È alle battute finali la Leopolda 2017 con il discorso di chiusura di Matteo Renzi che è tornato sul tema-debacle del referendum costituzionale, fase cruciale della crisi sua personale e dello stesso Pd: «sì abbiamo perso, il referendum è stata una sconfitta ma noi oggi siamo più forti di prima», spiega dal palco di Firenze il segretario dem, che riattacca i rivali, «Non siamo come Berlusconi che ogni volta che perde dà la colpa a qualcuno, noi quando perdiamo diciamo che abbiamo perso, M5s parlano di complotto ed invece quando si perde è perché gli italiani scelgono altri. Vi invito all’onestà intellettuale perché se non guardiamo al passato non si è onesti sul futuro. Abbiamo perso la sfida ma la rifarei. Siamo qui ancora più forti di prima». Citando anche Blade Runner, Renzi invita la platea molto giovane alla prossima “battaglia” per il futuro provando ad alzare l’asticella rispetto alle prime promesse elettorali (che pure fa, come estendere Bonus 80 euro alle famiglie con figli o anche il servizio civile per ragazzi e ragazze): «Al fondo del cuore dell’uomo c’è una domanda secca: Voglio più vita padre. Se voglio immaginare il futuro dell’Italia non mi soffermo sulla tecnologia, sugli algoritmi della robotica. So per certo che l’Italia un posto ce lo avrà, ma chi fa politica prima di preoccuparsi della legge elettorale o dei collegi il suo grido è “voglio più vita”. Per questo sono orgoglioso di soldi spesi in cultura o delle leggi sui diritti civili o nel sociale». (agg. di Niccolò Magnani)
TREGUA LOTTI-BOSCHI?
Con il programma in lieve ritardo, a breve è previsto l’intervento di chiusura della Leopolda 8 del segretario Pd Matteo Renzi: tirerà le somme, darà altre indicazioni sulle alleanze ma soprattutto proverà a rendere ancora spendibile nel 2017 lo show della Leopolda giunta alla suo versione più ridimensionata nei toni e forse anche nei contenuti. La speranza è che le minori sparate possano servire a dare risposte più concrete nella prossima campagna elettorale, con Renzi che si gioca molto se non tutto del suo prossimo futuro politico. Intanto, mentre stamani il Messaggero apriva la sua ampia pagina di politica mettendo in evidenza lo scontro fratricida tra il ministro Lotti e il Sottosegretario Maria Elena Boschi sulla vicenda delle alleanze e dei posti in lista, arriva la foto-tregua dei due protagonisti della Leopolda fin dalla prima edizione. Una Maria Elena e un Luca assai sorridenti, che scrivono ai vari “haters”: «Un abbraccio affettuoso a chi pensa che due come noi – con tutto ciò che abbiamo fatto insieme in questi anni – possano dividersi sul futuro». Pace, per davvero, fatta?
