Stavolta si è davvero superato il nostro bel Renzi, andandosi ad infilare in un imbuto di critiche come se già non bastasse quanto avvenuto in Senato con la Legge Elettorale, lo strappo con Mdp, l’addio di Grasso e il caos tra gli elettori dem che vedono un segretario sempre più in rotta di collisione con l’attuale premier Gentiloni. Viene semplice come battuta e non abbiamo il timore di ripeterla, stavolta proprio ci sta: Don Matteo ha davvero fatto il “botto” questa volta, decidendo di fare un comizio nientemeno che… in Chiesa. Esatto, solo che stavolta non ci sono il fidato Pippo, il maresciallo Cecchini e qualche giallo da risolvere (anche se i rebus in casa Pd avrebbero bisogno altro che Don Matteo, non basterebbe James Bond forse..) ma il Presidente Campania De Luca, i leader locali del Cilento in casa Pd e ovviamente tutto il treno che sta seguendo il segretario in giro per l’Italia per una pre-campagna elettorale. Solo che la scelta ardua potrebbe rivelarsi un boomerang vista la reazione non tanto delle opposizioni ma della stessa Chiesa: sentite il parroco della bella chiesa paleocristiana di Paestum, don Johny Kaitharath. «Nè il vescovo nè io sapevamo che doveva venire Renzi. L’abbiamo trovato ieri nella Chiesa. L’autorizzazione – precisa il parroco – era solo per la borsa del turismo archeologico», ha spiegato il sacerdote a Info Cilento (che tra l’altro ha caricato il video del comizio su YouTube, come potete vedere qui sotto). «Queste sono le croci che dobbiamo portare – conclude amareggiato don Johny – la nostra comunicazione la faremo ai fedeli, poi il resto lo lasciamo in pace perché non vogliamo entrare nei giochi della politica che ho lasciato sempre alla libera scelta della gente fuori dalla Chiesa».
DON MATTEO E I DEMOCRISTIANI
Un comizio semi-elettorale che rischia di trasformarsi in un clamoroso autogol, quantomeno in termine di immagine: come giustamente scrive nel suo “Caffè” Massimo Gramellini sul Corriere, «Lo avesse fatto l’Unto del Signore, suo futuro alleato, non si sarebbe parlato d’altro per tre giorni, fino a resurrezione avvenuta. Ma neppure i democristiani della Prima Repubblica si erano spinti a tanto. Quella era gente che in chiesa ci andava nel tempo libero per parlare con Dio e, sotto elezioni, col prete», dove l’Unto è nientemeno che Silvio Berlusconi, che così rifaceva chiamare prima del suo arrivo in politica. Ecco, più che un comizio una predica, visto che l’ha tenuto dall’altare, un Renzi comunque carico a livello politico ed elettorale che forse però – per una volta – non ha azzeccato l’esatto story telling, la perfetta comunicazione. «Tra altare e crocifisso, ha raccontato il suo tour sui binari italiani, aneddoti di quando era a Palazzo Chigi, ha sponsorizzato “l’ottimo” lavoro dell’ex sindaco di Salerno e oggi Governatore Vincenzo De Luca e i risultati della collaborazione tra i due quando era premier, il masterplan per il Sud, ha attaccato il Movimento 5 Stelle e la sinistra», spiega Huffington Post che ha seguito l’ex premier fino in Cilento. La chiesa della SS. Annunziata ospita per qualche giorno un evento culturale che non ha nulla a che fare con il tour politico del segretario Pd: la Borsa Mediterranea per il turismo Archeologico. Ma Renzi, con uno strappo al programma, ha dato qualche frecciatina alla politica nazionale, in un momento in cui viene messo all’angolo in casa sua e dai principali rivali alle prossime elezioni. «Abbiamo preso il Paese in difficoltà e lo restituiamo con un Pil che sfiora il 2%, ma abbiamo fatturato e ordinativi in crescita, gli ordini crescono del 12%», spiega un soddisfatto “Don” che ora però, per poter vincere la prossima sfida elettorale, avrà bisogno di ben altro che un semplice giro in bici (pardon, treno) e arguta intuizione investigativa. Da Don Matteo al “vangelo secondo Renzi”, c’è molta più Dc in Renzi di quanto non lo si possa credere…