Volevate sapere perché a Milano al Referendum per l’autonomia della Lombardia sono andati in “pochi” a votare, rispetto alla media regionale? Beh, ci pensa Philippe Daverio, critico d’arte, ex assessore della giunta Marco Formentini negli anni Ottanta ed ex (poco fortunato) direttore del Museo del Duomo di Milano. In una intervista a La Stampa, due giorni dopo i risultati del Referendum che ha spopolato in Veneto e ottenuto un discreto successo per la Lombardia, Daverio racconta la sua “lettura” sulla particolare situazione milanese. «La verità è che i milanesi non si sentono lombardi. Sono abituati a misurarsi con l’ Italia e con l’ Europa. Milano è una città che si sente protagonista. E in questo caso ha pensato di non essere coinvolta». Secondo il critico d’arte la città di Milano e i suoi cittadini sono pragmatici e pratici, «se il tema del referendum fosse stato sull’avere un’ imposizione fiscale pari alla Germania, avrebbero votato tutti. I milanesi non li convinci con una cosa che magari potrà avvenire tra qualche anno», scrive ancora l’ex assessore non considerando un piccolo dettaglio che potrebbe aggiungersi alla sua anche interessante analisi. I milanesi non si sentono lombardi perché in gran parte non lo sono; siciliani, napoletani, pugliesi, molisani, e poi ancora stranieri, studenti fuori sede, insomma, una città melting pot e internazionale per forza di cose non esprime una radicalità territoriale, prima ancora di qualsiasi giudizio razzista o banale sulla vicenda, è un dato di fatto.
“MILANO È UNA CITTÀ-STATO”
Secondo Daverio, «Milano si sente come una Città Stato. Parla col mondo intero. Non ha bisogno delle mediazioni regionali»: secondo il critico d’arte dopo il Referendum appena concluso, il Veneto ha dimostrato le sue radici e sentimenti diversi dai milanesi che non hanno molto ancoraggio alla realtà cittadina e lombarda, «La Regione, anche come luogo fisico, è percepita come un ente sovracittadino. Il Pirellone, Palazzo Lombardia, sono esterni al dibattito e alle dinamiche che avvengono in città». Un dato importante riportato da Daverio riguarda il dibattito e la campagna elettorale su Milano durante il referendum lombardo: «Il fatto è che in città non c’ è stato alcun dibattito sull’ argomento. Sono convinto che se la domanda fosse stata “voi milanesi, volete contare di più in Europa?», il risultato sarebbe stato molto differente». L’accusa finale di Daverio sulla Stampa va alla politica che per l’ennesima volta non si è sentita all’altezza di esprimere una scelta chiara: «La gente va a votare se sa chiaramente su cosa esprimersi: divorzio sì o no, aborto sì o no, Matteo Renzi sì o no. La politica non è riuscita a coinvolgere l’ opinione pubblica. E i media non hanno capito cosa c’ era in ballo».