La sinistra si spacca definitivamente e si delineano le due aree che andranno al voto: Pd con Pisapia e Alfano (e forse anche Casini) e Mdp, Sinistra italiana e Civati. Ce la faranno Bersani e soci a prendere i voti di Renzi? Secondo Roberto Weber, responsabile dell’area ricerche dell’istituto Ixè, prenderanno qualcosa che li farà entrare in Parlamento, “ma come hanno dimostrato il voto in Sicilia e a Ostia, i delusi di quella che oggi chiamiamo sinistra voteranno Movimento 5 Stelle”: “Se prende piede questa sindrome, il Pd avrà serie difficoltà in molte zone d’Italia”.



Weber, Mdp e Sinistra italiana quanto valgono? Chi sono in grado di attrarre? I delusi del Pd?

In realtà c’è un pezzo di sinistra che non si è mai ritrovata nel classico circuito dei Ds e poi del Pd, poi c’è un altro pezzo che esce dal Pd e va verso Mdp e SI, quindi ritengo che il valore massimo che possano toccare è quello del 6 o del 7%. 



Dunque il Pd non è destinato a perdere grosse porzioni di elettori verso sinistra?

Quello che è difficile valutare in questa fase è proprio la tenuta di un pezzo almeno di elettori del Pd che vedono allontanarsi quella che si è autodefinita sinistra, anche se non mi risulta che Bersani sia mai stato nella sinistra del partito. Può essere che stia maturando una quota ulteriore di fastidio verso Renzi e che prendano qualche voto in più.

Non sembra che lei veda una perdita seria del Pd verso la “sinistra”. Il Pd tiene o i delusi vanno da qualche altra parte? 

Per anni i leader del Pd hanno detto che l’unico loro vero antagonista era il M5s, poi negli ultimi mesi è sembrato prendere il sopravvento il centrodestra. Ma se guardiamo alle ultime due occasioni molto vicine fra loro, e cioè il voto siciliano e quello di Ostia, quest’ultimo pur con un grande astensionismo, possiamo dire con certezza che gli elettori del Pd sono andati in soccorso dei 5 Stelle. Il nuovo sindaco di Ostia, 5 Stelle, ha ottenuto circa 18mila voti in più della volta precedente. Arrivano in larga misura da quella che si definisce sinistra. Se prende piede una sindrome del genere le elezioni politiche diventano per il Pd in determinate aree molto pericolose.



Dal punto di vista elettorale, è il proporzionale che trascina i collegi uninominali, o viceversa? Chi è premiato?

E’ sempre il proporzionale che trascina. Nel 1994 facemmo una ricerca per l’allora Ds di tipo qualitativo e quantitativo. Emerse in modo chiaro che Berlusconi a due mesi dal voto si avvicinava alla vittoria. Portai i risultati ai Ds e mi dissero: “ma questo non è un problema perché nei collegi li faremo fuori”. Sbagliarono completamente. La valenza dello schieramento politico è più pesante della dimensione personale, in qualunque posto c’è una coalizione che è più forte questa vincerà.

Non contano dunque le figure carismatiche che portano voti?

Citando lo scomparso Umberto Veronesi, lui avrebbe potuto vincere in qualunque schieramento si fosse presentato. Ma quanti Veronesi ci sono oggi in Italia? Pochissimi.

Dunque chi sarà avvantaggiato?

Il centrodestra nettamente, basta fare le somme.

A proposito di somme, quanto vale oggi? Tra Berlusconi e Salvini chi prende voti a chi?

Il centrodestra oggi è tra il 33 e il 35%. Salvini ha preso parecchi voti di Berlusconi, ha parecchi voti propri, mentre Berlusconi sta recuperando il suo elettorato antico e anche un elettorato in prestito in un momento di disorientamento etico-politico qua e là.

Le recenti elezioni hanno dimostrato una crescita ulteriore dell’astensionismo, secondo lei alle prossime nazionali ci sarà un recupero di voti?

No, non credo. Penso anzi che ci sarà ancora un calo rispetto alle ultime politiche, recuperi direi di no. Un recupero ci sarebbe se ci fosse il bipolarismo ma non è il caso. 

Chi sono i delusi che non votano?

La maggior parte dei delusi viene dal centrodestra, e se ci sarà un po’ di recupero andrà a loro. Berlusconi ha promesso il ministero della terza età, mille euro di pensione a tutti, in campagna elettorale è sempre il migliore. Dopo è un altro discorso.