del referendum consultivo per porsi come nuovo interlocutore della Lega nei confronti di Berlusconi: una Lega meno formato-Salvini e più ispirata al modello di Bossi. Zaia, invece, forte di un successo più che probabile stando all’affluenza, consoliderebbe il suo ruolo “nazionale”. Lo stesso Berlusconi in passato ne aveva parlato come di un possibile candidato premier. 

AFFLUENZA ORE 17 AL 11,07%: BERGAMO MEGLIO DI MILANO

Boom di Bergamo tra i voti del Referendum in Lombardia: è sicuramente la città e la provincia che ha maggiormente risposto all’appello del suo amministratore diretto, il sindaco Giorgio Gori, e allo stesso presidente della Regione, Roberto Maroni. Tra le principali città lombarde chiamate a votare al referendum il dato più alto – dopo le ore 12 – l’ha fatto registrare Bergamo con il 14,54%, la più bassa nella città metropolitana di Milano con l’8,64%. Seguono Lecco (13,45%), Brescia (12,81%), Cremona (11,92), Como (11,74), Sondrio (11,67%), Varese (11.02%), Monza (10,92%), Mantova (10,74), Pavia (9,87) e Lodi (9,57%). Al momento però il dato sull’affluenza in tempo reale alle ore 17.10 è pari all’11,07% degli aventi diritto al voto che si sono presentati nei seggi col voto elettronico, una media ancora molto bassa e dimezzata rispetto a quella del Veneto. Nelle sfida tra province, Milano perde nettamente con Bergamo e Brescia sulla disponibilità e scelta di presentarsi alle urne: Gori batte Sala e soprattutto “batte” la richiesta del ministro dem Martina che aveva chiesto un’astensione responsabile per tutti i cittadini lombardi. Il voto continua, alle ore 23 ricordiamo la chiusura dei seggi mentre alle ore 19 nuovo dato ufficiale sull’affluenza.  

AFFLUENZA ORE 16.40 AL 11,06%: IL SI’ DI GIORGIO GORI

Beppe Sala ci ha ripensato, Giorgio Gori, renziano di lungo corso e candidato Pd a presidente della Regione Lombardia alle elezioni del prossimo anno, non ancora. Il sindaco di Milano infatti aveva annunciato il suo Sì al referendum per l’autonomia (seggi aperti fino alle 23), poi si è tirato indietro, attirandosi il rimprovero di Roberto Maroni: “poteva trovare almeno cinque minuti”, ha detto l’attuale presidente leghista della giunta lombarda, uscendo dal seggio in provincia di Varese dove ha votato. Sala ha fatto dietrofront per rimanere allineato con la linea dettata dal ministro Maurizio Martina, fedelissimo renziano, che ha scelto il No perché “si è sprecato tempo e denaro per un quesito inutile”. Non solo: “Con la questione del residuo fiscale, ci si avvia verso una versione quasi secessionista — ha dichiarato due giorni fa il ministro dell’Agricoltura, rincarando la dose —. C’è bisogno di tutto fuorché di una deriva catalana”. Di diverso avviso Giorgio Gori, sindaco di Bergamo. Lo sfidante di Maroni alle prossime elezioni ha deciso di fare suo il Sì per l’autonomia differenziata, mettendosi subito dalla parte dei cittadini lombardi e nella possibile veste di futura controparte del governo centrale. Anche se, fatta la scelta di campo, subito ci sono i distinguo. Sicurezza e immigrazione, per esempio, sono due temi che non potranno mai essere di competenza lombarda, ha detto Gori, che ha recentemente richiamato il lavoro di “fact cecking” operato dal Pd sulle ragioni del Sì difese da Maroni. “Il 22 io voterò Sì, per ragioni vere — ha spiegato Gori in un suo post — non certo per le promesse fasulle con cui la giunta regionale sta promuovendo la consultazione”. E ancora: “Mi auguro che l’affluenza sia buona, altrimenti chi ha promosso questa inutile consultazione si dovrà prendere la responsabilità di aver posto un pesante ostacolo sul cammino della maggiore autonomia regionale”. Subito dopo il Sì, insomma, strade divise.

