A meno di due settimane dal voto per il Referendum d’Autonomia per Veneto e Lombardia, i sondaggi Demos per Repubblica hanno chiesto ad un campione di elettori veneti cosa ne pensano sul reale significato di questo voto importante, in un periodo in cui inevitabilmente le immagini e le cronache che arrivano dalla Catalogna non potranno non interessare/influenzare l’elettorato in vista del voto politico del 22 ottobre. Secondo i dati emersi, alla domanda «Secondo lei, il referendum, del 22 ottobre a cosa serve veramente?», le principali risposte si sono divise per il 36% sul voler rafforzare la Regione nella trattativa con lo Stato per l’autonomia. il 30% degli intervistati invece ritiene che il voto potrebbe servire ai veneti stessi, una volta per tutte, per fare sapere cosa pensano su autonomia ed eventuale indipendenza dal governo di Roma. Più basse le altre percentuali, con “uno spot per la Lega Nord e per accrescere il consenso in Matteo Salvini” scelto dal 14% come risposta, il 95 invece ritiene che il referendum sia solo un modo per accrescere il consenso di Zaia, Governatore veneto e possibile sfidante a livello nazionale della leadership di Matteo Salvini.
INDEX, LEADER CENTRODESTRA: PER GLI ELETTORI SALVINI DA INCORONARE
Al momento gli elettori di centrodestra indicano ancora Matteo Salvini come leader più credibile nella ipotetica prossima coalizione in vista delle urne 2018: i sondaggi prodotti da Index Research lo confermano, come del resto non eliminano la candidatura di Berlusconi che resta ancora in forte fiducia, specie con il supporto del voto “moderato”. Male invece Giorgia Meloni che dopo lo strappo sul referendum in Lombardia e Veneto, considerato dalla leader di FdI “inutile”, non sale nelle preferenze dei propri elettori: guardando i dati prodotti da Index, si scopre che ad oggi Salvini resta in testa con il 37,9% dei consensi, mentre Berlusconi con il 35,4% non mollerebbe in eventuali “primarie” di coalizione organizzate tra il popolo del centrodestra. Malissimo Meloni, con l’8,5%: va detto, nell’analisi statistica non sono stati presi in considerazioni altri possibili leader, da Alfano a Parisi fino ad Antonio Tajani. (Agg. Massimo Balsamo)
PIEPOLI, FIDUCIA LEADER: GENTILONI DOPPIA RENZI
Le analisi e i sondaggi prodotti sulla fiducia leader politici italiani mostrano, oltre al primo posto saldamente in mano al Capo dello Stato Sergio Mattarella, un calo netto di Matteo Renzi che non riesce a recupera quel “tocco magico” perduto ormai mesi fa durante la campagna del referendum 4 dicembre 2016. I dati prodotti dal sondaggio Piepoli indicano un Premier Paolo Gentiloni più in forma che mai, reale “nemico” interno al Pd per il segretario: 46% contro il 28% di Renzi, quasi doppiato dal suo Presidente del Consiglio. Di Maio raggiunge Renzi, dimostrando una ripresa dopo i guai delle Primarie online, mentre per Matteo Salvini il 24% lo lascia invariato al pari di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia. Per la leadership del centrodestra, Silvio Berlusconi crolla nei consensi con il 19%, addirittura battuto da Beppe Grillo, fondatore M5s, con il 21%.
EMG, SEGGI COALIZIONI: L’UNICA MAGGIORANZA È POPULISTA
Se si guardano i risultati dei sondaggi prodotti da Emg Acqua sui numeri dei seggi alla Camera per coalizione – ovviamente con il sistema elettorale attuale e con soglia al 3% – un dato su tutti emerge: l’unica maggioranza possibile oggi nel Paese è sovranista, populista, ovvero comprende Lega Nord, Fratelli d’Italia e Movimento 5 Stelle. Una coalizione al momento improbabile ma non così tale se il risultato delle urne fosse quello previsto al giorno d’oggi: Pd con le Sinistre non vanno oltre i 209 seggi, con l’aggiunta di Alfano stesso risultato visto che Alternativa Popolare ad oggi non entrerebbe in Parlamento. Le larghe intese – una sorta di nuovo Patto del Nazareno Pd-FI-Ap-Autonomie – potrebbero contrastare i sovranisti con i loro 303 seggi ma dovrebbero trovare altri parlamentari disposti all’accordo e non è certo così semplice in un Parlamento con sbarramento per i piccoli partiti. Da ultimo, il centrodestra non va oltre i 226 seggi: insomma, i 320 seggi dei populisti ad oggi sono insuperabili. Se poi riuscissero anche ad andare d’accordo sarebbero davvero temibili per un governo sovranista.