Sono ore allo stesso tempo d’attesa e frenesia in Catalogna, dove la decisione del premier Rajoy di ricorrere all’articolo 155 della Costituzione di Spagna ha di fatto revocato ogni autonomia alla regione secessionista. E a poche ore dalla destituzione del parlamento catalano ecco arrivare l’annuncio sulla Gazzetta ufficiale spagnola pubblicata stamani, e ripresa da El Pais: il primo ministro Rajoy ha assunto le funzioni e i poteri del presidente della Generalitat catalana; La vicepremier, Soraya Saenz de Santamaria, a sua volta assume le funzioni e i poteri del vice presidente catalano. E nel frattempo come se la passa il destituito e desautorato Puigdemont? Male, ma potrà anche andare peggio da lunedì: l’ormai ex presidente della Catalogna, infatti, come riferisce il quotidiano Ara sarà oggetto di una denuncia dalla procura dello Stato spagnolo, che contro di lui e contro il governo catalano presenterà le accuse di sedizione e ribellione chiedendo misure cautelari. (agg. di Dario D’Angelo)
PUIGDEMONT SOSTITUITO
La Catalogna non ha più un’autonomia: da ieri sera non ha neanche più un Presidente, un Governo e tutti i vertici del potere regionale; e ovviamente anche la sua dichiarazione di indipendenza proclamata ieri pomeriggio dopo il voto (dei soli indipendentisti però, gli unionisti per protesta sono usciti dalla Generalitat) di ieri a Barcellona. L’epilogo, attuale diciamo, recita un tentativo di Mariano Rajoy di far rientrare “nei ranghi” gli indipendentisti catalani che però ancora ieri sera scendevano in milioni per le strade di Barcellona e Girona. Il discorso, breve, conciso e ricco di misure che il Governo spagnolo attuerà con il famigerato Art.155, tenuto ieri da Rajoy ha deciso quanto segue: nelle primissime decisioni troviamo la destituzione di Puigdemont, di Junqueras e del capo dei Mossos, più la chiusura di uffici del potere catalani. «Al Parlamento catalano hanno vinto i sostenitori del: ‘Quanto peggio, quanto meglio”; Adesso bisogna evitare di fare più danni e tornare alla normalità prima possibile», spiega il premier spagnolo in un durissimo discorso. «Oggi ho sciolto il Parlamento della Catalogna e il 21 di dicembre si celebreranno nuove elezioni autonome,ma lo ribadiscono, non siamo sospendendo l’autogoverno», passaggio interessante sia per la data imminente delle elezioni catalane volute da Rajoy e sia per quell’ultimo passaggio che lascia intravedere, forse, un piccolo spiraglio per poter arrivare dopo il voto di Barcellona di fine dicembre ad un nuovo governo con “restaurata” autonomia pre-referendum. La Catalogna e la Spagna in toto sono un’enorme polveriera e le prossime giornate saranno decisive per capire come e in che termini la regione che da ieri si autoproclama “repubblica democratica” risponderà alle decisioni e misure voltate dal governo centrale e dalla Corona spagnola.
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UE E USA NON RICONOSCONO IL VOTO CATALANO
«Catalogna deve riconciliarsi con la verità e con se stessa»: così Rajoy ieri, mentre Puigdemont ha commentato poco prima, «convocare il governo dopo il voto del Consiglio dei Ministri spagnolo per valutare lo stato delle misure». Così ieri sera in due leader, mentre i ministri spagnoli si sono insediati al posto di quelli regionali, così come stabilisce l’articolo 155: «i ministeri equivalenti spagnoli prenderanno il posto di quelli regionali. Verranno soppressi gli uffici del presidente e del vicepresidente catalano, come anche verranno sospesi i responsabili delle “ambasciate” catalane all’estero, in particolare quella di Madrid e di Bruxelles presso l’Ue, oltre al direttore generale dei Mossos d’Esquadra, la polizia regionale», spiega il premier. Ora per questo weekend si attende la grande risposta della piazza, anzi della doppia piazza a Barcellona: sia i pro che i contro indipendenza hanno dato appuntamento alle folle per manifestare contro le ultime caotiche mosse dei governi di Madrid e Barcellona e potrebbe, in base ai numeri e a cosa effettivamente avverrà, essere decisiva per far pendere la bilancia da una parte o dall’altra nell’ordine di un equilibrio generale davvero appeso ad un filo. Bandiere spagnole sono state ammainate su edifici pubblici in diverse città della Catalogna dopo la proclamazione della “Repubblica” da parte del Parlamento di Barcellona. La bandiera dello Stato spagnolo è stata tolta fra l’altro dalle facciate dei municipi di Girona, Tortosa, Figueres, Lleida e del Parlament. Sono intanto arrivate le prime risposte e reazioni dei governi mondiali alla “Repubblica di Catalogna”, e sono tutte negative: «La Catalogna è parte integrante della Spagna e gli Stati Uniti sostengono le misure costituzionali del governo spagnolo per mantenere la Spagna forte e unita», spiega il Dipartimento di Stato Usa parlando a Barcellona. Così anche l’Unione Europea, con le parole del Presidente del Parlamento Antonio Tajani, «Nessuno in Europa riconoscerà l’indipendenza della Catalogna. Noi non riconosciamo questo voto. Dev’essere sempre e comunque rispettato lo Stato di diritto».