ELEZIONI SICILIA, ALLARME ASTENSIONISMO

Secondo un sondaggio condotto alla fine di ottobre da Demopolis, il 26% dei siciliani non sapevano neppure che il 5 novembre si voterà per eleggere il nuovo presidente di regione e per il rinnovo dell’ARS. Un quarto cioè degli oltre 4 milioni di cittadini aventi diritto al voto. Allo stesso tempo si rilevava che la fiducia dei siciliani nelle istituzioni regionali era crollata dal 33% del 2006 al 12% di oggi, un valore di quasi 20 punti più basso della media nazionale. Sono dati sconfortanti, che rilevano l’assoluta mancanza di interesse di tanti cittadini nella politica. C’è poi l’astensionismo vero e proprio: alle ultime elezioni regionali, quelle del 2012, si era recata a votare meno della metà degli aventi diritto: dal 2001 al 2012 l’affluenza è scesa da quasi tre milioni a poco più di due milioni. La presidenza Crocetta che finisce in questi giorni ha contribuito all’indifferenza politica, secondo recenti sondaggi è figurato il governatore meno amato di Italia, con un record di 59 assessori sostituiti in 5 anni. Una regione che necessita di una svolta totale: oggi è al secondo posto in Italia per numero di disoccupati. (Agg. Paolo Vites)



ELEZIONI SICILIA, PER LA PRIMA VOLTA SI ELEGGONO VENTI DEPUTATI IN MENO
Venti consiglieri in meno, grazie alla legge taglia deputati del 2011 e successiva legge costituzionale del 2013: i componenti dell’assemblea regionale siciliana che verranno eletti domani sono 70 invece dei 90, per la prima volta. Gli elettori chiamati a votare sono invece 4 milioni 681mila e 634 in 5304 sezioni elettorali. Si vota dalle ore 8 alle ore 22, lo spoglio comincerà solo la mattina successiva lunedì 6 alle ore 8. Dei 70 deputati che entreranno all’assemblea regionale uno spetta di diritto al presidente della Regione eletto, uno al candidato alla Presidenza arrivato secondo, altri 62, invece, saranno assegnati con il sistema proporzionale (finora sono stati 80) e ripartiti tra le liste che superano la soglia di sbarramento del 5%, su base regionale, nei collegi provinciali. Rimangono sei seggi che potranno essere ripartiti su collegio unico regionale se la coalizione vincente ottiene nei collegi provinciali un numero di eletti pari a 42, oppure dal cosiddetto listino del presidente composto da 7 candidati in numero pari alla quota necessaria per consentire alla coalizione di avere la maggioranza, che è di 42 deputati. Un meccanismo alquanto complesso, che vedrà sfidarsi cinque candidati, di cui il super favorito alla vittoria finale sembra quello del centrodestra Nello Musumeci. (Agg. Paolo Vites)


ELEZIONI SICILIA, LE ULTIME DICHIARAZIONI DEI CANDIDATI

Da oggi scatta il silenzio elettorale in vista del voto alle Regionali di domani che decreteranno il nuovo Presidente della Regione Sicilia: sono ore di fermento con le divisioni nazionali che si stanno riflettendo su liste, possibilità e scenari dei vari candidati Governatori, nessuno escluso. In attesa di vedere cosa diranno le urne di domani, eccovi gli ultimi appelli al voto prima del silenzio elettorale scattato fino a lunedì, quando verranno pubblicati i primi risultati sul Presidente e l’Ars. «Nessuna alleanza post-elettorale, nessuno scambio di poltrone con chi vorrò sostenere le nostre proposte di legge: sanità da ricostruire e due nuovi interventi per i palazzi del potere, lo spoils system dei dirigenti generali della Regione e la sostituzione del segretario generale regionale, Patrizia Monterosso (accusata di peculato, ndr), perché in questo ruolo non può rimanere una persona che ha guai giudiziari», ha rilanciato Cancelleri dal palco di Palermo nel comizio finale. Nello Musumeci invece parla ancora dei cosiddetti “impresentabili” forse davvero l’unico ostacolo per l’affermazione finale del candidato favorito: «sarò un presidente libero da padrini e da padroni» e sulle alleanze post voto spiega all’Ansa, «per me sono un valore, e in alcuni casi un male necessario. Sono convinto che il centrodestra resterà coeso pur nella diversità delle sue componenti interne e delle sensibilità». Per Fabrizio Micari invece pesa la crisi del Pd in Sicilia: «io sarò un presidente come prosecuzione del lavoro di rettore. Se dovesse vincere Musumeci, vincono la Lega di Salvini e una coalizione di centrodestra piena di grumi e vecchi poteri. La Sicilia tornerà nel caos e si metterà un’ipoteca importante anche sulle elezioni politiche».



