“Fatti più in là!”: così cantava un vecchio successo delle sorelle Bandiera, fantasmagorico trio al servizio di Renzo Arbore e della sua band.
“Così vicino mi fai turbar”… è quanto va ripetendo oggi Giuliano Pisapia al turbolento Massimo D’Alema. “Sei troppo divisivo” sussurra il leader-a-parole della sinistra di sinistra. “Agente provocatore renziano” lo liquida coi suoi il líder Máximo.
“I voti al Senato sul Def dimostrano in modo definitivo l’irrilevanza non solo politica ma anche numerica di Mdp”. È quanto scrive in un tweet Giachetti, vicepresidente della Camera ed esponente renziano di spicco. Ed è quanto sembra riecheggiare l’ex sindaco di Milano nei suoi interventi, tesi a convincere gli ex piddini a considerare non un nemico ma un interlocutore l’odiato Matteo. Un diversamente progressista.
Ma i compagni della ditta tengono il punto. E non è questione di risentimenti. Ma di legge elettorale. Perché dietro le prese di distanza dal governo Gentiloni in quanto non sufficientemente sociale si nasconde il timore di Bersani e Speranza di vedersi rifiutare dal Pd un congruo numero di collegi uninominali in posti sicuri. Da qui la minaccia: “Presenteremo candidati autonomi della sinistra vera ovunque”. Renzi intanto lascia fare il lavoro sporco a Pisapia, oggi molto più vicino a lui che non l’attuale sindaco di Milano, Beppe Sala. E continua con garbo inusuale per un toscanaccio del suo stampo a corteggiare, via Gianni Letta e Confalonieri, quello che solo reputa alleato indispensabile: Silvio Berlusconi.