Per essere eletto non bastano molti voti, ci vuole pure fortuna.

Così potrebbe essere raccontata la recente vicenda elettorale di Giuseppe Ferrarello, ex sindaco di Gangi, splendido comune sulle Madonie, in provincia di Palermo, che pur avendo avuto un plebiscito di voti non è entrato nella nuova Assemblea regionale siciliana. Ma andiamo con ordine.



Quando fu decisa la candidatura dell’allora rettore in carica (e ora nuovamente in carica) Fabrizio Micari, si pose il problema della creazione di liste a sostegno del candidato. Il suo più autorevole sponsor era il sindaco di Palermo Leoluca Orlando il quale, non avendo sufficienti consensi al di fuori della sua città, pensò di inventare una lista su cui far confluire i consensi dei sindaci dell’isola che sostenessero la candidatura di Micari. Detto, ma non fatto, perché, malgrado il sostegno degli elettori del “Megafono” di Crocetta, e grazie anche ad una superficiale gestione organizzativa nella presentazione delle liste, quella in questione, denominata “Arcipelago Sicilia”, più comunemente definita la “lista dei territori”, non ha ottenuto dai territori siciliani la risposta che ci si attendeva. Addirittura la lista a Messina e Siracusa non era presente.



Ciononostante Giuseppe Ferrarello ha fatto una campagna elettorale a dir poco travolgente, ovviamente nelle zone in cui era conosciuto. Si racconta della visita elettorale fatta da Micari la sera di sabato 28 ottobre a Gangi, con grande concorso di pubblico e di sindaci del territorio circostante. Ma la Sicilia è grande, ha quasi 400 comuni e forse molti sindaci non hanno fatto a tempo a comprendere l’importanza che questa iniziativa avrebbe potuto avere anche per loro. A conclusione della memorabile serata aveva dichiarato: “Tanto affetto mi commuove, in questi giorni sto facendo un’esperienza che conserverò per tutta la vita, grazie a tutti e ai tanti amministratori e consiglieri che hanno voluto e stanno sostenendo la mia candidatura, un risultato lo abbiamo già ottenuto: ed è quello di abbattere i campanili, per la prima volta nella storia le Madonie sono coese e unite in un unico progetto che non è il mio, ma è quello di un’intera collettività, il mio impegno sarà rappresentarvi alla Regione”.



Ma le cose non sono andate per il giusto verso. Tutta colpa del sistema elettorale siciliano che prevede per le liste uno sbarramento al 5 per cento. La lista in questione si è fermata sotto la fatidica soglia e così tutti e i tanti voti raccolti da Ferrarello e i pochi raccolti degli altri candidati sono andati persi.

Più in concreto Ferrarello ha raccolto 9.222 preferenze, ma tutte inesorabilmente inutili. Basti pensare che il grande vincitore Gianfranco Miccichè ha raccolto 7.580 consensi e adesso punta alla presidenza dell’Ars e Antonello Cracolici, assessore all’Agricoltura uscente, ha raccolto nella lista del Pd 2mila voti in meno, ma è stato eletto.

Ed ora passiamo ai commenti del buon Ferrarello. “Ho preso voti per quello che ho fatto. Ho portato Gangi al titolo di ‘Borgo più bello d’Italia’ e ho inventato le case a un euro prima di Vittorio Sgarbi: a Salemi sono andate male, da noi bene perché io sapevo fare l’amministratore. Così ogni mio concittadino ha chiamato un amico in un altro paese”. E ancora. “E’ stata un’esperienza bellissima. La gente mi votava per le cose che ho fatto, non perché appartengo a un apparato. É stata la campagna elettorale più bella della mia vita. Ho riportato a votare elettori che disertavano le urne da anni. Ora non posso abbandonare tutta questa gente”.

E qui arriva l’inesorabile domanda sul futuro. “Vorrei candidarmi alla Camera”, risponde. Con chi? “Voglio parlare con lo schieramento che mi ha candidato, ma potrei andare anche nel centrodestra. Voglio mettere a disposizione la mia competenza”. La posta in gioco è alta: oltre alle sue competenze ci sono le sue 9.222 preferenze, che possono essere utili a molti.

In un’intervista il già sindaco Ferrarello si è dichiarato “democristiano” e in fondo ai democristiani, si sa, si può perdonare tutto.