ELEZIONI SICILIA, MUSUMECI SDOGANA SALVINI AL SUD

Un dato finora, alla vigilia di queste Elezioni in Sicilia, è chiaro a tutti: Matteo Salvini e la Lega non sono più solo “esclusivi” del Nord Italia ma intendono avanzare e molto anche nelle varie altre regioni d’Italia, e il caso siciliano sembra davvero essere un nuovo inizio importante per un partito che vuole togliere (nella sua ala più salviniana) il nome “Nord” dal simbolo. Come spiega un deputato siciliano della lista Noi con Salvini, Alessandro Pagano, intervistato dall’Agenzia Dire: «La Sicilia non è più terra straniera per Matteo Salvini, superare il 5% è un obiettivo raggiungibile. Era evidente fin dal primo giorno che Musumeci godeva di una stima personale straordinaria – spiega ancora Pagano – E’ una persona assolutamente incorruttibile, rigoroso nelle sue politiche e inflessibile nella moralita’ personale. Anche questa polemica sugli imprensentabili riflette solo l’intenzione di chi, non potendo dire nulla di male su di lui, immagina di macchiarne l’immagine con queste allusioni. Ma i siciliani sanno benissimo che gli impresentabili sono stati denunciati dallo stesso Musumeci, che per primo ha detto di non votarli». Secondo Pagano e non solo, con questa campagna elettorale si è scoperto definitivamente che Salvini è “benvenuto al Sud”, strizzando l’occhiolino al film cult con Siani e Bisio. Sarà così anche dopo il voto di domenica? 



IL PD SCARICA MICARI?

Non lo dicono apertamente ma la corsa a scendere dal carro di Fabrizio Micari sembra ormai iniziata in casa Pd: al voto mancano due giorni, lo scrutinio inizierà lunedì mattina e il candidato Governatore di Pd e AP non sembra proprio in lizza per la vittoria finale, secondo i vari sondaggi e “sentiment” apparsi nelle sedi dei partiti. Renzi ha preso parte pochissimo alla campagna elettorale, per settimane è proseguita la polemica su un candidato troppo poco “politico” e sull’alleanza con Alfano invece che congiungersi con la Sinistra extra Pd, e oggi arrivano anche le parole quasi disarmate e disarmanti di Stefano Esposito, senatore del Partito Democratico. Intervistato da ECG (con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio su Radio Cusano Campus), il senatore spiega come la Sicilia sia una regione importante, ma… «bisogna fare attenzione al fatto che è vero che è un test nazionale, ma spesso, dimostra la storia, costruirci sopra strategie politiche può essere disastroso. Non è che non ce ne frega niente, è evidente che paghiamo un prezzo a cinque anni di governo Crocetta che mi pare abbiano lasciato un segno molto negativo nei siciliani. Di questo ci facciamo carico, anche se abbiamo cambiato candidato. I cittadini però il giudizio lo danno anche su quello che hai fatto prima. E’ più che altro questo l’elemento che non ci consentirà di avere un brillante risultato». La corsa lontana da Micari è cominciata, e non promette nulla di buono per il professore-rettore siciliano.

GRILLO, “REFERENDUM PER CACCIARE VECCHIA POLITICA”

