“Molti mi hanno detto che ero un uomo solo al comando, allora invito tutti a darmi una mano”. Matteo Renzi alla direzione del Partito democratico. Proprio così. Al massimo potete darmi una mano.
In soldoni: lui non vuole nessuno in coalizione che metta in discussione la sua leadership. E di conseguenza in coalizione con il Pd non vuole andarci nessuno che non siano i replicanti “Casini sti” o i “fintisinistri” alla Pisapia, ma a pensarci bene neanche lui.
Un solo attore protagonista. Per il resto nel cast c’è posto solo per le controfigure.
Coalizione larga dice Renzi. Ma senza marcia indietro su nessuno degli errori commessi in questi anni. Non pongo veti a tutti quelli che decidono di accodarsi senza nemmeno mugugnare. E nello stesso tempo confermo che destra e sinistra sono concetti superati, irritanti quasi come il sostantivo “partito” o l’aggettivo “collettivo”.
La sola concessione dopo la disfatta siciliana Renzi la fa restituendo alla sinistra tutta un nemico comune. Il nemico di sempre dei girotondi che lui stesso ha provveduto a risuscitare. Grillo appare meno ingombrante adesso. Se la coalizione si farà è richiamando in servizio permanente effettivo gli odiatori di Silvio Berlusconi. Per farlo ha chiesto a Rai e La7, dove si annidano a decine i suoi reggicoda, di riesumare persino Walter Veltroni, cui spetta il difficile compito di evocare il pericolo della “destra populista e xenofoba”, che metterebbe a rischio la democrazia al punto che agli sventurati elettori di sinistra non resterebbe altra opzione che votare il “giovin signore” di Rignano sull’Arno.
Stancamente la seconda repubblica ripropone prima delle elezioni politiche lo schema di sempre; complice una legge elettorale fatta su misura per le coalizioni in chiave anti-Movimento 5 Stelle. Il disegno di Renzi appariva scontato: fingere di fare una coalizione di sinistra per poi governare, una volta raccolti i voti dei compagni, con la destra. Ma dopo la Sicilia, Berlusconi ha capito che la gente tornerà a votare centrodestra nonostante i disastri del passato. Ed ha realizzato che sarebbe letale offrire una sponda a Renzi. Così si torna al vecchio copione. Addirittura domenica a Roma in una riunione condominiale di Alternativa popolare, pomposamente chiamata conferenza programmatica, anche Lupi ed Alfano sono tornati ad evocare i “komunisti”. Chissà mai che tra Berlusconi e Renzi, che i comunisti non li hanno mai sopportati, non ci scappi uno strapuntino…