AFFLUENZA ORE 15.15 AL 10,9%: TOTI VS MARTINA

I cittadini lombardi che alle ore 15 si sono recati alle urne per votare sull’autonomia sono 859mila, quasi l’11% degli aventi diritti al voto in Lombardia: continuano le cifre basse anche se la regione – come ampiamente già anticipato dal Sussidiario – ha corretto le prime informazioni che parlavano di un 6% alle ore 12 come affluenza. Siamo infatti al 10% alle ore 12, quasi l’11% alle ore 15 il che conferma comunque una generale tendenza non certo altissima per la maggiore Autonomia dei cittadini lombardi; secondo YouTrend per raggiungere l’obiettivo fissato da Maroni (il 34%) bisognava avere almeno il 10% dei votanti alle 12, dunque potrebbe ancora esserci margine per raggiungere quel dato, anche se sarà difficile. Intanto prosegue la polemica contro il Pd da parte del centrodestra, dopo le parole di Martina (che potete leggere qui sotto): «Ma è normale che un ministro della Repubblica, Maurizio Martina, faccia appelli per non andare a votare? A me sembra deleterio, specie di questi tempi di astensione elevata, che un rappresentante delle istituzioni chieda agli elettori di non esprimere il proprio parere. Sì che il Pd ormai ha paura delle urne, ma questo è troppo», spiega il Governatore della Liguria Giovanni Toti. 

AFFLUENZA ORE 14.15 AL 10,8%: IL COMMENTO DI SALVINI

I dati in tempo reale forniti dal sito ufficiale del Referendum Lombardia mostrano ancor un netto risultato molto basso per l’affluenza alle urne: dopo le ore 14 è fissato a circa il 10,8% regionale, con picchi sopra il 14% solo per la provincia di Bergamo. A Milano addirittura il dato è molto basso con il 7% di affluenza media ai seggi elettorali: al netto di questo risultato di certo non ben augurante per Maroni, il collega Zaia e la lega nord possono iniziare a festeggiare un ottimo risultato in termini di voti nel Veneto, tanto che il segretario Matteo Salvini è intervenuto fuori dalla scuola media De Marchi a Milano dove aveva appena votato per il Referendum Lombardo. «E’ un’occasione storica – ha dichiarato – sono felice delle migliaia e spero dei milioni di elettori che in Veneto e Lombardia chiederanno una politica più vicina, più concreta ed efficace, meno burocrazia, meno sprechi, una politica a chilometro zero. Quindi spero che tanta gente colga, al di là delle posizioni politiche, questa novità che ci porterebbe all’avanguardia a livello mondiale». Salvini ha poi aggiunto davanti ai cronisti come il voto di oggi potrebbe essere un buon monito in un momento di difficoltà europea sul fronte Catalogna: «Oggi finalmente si può votare per qualcosa che riguarda veramente la vita dei cittadini, quindi sono orgoglioso del fatto che ci sia questa possibilità per milioni di italiani. Mentre purtroppo tra Barcellona e Madrid si litiga, qua c’è un referendum legittimo, corretto che rispetta la Costituzione e che porta la politica più vicina ai cittadini».

AFFLUENZA ORE 12.50 SOTTO IL 10%

Male in Lombardia l’affluenza, a differenza del Veneto dove evidentemente l’effetto quorum ha funzionato per richiamare i cittadini alle urne: mentre sono ancora in corso gli scrutini delle sezioni per capire l’affluenza finale alle ore 12, quella parziale comunicata dal sito della Regione Lombardia dopo le 12.40 vede un dato generale abbastanza basso attorno al 9,6%, dunque addirittura meno della metà del Veneto dove si è superato il 21% di cittadini aventi diritto al voto. I dati sono ancora troppo parziali per poter fare una conclusione ragionata, sarebbe affrettato, ma di certo il dato che emerge non farà piacere a Maroni che pure non ha inserito il quorum per questo Referendum sull’Autonomia. La Città Metropolitana di Milano al momento ha cifre molto basse di votanti, solo il 7,4%, mentre il picco più alto si ha in provincia di Bergamo, oltre il 12,6% di aventi diritto al voto presentati alle urne. Il dato di Monza e Brianza è in linea con la media regionale, mentre male anche Pavia e Lodi. 