Attacca Berlusconi, risponde Grillo: le elezioni in Sicilia sono un vero pre-appuntamento nazionale, anche se non saranno molto felici i cittadini siciliani che dopo cinque anni di Governo Crocetta non vedono l’ora di cambiare marcia per i tanti, troppi problemi osservati in questi anni di orti difficoltà economiche e organizzative della complessa macchina pubblica sicula. Con un intervista esclusiva a Il Giornale di Sicilia, il fondatore del Movimento 5 Stelle torna in campo, a sostegno di Cancelleri e Di Maio, e fa sentire la sua consueta voce forte contro la “politica” in generale. «Siamo convinti di aver messo nelle mani dei siciliani l’opportunità di fare una scelta: lasciare tutto come sta oppure riprendersi questa regione. In questo senso il voto di queste regionali assume la connotazione di un referendum e il loro significato trascende le elezioni politiche nazionali. La vera partita che si sta giocando in questi giorni riguarda i siciliani, il loro futuro. Ovviamente se vinciamo è dalla Sicilia che inizieremo il cambiamento del Paese. Amministrando bene la regione possiamo dimostrare cosa siamo capaci di fare», spiega Beppe Grillo nell’intervista odierna. Intanto per questa sera è previsto il comizio conclusivo della campagna elettorale M5s. Alle ore 21 a piazza Verdi in Palermo davanti al Teatro Massimo, ci sarà Grillo e Cancelleri che si alterneranno sul palco a Luigi di Maio e il deputato Alessandro Di Battista. 

BERLUSCONI, “VOTARE M5S È MASOCHISMO”

Nel suo comizio show tenuto ieri sera a Catania, Silvio Berlusconi – impegnato poi nella cena a tre con Matteo Salvini e Giorgia Meloni tra elezioni Sicilia, centrodestra e leadership futura – ha lanciato la volata a Nello Musumeci verso la vittoria nelle elezioni di domenica prossima. Il candidato Governatore del centrodestra è ancora in vantaggio secondo gli ultimi “sentimenti” e sondaggi filtrati nelle sedi dei partiti: la Sicilia si appresta al voto tra polemiche, scontri tra M5s e avversari, soprattuto, confermando come per davvero il voto siciliano sia il laboratorio per le elezioni nazionali della prossima primavera, piaccia o non piaccia agli elettori della bella Isola sul Mediterraneo. Il discorso di Berlusconi rimarrà nella storia di questa campagna elettorale soprattutto per questo passaggio: «Ai vostri concittadini dovete raccontare i pericoli che si corrono con esponenti del M5s al governo e al vertice della Regione», e non pago aggiunge, «Votare il M5s non è un atto di protesta, è masochismo, un masochismo che danneggia i figli e i nipoti della Regione». Si capisce così che è Cancelleri e non Micari l’avversario più temuto per il voto di domenica, dal momento in cui quello di Berlusconi è uno show quasi esclusivamente anti-grillino: «I 5 Stelle sono pauperisti, sono violenti nel linguaggio e sotto le urla c’è il nulla. Non hanno alcuna preparazione amministrativa e nelle città dove governano è un disastro, Roma in testa. Credo che questi signori non hanno né arte né parte, non hanno valori fondanti, sono diventati solo degli opportunisti e dei veri professionisti della politici». C’è tempo poi per una “promessa” elettorale lanciata a chi sosterrà Musumeci per la vittoria finale e riguarda niente meno che le tasse: «I siciliani che tornano a casa dall’estero possono essere esentati dal pagamento di qualsiasi imposta, ma bisogna eliminare le pastoie burocratiche, eliminare le esportazioni».

SONDAGGI ELEZIONI SICILIA, MUSUMECI ANCORA IN VANTAGGIO

Il vantaggio secondo gli ultimi sondaggi espressi da Index Research prima del silenzio elettorale è ancora netto e, secondo quanto pubblicato da Affari Italiani ieri con gli ultimi “sentiment” dalle sedi dei partiti lo conferma: Nello Musumeci è il favorito per vincere lo scontro elettorale domenica in Sicilia, visto che secondo la legge elettorale regionale vince chi ottiene anche un solo voto in più dell’avversario. Stando ai dati prodotti da Index, il candidato sostenuto da Lega, Forza Italia e FdI avrebbe un 35% di consenso, seguito dal grillino Giancarlo Cancelleri al 32% e dal candidato sostenuto da Pd e Ap, Fabrizio Micari, al 22%. Il membro scelto e avanzato dalla sinistra extra Renzi, Claudio Fava, non riuscirebbe ad andare oltre al 9% ma nelle ultime settimane, specie con lo scontro tra Pd e Bersani, potrebbe aver recuperato qualche voto anche se non bastevole per finire davanti ai due favoriti proto-Governatori. Stando a quei sondaggi sulle Elezioni siciliane, gli indecisi sarebbero ancora al 24% e l’affluenza invece stabile sul 50% circa degli aventi diritto al voto.