“Noi tireremo dritti. Fino alla prima curva”. La celebre parodia delle smargiassate del Ventennio calza a pennello per la serata catanese del centrodestra.
“Siamo d’accordo su tutto”. Anzi su nulla. In una continua rincorsa dell’ultima parola, dell’arrivare per ultimo a tavola o alzarsi per primo. Farsi inafferrabili pena apparire la ruota di scorta dell’alleato.
Anche Giorgia Meloni prova ad inserirsi nel braccio di ferro tra Berlusconi e Salvini. Ma la mossa imprevista e letale è dei veri competitors: Di Maio e Renzi che ieri sera hanno trovato modo di intendersi su un duello stile western in tv, spiazzando di fatto il centrodestra perso nelle sue beghe. Si sono parlati a telefono i due giovani capi bastone e su imbeccata di Renzi hanno deciso di servire pan per focaccia all’anziano tycoon, che aveva imposto un’intervista televisiva in prima serata col vecchio sodale Maurizio Costanzo (il quale non lo intervistava da decenni ma torna utile ora più di tutti). Lo scampato degli attentati di mafia del ’93 che conversa incredulo e piacione col supposto mandante delle stragi di mafia. Ma Renzi è furbo o più semplicemente ha una talpa compiacente in Mediaset ed ha parato la mossa.
Intanto a Catania la cena dei triumviri si è tramutata in una partita a scacchi.
La cena non è più una cena. Fino a poco prima delle 23 i principali commensali non si erano fatti ancora vedere alla Trattoria del Cavaliere, nel centro di Catania. Poi è arrivata Giorgia Meloni. Il pasto comune doveva servire — a sentire Silvio Berlusconi nel comizio pomeridiano — a dare il via libera al suo progetto di governo con 12 esponenti delle professioni e delle imprese e 8 politici (3 FI, 3 Lega e 2 FdI). “Non mi appassionano le discussioni su chi arriva prima: anch’io — ha detto Meloni giunta alle 23 — sono ritardataria, sono qui per salutare gli altri e Musumeci, poi arriveranno gli altri, ci prendiamo un caffè e sarà il primo appuntamento di una serie”.
Il leader della Lega Matteo Salvini si sapeva che sarebbe venuto solo per il fatidico caffè, l’aveva detto: una mossa che ha condizionato Berlusconi e a ruota Giorgia Meloni. E questo mentre in una sala del ristorante numerosi politici attendevano impazienti e sconsolati il loro arrivo. Politici siciliani e non solo. Gente che fa sul serio. E che ha capito che fanno sul serio anche Renzi e Di Maio. E a cui pare che i triumviri siano troppo preoccupati di chi deve menare le danze per accorgersi del pericolo che il centrodestra corre. Che corre la Sicilia. Che corre l’Italia.