Il caso di Bari dal Consiglio Comunale arriva ad una eco nazionale importante: i fatti prima di tutto, le domande in secondo luogo. In pratica alla Consigliera in Gruppo Misto, Irma Melini, qualche “simpatico” collega che forse pensava bene di ritrovarsi ancora sui banchi delle medie (ma neanche, i ragazzini sono di norma molto meglio) le ha scritto sul voto segreto “Irma la t….a” dove ovviamente i punti erano tutt’altro che presenti. La seduta del Consiglio Comunale per le elezioni con scrutinio segreto dei componenti della giuria popolare, si è subito interrotto con l’imbarazzo forte del consigliere che stava scrutinando e con la stessa Melini che scoppia in lacrime. Apriti cielo: bufera su tutto il Comune, con il sindaco renziano Antonio Decaro che denuncia il subito tutto alla Magistratura, esattamente come fatto dalla sua ostinata collega all’opposizione. Battagliera, pugnace nelle discussioni contro la Giunta Decaro e spesso in passato protagoniste di risse verbali a livello pubblico, la Melini ha denunciato ignoti per vilipendio all’ istituzione comunale, offesa a pubblico ufficiale e diffamazione aggravata. Tutto il Consiglio in un primo momento si è volontariamente proposto alla perizia calligrafica per poter scovare l’autore, ma in un secondo momento ha fatto “ritirata” davanti all’estrazione per il grafologo incaricato dell’esame. Da 13 volontari sono passati in 3, con la maggioranza che ha preso la posizione ribattuta anche da Decaro, “ci pensano i giudici che stabiliranno la verità”, l’opposizione che in pochissimi segue la “promessa” fatta alla Melini.
IL PROBLEMA DELLA PRIVACY SUL VOTO
«È un attacco sessista per infangare onorabilità e dignità di una donna politica.La mia attività è inarrestabile: è fastidiosa per molti? Si pensa di colpirmi così?», spiega Irma Melini intervistata dalla Stampa. «Da prime valutazioni la calligrafia ha un bel tratto deciso e armonioso: potrebbe appartenere a una collega. Ma sarebbe davvero inaccettabile per me», spiega con sorpresa la consigliera attaccata. Resta però un punto finora non affrontato neanche dai media in queste ore convulse sul caso Melini: andare a scovare l’autore dell’ignobile insulto tramite l’analisi grafologica dello scrutino segreto potrebbe aprire un contenzioso etico-politico di difficile soluzione. Si toglierebbe così infatti il diritto alla privacy del voto, con un’intero Consiglio Comunale che verrebbe a scardinare una delle basi principe della democrazia sul voto, per l’appunto, segreto. Sono casi diversi chiaramente, ma è come se si dovesse scoprire chi sono tutti quegli elettori che durante le elezioni scrivono sulle schede qualche insulto o parola fuori posto contro il tal consigliere/candidato. Resta ignobile e assai stupido il gesto fatto dalla/dal consigliere contro la Melini, resta bieca la reazione “moralistica” del Consiglio Comunale che prima propone la solidarietà e poi ritira la mano, ma neanche si può togliere il problema di un’analisi investigativa su chi sia stato l’autore della bravata sconfessando, di fatto, il voto segreto.