Un abbraccio affettuoso a chi pensa che due come noi – con tutto ciò che abbiamo fatto insieme in questi anni – possano dividersi sul futuro #L8 #leopolda #avanti @LottiLuca @leopolda_8 pic.twitter.com/KYd8rP5OGY
— maria elena boschi (@meb) 26 novembre 2017
PIF BOCCIA RENZI, “ECCO PERCHÈ NON SONO ANDATO”
Tra i “fu-Leopolda” si annovera anche Pif, il regista e brillante conduttore siciliano: fu tra i primi a partecipare alla Leopolda spiegando la sua “particolare” lotta alla Mafia e immaginandosi un rinnovamento che, visto nel 2017, per lui non c’è più. «Lascio solo Renzi? A parte che il ragazzo va da solo, anche senza di me, gli anni passano, il contesto pure. Era interessante esserci in quel momento perché, anche se non capisco sempre la politica, vedevo una possibilità di intesa fra Renzi e Grillo», spiega intervistato dal Corriere mentre si trova in Galles, lontano anni luce dalla Leopolda fiorentina, che oggi chiude i battenti. «Mi sembrava che Renzi, in modo un po’ più borghese, e Grillo, più fuori dal sistema, stavano comunque rinnovando il quadro politico, invece ora è una tragedia. Viviamo la tragedia di una sinistra divisa, ovviamente perdente. Come dimostra la storia, a partire dal primo Novecento. Prendessero esempio dalla destra…». Meglio Grasso ora, «con lui in testa i Crisafulli non avrebbero spazio», attacca ancora Pif sul tema sicilianissimo degli “impresentabili”. «Il cambiamento, se cambiamento è, non prevede compagni di viaggio come Verdini e Alfano. Quando vedo Verdini penso a che cosa vuole in cambi», sentenzia come una tomba il regista siculo, bocciando di fatto il Renzi 2.0. (agg. di Niccolò Magnani)
RENZI, “PIÙ GENTE DEGLI ALTRI ANNI”
Costituisce da anni il trampolino di lancio delle mosse a venire di Matteo Renzi, la vetrina che il segretario del Pd utilizza per riproporsi come il nuovo che avanza, e in qualche caso rottama, ma la Leopolda forse non è mai stata così cruciale come quest’anno. La strategia politica suggerirebbe uno sfoggio di muscoli in meno e un’apertura in più alle istanze di quella parte di sinistra che proprio per incompatibilità con Renzi ha lasciato l’ovile, ma l’ex sindaco di Firenze, dalla storica stazione ferroviaria che ospita la kermesse, dimostra che l’arte diplomatica non fa parte del suo personaggio. Prendere o lasciare. La seconda giornata di lavori, quella dedicata come consuetudine ai tavoli tematici, rispetto agli altri anni si distingue per l’assenza di molti big. Mancano soprattutto i governativi, tanti ministri che lasciano spazio ai vice, ai sottosegretari, ai “millennials”. Eppure, nel dare inizio ai lavori, Renzi manifesta un certo ottimismo:”Più gente degli altri anni. Tavoli stracolmi di idee e progetti per il futuro. E niente: la #Leopolda sorprende sempre. #L8 con voi amici, buon lavoro“. Qualcosa più di un’impressione, quella del segretario piddino, se è vero che a fine serata l’organizzazione della Leopolda ha fatto sapere che “alla chiusura del sabato sera, seconda giornata di lavori della kermesse fiorentina, gli accessi all’interno della stazione sono aumentati di circa il 5 per cento rispetto alla stesso momento della scorsa edizione. Nello specifico, la prima serata, quella del venerdì è stata la più affollata di sempre, con gli organizzatori costretti ad aggiungere numerose altre file di posti a sedere rispetto a quelli originariamente previsti in sala”.
LEOPOLDA 2017, RICHETTI METTE UNA PEZZA SUL CASO PRODI
Se Renzi sembra concentrarsi sui temi e sui numeri della sua L8, a far discutere sono ancora le parole di Romano Prodi. Il Professore, presente venerdì a Firenze, non è stato invitato alla Leopolda e lo ha fatto sapere, affermando che gli era stato detto che “è roba da giovani”. Ha tentato di mettere una pezza sulla questione Matteo Richetti, già presentatore della kermesse, che come riporta Repubblica ha spiegato:”Romano Prodi non ha mai partecipato, pur essendo, credo, per la stragrande maggioranza, il 90% di noi, Romano Prodi il primo riferimento politico. Ci sono persone come me che all’impegno sono arrivati grazie a Romano Prodi, Beniamino Andreatta, la stagione dell’Ulivo, i grandi padri che ci hanno preso per mano e che oggi fanno un pezzo di strada con una generazione che ora può darci una mano ad aprire gli orizzonti della politica e credo che Romano nutra simpatia, non tanto per la Leopolda, quanto per i giovani che si confrontano con i problemi“. A chi gli chiedeva come mai allora non fosse stato invitato, Richetti ha risposto:”Ma perchè, avremmo messo in difficoltà Romano Prodi. Non carichiamo di politicismo un appuntamento che questo politicismo non ha“.