BIDIMEDIA, INTENZIONI DI VOTO A SORPRESA: PD SUPERA M5S, CROLLA LA LEGA
Gli ultimi sondaggi politici espressi da Bidimedia danno una situazione generale in vista delle elezioni in netto contrasto con altre analisi statistiche e sondaggistiche di questi ultimi giorni: il Pd non è così in crisi, anzi supera il Movimento 5 Stelle e la Lega Nord è in netta difficoltà contro Berlusconi. Come sempre, i sondaggi hanno un valore relativo rispetto al reale polso della situazione sul Paese, ma resta particolare come questo di Bidimedia offre uno spunto interessante (e non ordinario) di riflessione sulla prossime politiche. Il Pd di Renzi infatti non sembra così tanto in crisi con il 26,3% di consenso, appena davanti ai grillini dati al 26% secco: nel centrodestra, Salvini in netto calo scende fino al 13,9%, mentre Berlusconi resiste e rimane in sella come possibile “leader” e con il 15,8% del consenso su base nazionale. Fratelli d’Italia viene sottostimata rispetto ad altre analisi di voto, qui vale infatti il 3,8% mentre di norma ottiene un generale 4,5-5% di consensi; male Mdp al 3%, peggio Sinistra Italiana al 2,4%, davanti comunque ad Alternativa Popolare al 2,1% e Campo Progressivo all’1,1% dei voti nazionali.
INDEX, ELETTORI M5S: BERLUSCONI MEGLIO DI RENZI
Proseguono le analisi di voto sui principali leader italiani in vista delle prossime elezioni, con un altro sondaggio di buon interesse che è stato indirizzato verso gli elettori del Movimento 5 Stelle. Se infatti loro dovessero scegliere “pistola alla tempia” per quale leader e compagine scegliere, tra le due principali rivali (centrosinistra e centrodestra), cosa arriverebbero a rispondere? I dati dei sondaggi indicano che, al netto della stragrande maggioranza che piuttosto rilancia la terza via del “nessuno dei due”, è Berlusconi a raccogliere maggiori consensi rispetto al giovane segretario del Pd. L’odio profondo M5s-renziani dunque viene confermato anche sul campo, con gli elettori semplici del Movimento 5 Stelle che assumono la teoria del «chiunque è meglio del Pd di Renzi». Solo il 4,8% sceglierebbe l’ex premier fiorentino, mentre il 12,8% direbbe Berlusconi e Forza Italia: è ben il 69,4% a rifiutare questa scelta e un 13% che invece si astiene/non sa cosa rispondere.
INDEX, CENTRODESTRA: BERLUSCONI DAVANTI A MELONI E SALVINI
Guardando gli ultimi sondaggi prodotti da Index Research, il centrodestra resta il campo più studiato, analizzato e maneggiato per capire se effettivamente ci sono i prodromi per un accordo di coalizione saldo – come è sembrato finora – in grado di vincere le elezioni e andare al governo dopo i cinque anni di Esecutivo del centrosinistra. In una sola settimana si può osservare la convention lanciata per contrastare la Leopolda di Renzi, le tante interviste in tv e una presenza di nuovo massiccia a livello comunicativo-mediatico abbia portato Silvio Berlusconi ad un sorpasso, seppur di poco, alla Lega di Matteo Salvini. Se il 16 novembre la situazione vedeva Lega al 15%, Forza Italia al 14,6%, Fratelli d’Italia al 5%, solo una settimana dopo la situazione cambia di netto, con il sorpasso di Berlusconi (15%) e il calo dei leghisti (14,7%), mentre resta quella la fetta di consensi da mesi in mano a Giorgia Meloni, il 5% nazionale. La partita interna di Berlusconi è sostanzialmente “la partita” delle prossime elezioni: se infatti dovesse prendere più voti di Salvini, spetterebbe a lui guidare le operazioni di Governo nel creare una squadra unita e unica per evitare di lasciare il Paese a grillini e Renzi. Resta però da vedere la reazione di Salvini: attenderà senza prendere precauzioni?
