Sebbene un voto regionale non si possa d’ufficio paragonare a quello nazionale, questa volta la Sicilia ha dimostrato, spiega Carlo Buttaroni dell’istituto Tecnè, confrontando i sondaggi, che l’Italia si sta ormai muovendo in quella direzione: “La Sicilia riflette abbastanza bene le dinamiche nazionali, la graduatoria tripolarizzata si sta confermando quella del voto siciliano: al primo posto in vantaggio crescente il centrodestra, al secondo stabili o in crescita i 5 Stelle e al terzo una sinistra ormai in fase sempre più calante”.
Buttaroni, i dati del voto siciliano vanno tenuti in Sicilia o sono estendibili al resto del Paese?
Come dinamiche possiamo dire che sono assolutamente estendibili al resto del paese. In questo momento il centrodestra è molto avanti, a livello nazionale tocca tranquillamente il 35%, è la prima coalizione. I 5 Stelle dimostrano di essere sempre in grado di giocarsela, con un balzo che in Sicilia li ha visti guadagnare quasi dieci punti percentuali, il 34,7 rispetto al 26,3 a livello nazionale. Il Pd in Sicilia è invece crollato dal 25,6 a livello nazionale al 13, ed è un crollo che prosegue inesorabile, come ci dicono i primi dati di un nuovo sondaggio che stiamo per pubblicare.
Anche Renzi continua a scendere? Chi può risolvere i problemi della sinistra, un outsider come magari Grasso?
E’ difficile dirlo. In questi anni si è pensato più a picconare che a costruire, è difficile che la sinistra in così beve tempo risolva la situazione. E’ in corso uno smottamento di una base storica di valori e di cultura dell’area ulivista, ma è l’idea del salvatore che manca.
Gentiloni, Minniti?
L’ultima rilevazione fatta nei giorni del voto ci dice di un Pd in ulteriore calo. Forse più il primo, Gentiloni, può avere la figura del leader, ma è un problema di politiche e di perimetri, non soltanto di nomi.
Berlusconi è ancora quello di una volta? Può rappresentare un valore aggiunto?
Questa è una domanda che ritorna ogni olta che si va a votare. E’ vero che ha 5 anni in più, però in qualche modo ogni volta ritorna. E tutte le volte che è tornato non è mai stato lo stesso e questa è una dote straordinaria.
Cioè?
Saper interpretare il paese e il suo ritmo ogni volta in modo nuovo. Che Berlusconi piaccia o non piaccia, ha una capacità straordinaria di essere sempre contemporaneo.
Ma la lotta per la leadership tra Salvini e Berlusconi come si risolverà?
Il problema della leadership con questa legge elettorale è un po’ secondario. Sappiamo che il centrodestra unito ha vinto in Sicilia, ma non è una novità, era successo anche prima, è capacità di essere coalizione. Ciò che questa legge elettorale non chiede di esplicitare è chi debba essere il leader.
E’ una problematica interna alla coalizione che conta o non conta in termini di voti?
Conta, ma non in questo momento. La nuova legge è per due terzi proporzionale, il problema del capo del governo si risolve dopo il voto. Il Rosatellum introduce però un elemento fondante della coalizione, perché il traino del carro del consenso lo fanno i collegi uninominali. Per questo il centrodestra è più competitivo, è una coalizione che ha dimostrato sempre salvo in rarissime occasioni di presentarsi unita.
I 5 Stelle hanno sfiorato la vittoria, ma c’è chi dice che non siano riusciti a portare al voto il vasto popolo degli astensionisti, è così?
E’ una critica un po’ troppo severa: portare al voto gli astensionisti non è riuscito a nessuno. C’è stata invece una quota di elettori 5 Stelle che è andata a votare proprio perché la proposta politica era quella. I 5 Stelle hanno confermato in Sicilia di essere capaci come già in passato di essere un punto di riferimento importante. La loro non è stata una sconfitta né un’esaltante vittoria.