MARONI, “MI ASPETTO VINCA IL SÌ”

Ha votato e ha rilasciato qualche dichiarazione anche il presidente della Regione Lombardia, dopo il suo collega del Veneto che questa mattina per primo si è presentato alle urne del suo seggio elettorale. Il Governatore Lombardo punta forte su questo referendum, anche se può non temere l’effetto quorum visto che non è stato inserito in questo voto consultivo: «Mi aspetto che vinca il sì, che i cittadini lombardi e veneti accettino la sfida che abbiamo lanciato», ha spiegato a Tg Com24 fuori dalle urne, appena dopo aver dato il proprio voto sul voting machines elettronico. L’augurio, esattamente come Zaia, è quello che la gente vada a votare: «Mi aspetto che vinca il sì e che i cittadini consentano a me e a Zaia di trattare maggiori competenze e risorse. Mi spiace che il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, non voti al referendum per l’autonomia. Mi ha fatto piacere che si sia schierato per il sì, ma poteva fare un piccolo sforzo, anche simbolico, per venire a votare. I gesti simbolici sono importanti». Il sindaco di Milano infatti ha detto di voler aspettare l’affluenza per capire se andare al voto oppure no.

MARTINA (PD): “ASTENSIONE CONSAPEVOLE”

Mentre proseguono le operazioni di voto in Lombardia, arriva un appello all’astensione da parte di un ministro della Repubblica, il lombardo Maurizio Martina responsabile del dicastero per le Politiche Agricole Alimentari e Forestali, oltre che vicepresidente del Partito Democratico. Una delle voci più schierate in questa strana e silenziosa campagna elettorale per il referendum sull’Autonomia è stata proprio quella del renziano doc Martina, contro ad esempio la scelta di Sala e Gori, i sindaci di Milano e Bergamo, che invece hanno aderito al Sì proposto dalla Regione Lombardia. Oggi con un tweet l’ultimo appello lanciato da Martina, «Oggi astensione consapevole al #referendumlombardia. Si è sprecato tempo e denaro per un quesito inutile». Intervistato ieri dall’Ansa aveva anche aggiunto che gli obiettivi fissati da Maroni non sono credibili: «Aver fissato l’obiettivo minimo del 34% di affluenza pare già il tentativo di Maroni di anticipare una clamorosa sconfitta. Si è partiti con la logica del plebiscito – ha aggiunto -. Si arriva ora a discutere del 34, dimenticandosi che al referendum sulla devolution andarono circa il 60% dei lombardi e quasi il 40% a quello sul Titolo V. Ancora qualche giorno, Maroni ci dirà che l’asticella è al 20% e che è un grande risultato».

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L’INCOGNITA DEL VOTO ELETTRONICO

Seggi aperti in tutta la Lombardia per il voto sull’Autonomia con alcune incognite che si porteranno dietro i cittadini lombardi in questa particolare chiamata alle urne: il referendum infatti, come tutti sappiamo, nella regione amministrata da Maroni non si avrà il quorum e dunque il voto potrebbe essere valido a prescindere da quanta gente andrà a votare o meno. Questo però resta comunque un rebus visto che a livello numerico un conto è presentarsi a Roma per il tavolo sull’Autonomia con un risultato forte e un altro è invece vedere affermato l’eventuale disinteresse generale sul fronte lombardo. Altra incognita è il voto elettronico: è il primo della storia italiana, con una sorta di tablet fissato all’interno della cabina elettorale: un pulsante fuori dalla cabina, posto davanti al presidente di seggio, potrà vedere a seconda del colore (verde votato ok, giallo voto in corso) se vi sono eventuali problematiche per l’elettore nella cabina che comunque viene informato nel dettaglio prima di esercitare il voto su come funziona. È abbastanza semplice con tre passaggi: cliccare il tasto inizia; votare Sì, No, Scheda Bianca; conferma il voto. Si può rifare il voto una sola volta, nel caso si abbia sbagliato a digitare. Chiusura seggi alle 23 e li si saprà se il voto per l’Autonomia sarà stato “invogliato” dal primo voto elettronico, oppure no.

