Il suo nemico per anni, già durante Mani Pulite e poi in politica nello scontro tra Ulivo e Forza Italia: sul fronte della incandidabilità o meno di Silvio Berlusconi – la cui decisione della Corte dei Diritti dell’Uomo a Strasburgo è appesa ad una sentenza che potrebbe arrivare anche tra sei mesi – scende in campo Antonio Di Pietro, proprio lui, il magistrato prima e politico poi “nemico giurato n.1” dell’ex Cavaliere. Ha parlato in una intervista su Il Dubbio, il quotidiano diretto da Piero Sansonetti, e ha dato un suo parere importante sulla decisione e sui tempi che la Cedu dovrà impiegare per dare sentenza definitiva sull’effettiva incandidabilità di Berlusconi alle prossime Elezioni Politiche (per effetto della Legge Severino sui condannati in Parlamento). «La Corte europea dei diritti dell’uomo deve decidere su Berlusconi prima delle elezioni. Altrimenti si rischia di avere un risultato falsato», spiega l’ex magistrato protagonista del Pool di Mani Pulite. «credo che una cosa è la sentenza penale che è passata in giudicato, quella è, e quella resta: è stato condannato in via definitiva per evasione fiscale. Altra cosa è la valutazione che la Cedu deve fare sul fatto se gli effetti extrapenali di questa sentenza si possono applicare anche a reati commessi precedentemente alla legge che è stata fatta. Io ritengo di sì perché chi è stato condannato per reati gravi come l’evasione fiscale non deve stare in parlamento. Ecco, io penso che sia meglio che la Corte decida prima che si facciano le elezioni».
SENTENZA BERLUSCONI, DI PIETRO: “SONO CONTRO LA RETROATTIVITÀ DELLE LEGGI”
Secondo Di Pietro il problema sulla campagna elettorale potrebbe essere devastante se la decisione della Cedu non arriva in tempi “brevi”: se infatti la corte europea decide due mesi dopo il voto, ad esempio, durante la campagna «si sosterrà che Berlusconi non si è potuto candidare e poi magari la Cedu invece deciderà il contrario. E dopo la campagna elettorale si potrebbe dire che il risultato è stato sfalsato da quella decisione intervenuta troppo tardi. Stiamo parlando di effetti politici importanti per le elezioni, quindi penso sia meglio che la Cedu ci dica prima se sono stati violati i diritti dell’uomo o meno». Nel merito della legge Severino e sulla applicazione retroattiva della stessa per reati commessi prima dell’esistenza di quella norma, il giudizio dell’ex magistrato è diviso in due “tempi”. «Nella nostra Costituzione è previsto che gli effetti penali valgono da quando c’è la legge e quindi non possono avere effetti retroattivi», anche se poi corregge il tiro dicendo che si ritiene d’accordo con il legislatore che ha previsto che la retroattività si possa applicare per gli effetti extrapenali. «Però vorrei rimettermi anche al giudizio della Corte europea dei diritti dell’uomo. Se mi permettete vorrei che gli italiani valutino Berlusconi pensando a quel che ha commesso, non sugli effetti di un verdetto successivo alle elezioni», conclude Antonio Di Pietro.