Una notizia data da un’agenzia belga questa mattina ora è stata rilanciata anche da altri siti di informazione fiamminghi: l’ex presidente della Catalogna è stato avvistato assieme ai suoi ministri in Belgio nella capitale Bruxelles e da alcuni fonti rimbalza addirittura la possibilità che i transfughi indipendentisti possano chiedere a breve l’asilo politico per sfuggire alla possibile cattura del governo spagnolo. Per ora infatti sono incamminati per sedizione e ribellione ma il mandato di arresto ancora non è stato definito e potrebbe anche non avvenire, come ha confermato lo stesso Procuratore di Madrid. Ufficialmente non commenta e nelle stesse ore dell’incriminazione trapela che lui stesso e alcuni membri del governo sono a Bruxelles, forse per incontrare alcuni esponenti nazionalisti fiamminghi: di certo però la situazione è assai delicata e se dovessero inasprirsi le misure di Madrid contro la Catalogna allora potrebbe sì scattare la richiesta di asilo politico. Una voce fuori dal coro, il cantautore e deputato uscente indipendentista Lluis Llach, ha da poco spiegato ai media belga: «il presidente Puigdemont, oggi è a Bruxelles in esilio, una vera e propria denuncia contro lo Stato spagnolo davanti alle istituzioni europee e internazionali».
PUIGDEMONT, CHIESTA INCRIMINAZIONE PER SEDIZIONE
La Procura di Madrid ha emesso condanna: «chiedo l’incriminazione del Governatore catalano Carles Puigdemont, dei suoi ministri e della presidente del Parlamento Carme Forcadell per ribellione e sedizione». La svolta, ampiamente prevista, arriva dal procuratore Juan Manuel Maza che ha fatto nello stesso tempo sapere che comunque al momento non ha richiesto l’arresto dell’ex Governatore e del suo staff, come invece pareva essere ormai certo venerdì sera dopo la destituzione del Governo e l’indizione di nuove elezioni in Catalogna. Pare infatti che la Procura voglia sentire prima i vari incriminati e poi eventualmente intervenire con misure cautelari – dunque ancora non escluse – contro Puigdemont e compagnia. L’impressione, non confermata, è che la scelta “soft” di Madrid vada nella direzione di evitare al momento uno scontro duro e forte con la popolazione catalana, specie dopo che ieri una grandissima presenza di persone normalissime è scesa in piazza per manifestare contro l’indipendenza e in favore di una rinnovata pace tra Madrid e Barcellona.
CLIMA SURREALE E GUERRA CIVILE
Ora cosa succederà in Catalogna? Per ora il presidente Puigdemont rimane libero e ancora non è stato arrestato, ma la settimana che scatta oggi dopo l’indipendenza subito commissariata e annullata da Madrid potrebbe davvero far succedere di tutto e il contrario di tutto. È una sorta di guerra nervosa tra Spagna e Catalogna, con i ministri del governo Rajoy che da oggi hanno cominciato a prendere possesso pieno dei ruoli ufficiali che fino a venerdì scorso erano in cerca al governo catalano: la carica per ora che sostituisce Puigdemont è coperta dalla vicepremier spagnola Soraya Saenz de Santamaria che da oggi dovrà anche capire come comportarsi con la polizia catalana, Mossos d’Esquadra in linea teorica ora dipendente da lei e dal ministro degli Interni di Madrid. Il ministro degli Esteri spagnolo, Alfonso Dastis, si è detto fiducioso che la polizia catalana seguirà le indicazioni dal governo centrale e che non ci sarà “necessità” di inviare agenti della polizia nazionale o l’esercito: ma il rischio di uno scontro da un momento all’altro potrebbe avvenire, visto lo stato di surreale calma che domina sia a Barcellona che nel resto della Spagna. Ieri la piazza catalana ha visto un’invasione letterale di milioni di “unionisti” cittadini di Barcellona che non ci stanno a vedere il caos generato per volere di una non maggioranza indipendentista: forse questo ha aiutato un atteggiamento più soft sia di Madrid che degli stessi catalani anti-Spagna, ma non mancano le provocazioni.
LA “PROVOCAZIONE” DI PUIGDEMONT
L’ex consigliere catalano Josep Rull, responsabile per il territorio e la sostenibilità, questa mattina si è recato “normalmente” in ufficio con il piccolo dettaglio che in realtà non avrebbe più un ufficio: si è recato infatti alla Generalitat in quelli che fino a venerdì erano i suoi locali ma al momento il Governo di Spagna ha lasciato un “cuscinetto” di qualche ora per permettere agli ormai ex ministri catalani di prendere i loro oggetti personali e salutare il personale interno alla Generalitat. Ora però, a leggere quanto scritto da Rull nel suo ultimo tweet, qualche problema potrebbe sorgere: «sono qui per esercitare le mie responsabilità che ci ha affidato il popolo della Catalogna». Come lui, ancora più “provocatorio” l’ex presidente destituito Puigdemont: ha da poco postato su Instagram una foto dal di dentro della Generalitat, augurando “buona giornata!”, anche se resta il giallo visto che nessuno lo ha visto né entrare né uscire dal Parlamento catalano. Se Puigdemont ed alleati dovessero oggi ignorare gli ordini di Madrid, la polizia catalana – i MOssos d’Esquadra da venerdì orfani del loro capo carismatico, Jospe Lluis Trapero, indagato per sedizione – dovrebbe provvedere ad arrestare i “ribelli”. Se però non lo dovesse fare le conseguenze sul piano dell’ordine pubblico potrebbero essere, potenzialmente, devastanti.
Al despatx, exercint les responsabilitats que ens ha encomanat el poble de Catalunya. #seguim pic.twitter.com/npc6vFH0rB
— Josep Rull i Andreu (@joseprull) 30 ottobre 2017