È un Cateno De Luca infermabile e del tutto incontrollabile quello visto ieri sera a Non è l’Arena, il programma con Massimo Giletti: una lite continua contro tutto e tutti, dagli ospiti – David Parenzo e Antonio Di Pietro, giornalista e noto magistrato-politico – fino al conduttore e perfino contro l’intera magistratura siciliana rea di averlo “perseguitato” sia nel passato che appena dopo l’elezione in Consiglio Regionale Sicilia, arrestandolo per evasione fiscale (associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di una rilevante evasione fiscale di circa 1.750.000 euro. recita l’accusa). È stato poi lasciato ai domiciliari e infine liberato in attesa del processo: ieri sera, come dicevamo, lo show degli show con la lite in diretta contro tutto e tutti, letteralmente. Motivo scatenante? Giletti che, provocandolo, gli ha chiesto come mai il Governatore Musumeci ha difeso Luigi Genovese (figlio di Francantonio, arrestato anche lui dopo l’elezione in Ars) e non lui, pur facendo parte della stessa coalizione di governo. «A Messina ci sono magistrati e pubblici ministeri che hanno i figli assunti nella formazione professionale – ha gridato ai 4 venti – dove si entra per raccomandazione, per contiguità politica. E’ una delle lotte che ho fatto quando ero in Parlamento, dove si bruciavano 500 milioni di euro l’anno», spiega De Luca in versione Sgarbi davanti ai microfoni di Non è l’Arena. Si chiuderanno di lì a poco, quando Cateno attacca a tutto spiano politica e magistratura che non «hanno carriere separate, questo è lo scandalo!», indicando Di Pietro lì presente e suscitando la reazione di Giletti che chiederà di abbassare e staccare il microfono in studio ad uno scatenato deputato siciliano.



LA RISPOSTA DI ANTONIO DI PIETRO E DEI MAGISTRATI

Secondo De Luca uno dei giudici messinesi che lo hanno coinvolto nella nuova indagine ce l’avrebbe con lui per storie passate, da qui l’accusa gravissima: «Uno dei figli del procuratore generale era proprio lì e quando io l’ho beccato tra le varie indagini che abbiamo fatto stava tentando anche di sistemarlo nel Ciapi, un ente regionale. Questo me l’ha fatta pagare e ha fatto due denunce e tra facendo la terza». «Si assume la responsabilità di quello che sta dicendo», avanza Giletti tentando di sovrastare le urla di De Luca, il quale invece replica, «Ho già denunciato tutto due volte, sto procedendo con la terza, certo che me le assumo». Poco prima aveva alzato di nuovo i toni, attaccando gravemente l’intera magistratura: «A Messina, nel momento in cui emergi, o ti affili o ti fanno fuori», con la reazione di Di Pietro che si dissocia e lo intima ad abbassare i toni contro i magistrati e le accuse di “amicizie” e favoritismi pro-contro i politici messinesi. «Con forza e fermo disappunto i gravi attacchi e le incresciose strumentalizzazioni, posti in essere da tempo e senza soluzione di continuità, dal neoeletto rappresentante delle istituzioni siciliane, Cateno De Luca, ai danni della funzione giudiziaria e, indiscriminatamente, ai danni dei magistrati messinesi titolari o assegnatari dei procedimenti che lo riguardano» spiega l’Associazione Nazionale Magistrati in una nota apparsa questa mattina dopo la lite in diretta con Cateno De Luca. «L’Anm esprime solidarietà e vicinanza alla magistratura messinese, vittima di queste aggressioni, la quale continuerà ad esercitare le proprie funzioni in silenzio, soggetta solo alla legge, libera, con rigore e serenità».



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