DIRETTA VOTO E QUESITO REFERENDUM IN LOMBARDIA: CHE RISULTATO?

Dalle ore 7 alle ore 23 aperte le urne in tutta la Lombardia per il referendum sull’Autonomia che sancirà il parere consultivo del popolo lombardo sulla richiesta di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia: esattamente com in Lombardia anche in Veneto oggi si celebra il voto approvato e richiesto dai Governatori (entrambi della Lega Nord) Roberto Maroni e Luca Zaia per poter attivare l’articolo 116 della Costituzione che prevede la discussione con lo stato centrale di una maggiore forma di autonomia. Non si tratta né di un referendum “alla Catalogna” e neanche di una richiesta di entrare in una nuova Regione a Statuto Speciale (per quello servirebbe una modifica costituzionale): dopo il risultato di questa sera, in base all’affluenza e al risultato di Sì o No in maggioranza, potrà portare le due Regioni a discutere con Roma un ampliamento di eventuali forme di autonomia ma sempre all’interno del rispetto costituzionale e senza nessuna forma di secessione. Ecco qui il testo integrale del quesito che i cittadini lombardi si troveranno davanti sulla scheda elettorale (elettronica, per la prima volta nella storia) in questa giornata di voto: «Volete voi che la Regione Lombardia, in considerazione della sua specialità, nel quadro dell’unità nazionale, intraprenda le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l’attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia, con le relative risorse, ai sensi e per gli effetti di cui all’articolo 116, terzo comma, della Costituzione e con riferimento a ogni materia legislativa per cui tale procedimento sia ammesso in base all’articolo richiamato?».

AFFLUENZA ED EXIT POLL REFERENDUM AUTONOMIA: NON C’E’ IL QUORUM

Il dato dell’affluenza è necessario e molto importante in questo referendum sull’Autonomia non solo perché, trattandosi di una votazione a regime consultivo non prevede un quorum specifico per poter essere considerato valido, ma proprio per il valore politico che potrebbe racchiudere in sé una maggior presenza alle urne dei cittadini lombardi (ovviamente se vi sarà la maggioranza del Sì, come preventivatile dai sondaggi della vigilia). Se il risultato del Referendum Autonomia nelle due regioni del Nord Italia dovesse invece finire male per i proponenti, ovvero se dovesse vincere il No (oppure il voto avere una bassa affluenza popolare), succederebbe una questione molto semplice: la forza contrattuale di Lombardia e Veneto diminuirà, quantomeno nell’immediato e l’effetto di poter ottenere fin da subito una trattativa con il Governo centrale per modificare alcuni elementi in maggiore autonomia potrebbe calare. Lungo la giornata di oggi saranno dunque importanti i valori che attorno alle ore 12, 17 e 23 con quella finale verranno dati sull’affluenza dalla stessa Regione Lombardia: alle 23 poi, con la parallela chiusura dei seggi, saranno pubblicati i primi exit poll dove si potrà avere una prima impressione sul risultato generale sia per la Lombardia che per il Veneto. Garantita l’informazione attraverso le consuete dirette tv (Maratona Mentana su La7, Rai News24, Sky Tg24 e Tg Com24 le principali, oltre agli Speciali Porta a Porta) ma anche con la nostra copertura del quotidiano sui vari punti “caldi” di giornata dagli ultimi sondaggi all’affluenza in tempo reale fino al risultato parallelo nella vicina Regione Veneto.

