Dopo la “cena degli arancini“, spiega Peppino Caldarola, ex direttore de l’Unità e grande conoscitore della sinistra, “è apparso chiaro che il centrodestra di oggi non è più quello del passato, ma è una alleanza per necessità”. Via dunque i gonfaloni e insieme a denti stretti, perché insieme si vince. Ma senza volersi bene: “Salvini e Berlusconi non vanno d’accordo, perché il leader della Lega sa bene che il suo movimento sta andando forte, meglio di Forza Italia, e pretende la leadership dell’alleanza, minacciando Berlusconi con possibili alleanze con i 5 Stelle”. Dall’altra parte, “Renzi ha distrutto il centrosinistra e non ha nessuna intenzione di ricostruirlo e anche lui punta sui 5 Stelle”. Il suo gioco, spiega ancora Caldarola, è quello “di rendere Di Maio il suo unico rivale, in modo da conquistare i voti dei moderati e anche di una parte della sinistra”.
Caldarola, dopo la cena di Catania qual è secondo lei lo stato del centrodestra?
E’ una situazione di “alleanza calda”, ma teniamo a mente che il centrodestra che conoscevamo non ci sarà più per un insieme di fattori.
Quali?
Il primo è la crescita della Lega ai danni di Forza Italia. Il secondo è l’ambizione di Salvini a essere leader della coalizione. Dunque non saremo più davanti a quell’alleanza del passato con trombe e tamburi, ma a una alleanza di pura necessità. La cena di Catania e il probabile risultato positivo del centrodestra in Sicilia ci dice che questa alleanza la si deve fare, volenti o nolenti. Berlusconi è convinto di avere più carte, Salvini punta sulla propria giovane età, la Meloni è l’azionista di minoranza che vuole giocare la sua partita.
Un Salvini che di fronte all’ipotesi delle larghe intese si è detto pronto ad allearsi con i 5 Stelle. Secondo lei è una minaccia o una concreta possibilità?
La possibilità di un’alleanza Salvini-5 Stelle esiste perché su alcuni punti come gli immigrati c’è una convergenza nei fatti. Ma ritengo che Salvini usi la carta 5 Stelle per inibire a Berlusconi un rapporto privilegiato con Renzi.
In che senso?
E’ come se dicesse: tu e Renzi insieme non fate maggioranza, invece può essere che io e Di Maio insieme abbiamo più parlamentari di voi. Lo vedo più come un gioco di intenzioni che una prospettiva, perché alla prospettiva manca il soggetto principale: i 5 Stelle sono disponibili o no a fare alleanze?
Anche Renzi sembra cercare un’interlocuzione privilegiata con Di Maio, è d’accordo?
Renzi ha tutto l’interesse a fare il dibattito televisivo con Di Maio e a dargli importanza perché vuole eleggerlo come unico competitor alle elezioni nazionali. Vuole far sembrare cioè che la prossima campagna elettorale sia cioè tra lui e il populismo dei 5 Stelle. Questo perché è convinto in questo modo di attrarre su di sé un voto moderato e trattenere un voto di sinistra. Ma è una carta che non fa i conti con la tripartizione degli schieramenti.
Qual è invece lo stato di salute del centrosinistra? Renzi è tornato all’attacco di Bankitalia e quindi di Gentiloni, che gioco sta giocando?
Renzi ha distrutto il centrosinistra e non ha intenzione di ricostruirlo. La sua convinzione è che se si erge come argine dei 5 Stelle può attrarre dei voti. L’altra sua convinzione non dichiarata è che male che gli vada raccoglie un 25 per cento che gli può servire in uno scambio con Berlusconi. Lo stato del centrosinistra è pessimo, è in balia di spinte centrifughe e la forza politica che finora detiene il numero maggiore di elettori secondo i sondaggi, il Pd, non è in grado di egemonizzare attorno a sé un campo, un’area di opinione pubblica che si identifichi con il Pd. Questa rottura sentimentale del centrosinistra Renzi l’ha voluta e c’è stata.
La sua previsione per il voto in Sicilia?
Il centrodestra sembra meglio piazzato anche per l’infortunio in cui sono capitati i 5 Stelle con il candidato impresentabile perché condannato (il catanese Gionata Ciappina, ndr). Di impresentabili ce ne sono anche in altre formazioni, però con i 5 Stelle questo fa più rumore. La possibilità che Musumeci vinca è forte, ma il vero tema è chi arriva terzo.
Perché?
Se Micari arriva terzo si aprono scenari diversi. Arriverebbe terzo già azzoppato perché Renzi lo ha scaricato, e si avrebbe un gruppo parlamentare siciliano del Pd fuori controllo. Se invece ad arrivare terzo è Fava saremmo davanti alla débâcle di Renzi, perché pur non essendo quella siciliana la realtà nazionale del futuro indicherebbe comunque la rottura del campo di Renzi, una rottura molto profonda. Sarebbe il primo segnale e avrebbe conseguenze all’interno del partito.