IXÈ, INTENZIONI DI VOTO: RENZI STACCATO DAL M5S
Le ultime intenzioni di voto prodotte dall’Istituto Ixè mostrano dei sondaggi che di certo non piaceranno a Matteo Renzi, ma neanche a Salvini che negli ultimi mesi ha visto di fatto il sorpasso quasi netto ormai di Forza Italia sulla sua Lega Nord. Il rinnovato impegno televisivo e di pre-campagna elettorale sancito anche dall’anti-Leopolda “Idee Italia” del 26 novembre, ha portato l’ex Cavaliere a superare ormai stabilmente il proprio nemico interno alla coalizione in modo da riservarsi nell’immediato futuro un nuovo possibile ruolo di “padre” politico del campo dell’ex Pdl. Salvini non ci sta e vuole lottare per riprendersi quel ruolo, ma intanto la “sfida” interna aiuta a livello di consensi il centrodestra: 15,5% per FI, 13,5% per LN, 2,8% di Fratelli d’Italia e grillini con renziani messi nello specchietto retrovisore. Il Pd infatti scende ancora e si ritrova al 23,8%, con Di Maio che invece sale al 27,9% pur non avendo ancora la maggioranza assoluta del Paese (impensabile almeno da qui a qualche anno di vedere un partito superare il 50%). Dietro tutti gli altri: con AP al 2,1%, Mdp al 3,3% e Sinistra Italiana al 2,7%.
INDEX, ELETTORI CSX COME SCALFARI: MEGLIO SILVIO DI LUIGI
Avete presente la polemica iper-super-giga “noiosa” scattata contro Eugenio Scalfari perché ha detto che se dovesse scegliere tra Berlusconi e Di Maio opterebbe per l’anziano nemico? Ecco, i sondaggi prodotti da Index confermano che alla fine anche gli elettori del centrosinistra, se costretti a scegliere tra uno dei due nonostante tutto prenderebbe la via di Arcore, piuttosto che non mandare a Palazzo Chigi Di Maio, Grillo, Rousseau e tutto il carrozzone grillino. Sondaggi che resteranno nel silenzio generale, l’attacco a Scalfari si vede come sia ancora più inutile di quanto poteva sembrare; ha posto una pura opinione personale che non vuol dire che “Scalfari vota per Berlusconi”, come è stato titolato, ma semplicemente che un normale elettore del centrosinistra ad oggi, anche se di poco, preferisce il nemico che conosce rispetto a quello imprevedibile a Cinque Stelle. Per Di Maio voterebbe il 21,9% dell’elettorato dem, qualora il Pd non riuscisse ad arrivare davanti a tutti, mentre il 24,7% punterebbe su Berlusconi: il 50,6% di “nessuno dei due” mostra come non vi sia uno spostamento storico dei dem verso Forza Italia, ma semplicemente una scelta da “pistola alla tempia”, utile per i sondaggi e utile per il futuro del nostro Paese, ma non sposterà di tanto gli equilibri.
INDEX, INTENZIONI DI VOTO: RENZI VALE UN 30% ANCHE SENZA MDP-SI
I sondaggi politici prodotti da Index Research per Piazza Pulita mostrano un dato interessante: nonostante la crisi e nonostante le porte in faccia prese da Renzi e Fassino dalla sinistra extra Pd, il centrosinistra senza Mdp, SI e Possibile vale comunque un quasi 30% (29,6%). Un buon risultato, inutile in termini elettorali vista la nuova legge del Rosatellum Bis, ma che certifica come basterebbe quell’accordo “alla Prodi” forse per poter superare in un colpo solo centrodestra e Movimento 5 Stelle. In termini di intenzioni di voto generali, i numeri raccolti dal sondaggio mostrano un Pd al 24,5%, un Alternativa Popolare al 1,8% e un 3,3% raccolto da Campo Progressista, Verdi, Psi e Scelta Civica (in totale il 29,6%). Per la Sinistra radicale, Mdp resta al 3,1%, Sinistra Italiana stanziata al 2% e Possibile, Rifondazione e altri che non superano l’1,1%: con il M5s l 27,5% (prima lista in Italia), il centrodestra invece raccoglie un 15% per la Lega, il 14,6% per Forza Italia, il 5% Fratelli d’Italia e un 2% complessivo per Direzione Italia, Energie Italia, Rivoluzione Cristiana, Movimento Animalista, Udc e Idea.
DEMOS, FIDUCIA NEL FUTURO
Contrordine compagni! I giovani sul futuro ci credono ancora… Stando a vedere i sondaggi prodotti da Demos per Repubblica, nell’immediato periodo post-crisi economica, a differenza di quanto hanno sempre ripetuto analisi, studi e politica in questi ultimi anni, è la classe degli under 24 a credere di più in un futuro non per forza tremendo e peggiore del presente. Il 69% di loro ha molta fiducia nel futuro, mentre il loro contraltare sono gli over 72 che solo al 27% credono in un miglioramento futuro. Tenendo conto dell’elemento di “disincanto” tipico delle generazioni più adulte, il dato è certamente importante: il 49% della generazione 26-36 anni crede nel futuro, il 46% per i 37-51, 50% tra i 52 e i 71 anni. L’economia, la politica, l’ambiente e la cultura, insomma la società, viene vista in Italia non per forza come in declino: una speranza c’è, ora sta nel non illuderla il vero compito urgente e da non fallire per la società di oggi.