PERCHÈ SÌ, PERCHÈ NO

«A me interessa che vinca il sì. E’ chiaro che, essendo un referendum consultivo, più gente andrà a votare maggiore sarà il mio potere negoziale. Se vincerà il sì, inizieremo subito la trattativa con il governo»: Roberto Maroni è il principale proponente dl Sì al referendum sull’Autonomia e spera che un buon risultato si possa andare a negoziare la scelta popolare al Governo centrale per avere, magari già dal 2018 novità in ambito di residuo fiscale e maggiori autonomie sul costo della macchina pubblica. «Se tutte le regioni adottassero il metodo lombardo per la spesa pubblica, lo Stato risparmierebbe 23 miliardi. Si chiamano costi standard, questo è l’obiettivo che vogliamo perseguire», conclude il ragionamento il Governatore lombardo leghista. Per il Sì anche il Movimento 5 Stelle, Forza Italia e parte del centrosinistra: il Pd infatti ha lasciato libertà di voto, ma molti sindaci lombardi hanno indicato nel Sì il consiglio dato. Per il No apertamente sono schierati Mdp, Sinistra Italiana e Fratelli d’Italia che hanno spiegato come il voto in Lombardia e Veneto è uno spreco di soldi per un obiettivo che si poteva perseguire anche senza il passaggio dalla volontà popolare, attivando come prevede la Costituzione l’articolo 116 senza per forza il passaggio dal referendum. In una posizione di mezzo il sindaco di Milano Beppe Sala che spiega così il suo voto: «condivido il fatto che si potevano trovare altre formule e non fare il referendum, però voterò si. Il mio invito è ad andare a votare nella consapevolezza che il referendum si poteva anche evitare. Ormai il referendum c’è, quindi andiamo a votare e votiamo sì». In questo lungo articolo Raffaele Cattaneo (presidente del Consiglio Regionale della Lombardia) ci spiega i vantaggi in soldi e competenze del voto lombardo per l’Autonomia, mentre in quest’altra intervista Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia, va controcorrente e spiega come questa richiesta di autonomia era già stata attivata durante gli anni Duemila ma fu bloccata dal governo Berlusconi che aveva come ministri sia Maroni che Zaia.

COME SI VOTA COL TABLET? IL VIDEO

Oggi 22 ottobre 2017, per la prima volta in Italia, gli elettori esprimeranno la loro scelta con il voto elettronico: con il Referendum per l’autonomia in Lombardia, è stato scelto di testare il metodo telematico per la prima volta nella storia Repubblicana italiana. Avverrà però solo in Lombardia visto che il Veneto non ha adottato la disposizione e ha preferito per la consueta modalità cartacea: all’interno delle cabine nei seggi elettorali saranno disponibili dei dispositivi elettronici, dotati di schermo touch screen, che consentiranno agli elettori di esprimere con immediatezza la propria preferenza tra le opzioni: Si, No o Scheda bianca», spiega la Regione Lombardia nel vademecum del “come si vota” al Referendum. Importante da chiarire, il voto elettronico consente agli elettori di visualizzare la scelta selezionata, confermare o eventualmente ripetere l’operazione, per una sola volta. Al voto possono partecipare tutti i cittadini italiani residenti in Lombardia iscritti nelle liste elettorali con le operazioni di voto che avverranno nei normali seggi elettorali dalle ore 7 di oggi domenica 22 ottobre 2017 e termineranno alle ore 23 dello stesso giorno.

Per votare occorre recarsi presso il seggio indicato sulla propria tessera elettorale, con un documento d’identità valido. Gli elettori sprovvisti della tessera elettorale possono rivolgersi agli uffici del comune di residenza per conoscere l’ubicazione del proprio seggio. Da ultimo, in questo tipo di referendum non è previsto un quorum, cioè un numero minimo di votanti affinché il referendum sia valido.