SONDAGGI REFERENDUM AUTONOMIA. Secondo un sondaggio condotto dall’istituto di Renato Mannheimer, “l’inciucio” o larghe intese è la favola di Pulcinella: tutti lo negano, ma tutti sanno che ci sarà. “Dai nostri studi risulta che il 60% degli italiani ritiene inevitabile l’accordo tra Renzi e Berlusconi dopo il voto nazionale del 2018. Circa la metà di questi lo accetta di buon grado, come il male minore, l’altra metà lo considera disgustoso ma sono certi anche loro che si finirà così”. Se dunque è una campagna elettorale segnata da un risultato scontato, meno chiaro è quanto avverrà oggi al voto per il referendum sull’autonomia in Lombardia e Veneto: “Il Veneto si trova davanti lo scoglio del quorum, ma secondo i nostri sondaggi ci sarà una notevole seppur non fortissima affluenza al voto in tutte e due le Regioni. In Lombardia riteniamo che il 35% dei votanti auspicato Maroni sarà ampiamente toccato e forse anche superato”.



Gli ultimi sondaggi di quasi tutti gli istituti danno Pd e 5 Stelle in parità. Chi dei due sta crescendo e chi calando?

Entrambi i partiti sono attualmente un po’ in difficoltà, ma nei sondaggi bisogna guardare la sostanza, non il singolo punto di differenza. Viaggiano tutti e due sul 27%, il Pd poco di più. Questo dato non vuol dire che sarà quello che prenderanno alle elezioni, dipenderà molto dalla campagna elettorale che faranno e dagli che effetti porterà. 



Chi sale e chi scende?

Calano un poco i 5 Stelle, il Pd è stabile, entrambi hanno problemi di comunicazione al di là delle cifre percentuali. Gli elettori del Pd sono perplessi ma lo stesso lo sono quelli di 5 Stelle. 

Come mai?

Noi abbiamo condotto uno studio che ci ha detto che la maggior parte delle persone non vorrebbe i 5 Stelle al governo. Ma la cosa più interessante è che anche la maggior parte degli elettori 5 Stelle non li vorrebbe al governo. Questo significa che va bene votarli per protesta, ma non per governare.

Anche a centrodestra si assiste a un rafforzamento dei partiti maggiori, Forza Italia e Lega viaggiano tra il 13 e il 15%. Quelli che soffrono sia a destra che a sinistra sembrano i partiti minori.



Specialmente quelli a sinistra del Pd come Articolo 1 non sembrano avere per adesso il consenso necessario per raggiungere il quorum. E’ strano perché secondo un nostro studio ne avrebbero la possibilità: a sinistra c’è una voglia molto forte di protesta, che la volta scorsa era andata ai 5 Stelle e alle ultime regionali all’astensionismo. Questi partiti a sinistra del Pd sembrano non riuscire a raccoglierla. Il centrodestra, a parte un calo di Fratelli d’Italia dal 4,5 al 3,7%, va bene e dovrebbe vincere, ma l’astensione conterà molto. L’astensione può essere il rifugio di questa protesta che si sparge a destra e a sinistra.

Berlusconi e Renzi lo negano, ma il cosiddetto inciucio sembra sempre più reale. Gli elettori se ne rendono conto?

Altroché. Dal nostro sondaggio si deduce che la maggior parte degli elettori lo considera inevitabile, metà lo accetta dicendo che è il male minore, metà dice che è disgustoso ma che si farà.

Il caso Bankitalia è sentito dalla gente, influenzerà il voto?

No, è qualcosa di troppo complicato. Sono cose che fanno rumore nel pubblico colto, ma la gente non legge più i giornali per cui non sa neanche cosa sta succedendo. Questa cosa non ha nessuna influenza e rilevanza di voto.

A proposito del referendum per le autonomie, quale valutazione può dare?

Il Veneto si trova davanti lo scoglio del quorum, ma secondo i nostri sondaggi ci sarà una notevole seppur non fortissima affluenza al voto in tutte e due le Regioni. In Lombardia riteniamo che il 35% dei votanti auspicato da Maroni sarà ampiamente toccato e forse anche superato.