Lui che per lavoro indaga su presunte irregolarità deve ora dimostrare di essere stato corretto nell’ambito di una sua inchiesta. Parliamo di Henry John Woodcock e del caso Consip. Il magistrato napoletano verrà sottoposto al giudizio disciplinare: lo ha chiesto il procuratore generale della Cassazione Pasquale Ciccolo, che ne stava valutando le presunte scorrettezze in merito all’inchiesta Consip. Ha chiesto, dunque, al Consiglio Superiore della Magistratura di fissare la data dell’udienza. Ora il rischio per il pubblico ministero protagonista di tante inchieste finite in prima pagina è di subire un trasferimento d’ufficio. Il procedimento era stato aperto dal procuratore generale dopo un’intervista rilasciata da Woodcock a Repubblica sull’indagine relativa a un mega appalto della centrale acquisti della pubblica amministrazione che ha coinvolto Tiziano Renzi, padre dell’ex premier. “No comment”, si è limitato a rispondere Woodcock alla notizia della richiesta del Procuratore generale. La data dell’udienza non è ancora stata fissata: come riportato dall’Ansa, verrà stabilita nelle prossime settimane. Considerando il calendario molto fitto, è probabile che si andrà dopo Natale.
WOODCOCK, PROCESSO DISCIPLINARE PER CONDOTTA NEL CASO CONSIP
Partita da Napoli, l’inchiesta Consip è stata poi trasmessa a Roma per competenza, ma le due Procure sono state sempre in contrasto sul modo di condurla. Quindi, i magistrati della capitale hanno tolto le indagini ai carabinieri di riferimento di Henry John Woodcock, quelli del Noe, e hanno messo sotto inchiesta il capitano Giampaolo Scafarto, accusato di aver manipolato la trascrizione dell’intercettazione di Tiziano Renzi. In corso d’opera, anche Woodcock è finito indagato dalla Procura di Roma per falso in concorso con Scafarto, ma l’indagine è stata poi archiviata. Ora sarà il Csm a valutare i metodi di indagine del magistrato napoletano. Sotto accusa non sono finite però solo le sue esternazioni a Repubblica, ma pure il modo in cui ha condotto l’interrogatorio di Filippo Vannoni. L’ex consigliere economico di Palazzo Chigi è stato ascoltato come testimone, invece che come indagato. In questo modo, come riporta Il Giornale, non poteva essere assistito da un avvocato. Coinvolta anche Celeste Carranno, a cui è stata rivolta la stessa contestazione disciplinare.
NEL MIRINO UN INTERROGATORIO E UN’INTERVISTA
L’interrogatorio a Filippo Vannoni risale allo scorso 21 dicembre. Si era reso necessario dopo che era stato indicato da Luigi Marroni, ex amministratore delegato di Consip, come una delle persone che lo avevano avvertito dell’indagine in corso, compromettendo così il lavoro degli investigatori. Così il ministro dello Sport Luca Lotti, il comandante dei carabinieri Tullio Del Sette e il numero uno dell’Arma in Toscana Emanuele Saltalamacchia, tutti finiti nel registro degli indagati. Ascoltando Vannoni come testimone, per la Procura generale Henry John Woodcock avrebbe violato i doveri di imparzialità e delle norme del codice di procedura penale. Ci sarebbero stati infatti i presupposti per indagato, visto che era stato indicato come una delle talpe, così come accaduto a Lotti, Del Sette e Saltalamacchia, accusati di rivelazione di segreto d’ufficio. Inoltre, Woodcock parlando a ruota libera dell’inchiesta Consip avrebbe violato le direttive del procuratore reggente di Napoli, Nunzio Fralgiasso, che voleva mantenere un basso profilo con gli organi di informazione per non interferire con il lavoro dei colleghi romani.