Il municipio di Ostia sta per scegliere la sua nuova guida politica. Dopo due anni di commissariamento per infiltrazioni criminali, le urne apriranno domani mattina alle 7 per chiudersi alle 23, con 183 seggi vigilati anche da agenti in borghese. Il clima non è dei più sereni sul litorale romano: lo testimonia l’intimidazione al circolo Pd di Ostia con il portone bruciato da ignoti. C’è un altro spettro che incombe sulle elezioni ad Ostia: l’astensionismo. Nell’ex circoscrizione romana al primo turno hanno votato appena il 36,15% degli aventi diritto, quindi il timore è che tale percentuale diminuisca ancora. A sfidarsi per la poltrona di presidente del X Municipio di Roma sono Giuliana Di Pillo (M5S) e Monica Picca (FdI), ma nessuna delle due ha fatto il pienone in piazza, e questo è un altro segnale di disaffezione crescente dei cittadini, forse legata proprio agli episodi intimidatori delle ultime due settimane. (agg. di Silvana Palazzo)



DOPPIO TEST PER M5S

Il ballottaggio di Ostia rappresenta un doppio test per il Movimento 5 Stelle. Il voto di domani permetterà infatti di scoprire l’appeal nei confronti dell’elettorato di sinistra e di misurare concretamente l’effetto Raggi. Si tratta di due elementi importanti per valutare poi il peso del M5S in prospettiva: verso le regionali, visto che in corsa c’è la candidata governatrice Roberta Lombardi, e verso le politiche, con la scalata di Luigi Di Maio. L’emorragia c’è stata e il nervosismo, secondo il Sole 24 Ore, è palpabile pure ai vertici. La rivale della Di Pillo è la candidata della destra Picca, che potrebbe contare sul sostegno di CasaPound. La missione è difficile per i pentastellati: devono recuperare terreno a sinistra dopo aver virato a destra a livello nazionale e sperare nel ritorno alle urne di chi al primo turno si era astenuto. I Cinque Stelle parlano di «moderato ottimismo» a taccuini chiusi. (agg. di Silvana Palazzo)



A FUOCO PORTONE SEDE PD

Diventa sempre più pesante il clima intorno al ballottaggio ad Ostia. Alla vigilia del voto fa scalpore la notizia che il portone della sede del Pd è andato a fuoco la notte scorsa. Un incendio di natura dolosa quello sviluppatosi all’esterno degli ambienti del Partito Democratico, che soltanto poche ore prima aveva promosso una manifestazione antimafia. A commentare l’intimidazione subita è stato il segretario Matteo Renzi:”Un abbraccio affettuoso a tutti i ragazzi del Pd di Ostia. Lo diciamo con forza: il Pd non si fa intimorire e non si fa minacciare. Il messaggio deve arrivare chiaro a tutti, il Pd non ha paura: proveranno in tutti i modi a zittirci, a tapparci la bocca ma noi resistiamo con grande determinazione e grande tenacia”. Solidarietà è arrivata anche dalla sindaca di Roma, Virginia Raggi, che su Twitter ha scritto:”Solidarietà al circolo PD di Ostia. Tutti uniti nella condanna di un vile atto intimidatorio che non ci spaventa”.



LA PARTITA POLITICA

C’è solo un numero che conta davvero alla vigilia del ballottaggio di Ostia: 2309. Sono i voti di scarto che al primo turno hanno consentito a Giuliana Di Pillo (M5s) di conquistare i gradi di favorita rispetto alla candidata del centrodestra, Monica Picca, nella battaglia finale per il X Municipio. Uno scarto esiguo, a dimostrazione che se in generale in un ballottaggio i valori del primo turno si azzerano, se l’affluenza horror è destinata a calare per via dei tanti candidati fuori causa, ancora di più ad Ostia assisteremo ad un caso limpido di lancio della monetina. Su quale faccia cadrà? Non aiuta a scoprirlo neanche l’atteggiamento degli sconfitti, se così è possibile chiamarli. CasaPound, ad esempio, con il 9,08% conquistato al primo turno, è matematicamente in grado di fare da ago della bilancia, considerando che Di Pillo ha ottenuto il 30,21% e Picca il 26,68%. Il movimento di estrema destra, però, dopo la grande affermazione elettorale ha di fatto sciolto le righe: liberi tutti, anche di non andare a votare. Lo stesso ha fatto il Pd (lui sì, sconfitto), che con il 13,61% è chiamato ad una riflessione importante. Dunque, come andrà a finire? Visto il contesto, sembra un thriller, più che un’elezione.

MAFIA E SPADA

Il contesto, dicevamo. Il ballottaggio di Ostia non nasce sotto i migliori auspici. Si parte dallo scioglimento del Municipio per mafia, si passa per un commissariamento durato due anni, e s’arriva alle polemiche degli ultimi giorni. Il riferimento al clan Spada, una delle famiglie che controllano il territorio di Ostia, all’endorsement pronunciato nei confronti di CasaPound – che non a caso ottiene un risultato di impatto nazionale – non è neanche velato. Non può esserlo dopo l’aggressione subita da Daniele Piervincenzi, giornalista della trasmissione di Rai Due, Nemo-Nessuno escluso, che si è visto raggiungere da una testata da parte di un componente del clan, Roberto Spada, che gli è costata il setto nasale. Negli ultimi comizi, tanto la Di Pillo del Movimento 5 Stelle, tanto Monica Picca di Fratelli d’Italia (ma candidata espressione di tutto il centrodestra) annunciano di non volere i voti del clan. Ma a meno che non restino tutti a casa, il Municipio sarà in parte assegnato anche grazie ai loro voti.

GLI ULTIMI COMIZI

Quel che è certo è che non si può ridurre la battaglia per il ballottaggio di Ostia ad una partita locale. Se non parlassimo di un Municipio di Roma, avremmo a che fare con un comune di 231mila abitanti, la quattordicesima città italiana. Ecco perché le conseguenze del voto avranno eco nazionale. Ecco perché a chiudere la campagna elettorale sono i vertici dei partiti impegnati al ballottaggio. Ad affiancare la candidata grillina c’è Virginia Raggi, ma insieme a lei si vedono anche Alessandro Di Battista e Paola Taverna. La sindaca di Roma, come riporta Il Corriere della Sera, parla con cognizione di causa di risultato potenzialmente “storico” e lancia la sua ex delegata al litorale, con cui “abbiamo fatto delle cose anche senza governare il municipio, un vantaggio perché saprà far partire la macchina”. Giorgia Meloni non è meno battagliera, e dopo aver ironizzato su una foto che la immortala con Silvano Spada (fa salire due cartoni di Lupin e Diabolik, “Sapete che faccio foto con tutti i malfattori della storia. Stasera voglio prima nome, cognome e casellario giudiziario“), fa leva sull’orgoglio della brava gente di Ostia:”Qui non è Romanzo Criminale, ci sono 230mila persone oneste e due, tre famiglie mafiose“. Come finirà? Servirebbe la palla di vetro.