Ius soli e biotestamento sembrano l’ultima chance in mano a Renzi per tentare di unire il Pd e le sigle che stanno a sinistra. Ma Renzi e Gentiloni dovrebbero fare molto bene i loro conti, perché “se Ap non votasse la fiducia, Gentiloni potrebbe cadere” sostiene Luciano Ghelfi, quirinalista del Tg2. Non solo. Il tema migranti offrirebbe un eccezionale vento nelle vele del centrodestra. Ma anche dalle parti di Berlusconi e Salvini c’è poco da stare allegri, perché dopo il voto il loro patto elettorale potrebbe avere le ore contate.
Luciano Ghelfi, la consultazione di Piero Fassino otterrà qualche risultato?
Il suo è un tentativo obbligato. Ma sulle chances di successo è lecito nutrire dubbi, sia perché la sua missione appare tardiva, sia perché è incerto che cosa possa concedere. Tardivo perché c’è pochissimo tempo per costruire un’alleanza, al massimo sino a Natale, mentre dal punto di vista dei contenuti le distanze fra il Pd e la galassia che orbita alla sua sinistra appaiono al momento ampie.
Renzi non può mettere in discussione il Jobs Act, anche se Fassino sventola possibili modifiche. i punti salienti di Mdp riguardano temi chiave: scuola, fisco, welfare.
Appunto. Fassino cercherà di allargare il più possibile la coalizione, magari usando l’esca di qualche ritocco al Jobs Act che non lo sconfessi. Quindi sì a socialisti, verdi, radicali, europeisti di Della Vedova. Oltre questo perimetro tutto è possibile: sia che l’ex segretario dei Ds fallisca e si coaguli un consistente listone a sinistra del Pd, sia che riesca a convincere solo una parte di quel mondo, Pisapia dentro (magari grazie ai buoni uffici di Prodi), e Bersani fuori. Del resto, oggi le distanze fra Pd e Mdp sembrano davvero incolmabili.
Su ius soli e biotestamento le sinistre-sinistre non potrebbero tirarsi indietro. Ma è la base sufficiente per fare la sospirata coalizione di centrosinistra?
Ius soli e testamento biologico sono due terreni facili di convergenza e il sì a queste due leggi riavvicinerebbe le posizioni a sinistra. Ma in entrambi i casi sarebbe temerario portare i due provvedimenti in votazione senza avere la certezza di avere i numeri per farli passare, soprattutto in Senato.
Se dovesse restare fermo il no dei centristi?
A farne le spese potrebbe essere il governo. Se Alternativa Popolare non votasse la fiducia, Gentiloni potrebbe cadere, complicando la marcia verso una fine ordinata della legislatura. Renzi dovrà farsi bene i conti.
La manovra è blindata oppure potrebbe essere anch’essa oggetto di concessioni da parte del governo — e di Renzi — per agganciare Mdp?
Sulla legge di bilancio i margini di manovra sono molto ristretti. E abbiamo anche gli occhi dell’Unione Europea addosso. Poi di quanto Padoan ha concesso sin qui è difficile immaginare, a parte, forse, qualche ritocco sulla questione dell’età della pensione.
Come vede al momento le posizioni di Grasso e dei “padri nobili”, Veltroni e Prodi? Intendono mollare Renzi senza dirlo? O cos’altro?
Grasso ha mollato Renzi esplicitamente. Veltroni e Prodi, invece, sono animati dal sincero desiderio di evitare che le divisioni nel campo del centrosinistra spianino la strada al ritorno del centrodestra a Palazzo Chigi. Sono in campo più per evitare questo rischio che per aiutare Renzi.
I consensi del Pd sono sempre in calo. Perché?
Non è difficile ipotizzare che i democratici oggi siano percepiti come divisi e divisivi. Molto probabilmente se questa tendenza fosse invertita, e il messaggio fosse di un sincero tentativo di ricostruire un’alleanza di centrosinistra, il tradizionale elettorato di quest’area gradirebbe. Poi, alle elezioni mancano più di quattro mesi e tutto può ancora accadere.
Se si andrà verso un confronto diretto tra centrodestra e M5s, è possibile che gli elettori moderati tanto ambiti da Renzi utilizzino il “voto utile” preferendogli Berlusconi?
Mi sembra di vedere che questo fenomeno si è già verificato in Sicilia. E non è escluso che possa ripetersi a livello nazionale. Non a caso Berlusconi ha messo da alcune settimane nel mirino proprio i 5 Stelle. Da qui a fare appello ai moderati per sbarcare la strada dei grillini verso Palazzo Chigi il passo è breve.
M5s e centrodestra hanno la possibilità di raggiungere il fatidico 40 per cento?
L’unico raggruppamento che oggi sembra nelle condizioni di arrivare al 40 per cento è il centrodestra. Ma è un’ipotesi abbastanza remota, che potrebbe essere resa possibile soprattutto dagli errori degli avversari.
Ad esempio?
L’approvazione dello ius soli potrebbe mettere in questo senso molta benzina nel motore del centrodestra.
La Lega a vocazione nazionale di Salvini e il nuovo europeismo Berlusconi sono al momento una contraddizione insanabile. Si risolverà?
Senza dubbio questo è il tallone d’Achille del centrodestra in questo momento. Ma il profumo di vittoria costituisce un collante formidabile, almeno sino al giorno del voto. Dalla mattina successiva, invece, tutto è possibile, soprattutto se i numeri rendessero indispensabile una riedizione delle larghe intese. A quel punto le strade di Berlusconi e Salvini potrebbero anche separarsi. Ma tutto dipende dai numeri.
Rimane il mistero di come il Pd con la sua legge elettorale abbia potuto regalare così i collegi del nord al centrodestra. Ci sfugge qualcosa?
Non ho una risposta definiva. Il Pd si sentiva forte, ed ha agito di conseguenza. Ma in Italia sembra quasi una regola che non approfitti della legge elettorale il partito che la scrive. Fu così nel 1953 con la “legge truffa” voluta dalla Dc, di nuovo con il Mattarellum del 1993 e da ultimo con il Porcellum targato centrodestra nel 2005. Una sorta di maledizione della legge elettorale.
C’è la possibilità che i meccanismi del Rosatellum favoriscano in qualche modo una convergenza post-voto tra sinistra-sinistra e M5s?
Tutto dipenderà dai numeri. E se così fosse torneremmo all'”attrazione fatale” dello streaming di Bersani visto nel 2013. Ma in quel caso i grillini dovrebbero scegliere se dialogare con Mdp o con Lega e Fratelli d’Italia. Guardare contemporaneamente a destra e a sinistra rende strabici.
(Federico Ferraù)