MICARI, “PUNITI PER CROCETTA E DIVISIONI INTERNE”
Nella conferenza stampa in cui ammette la propria sconfitta alle Regionali Sicilia 2017, Fabrizio Micari, candidato del Pd, sfoga parte della sua amarezza su quelli che sono stati a suo dire i principali responsabili della debacle:”Il centrosinistra tra il 2012 e il 2017 ha perso 6 punti punti percentuali passando dal 37% del 2012 al 31% di oggi. E questo è un giudizio negativo che il popolo siciliano ha espresso nei confronti del governo Crocetta”. Secondo Micari, come riportato da Il Giornale di Sicilia, “l’elettorato in questi 50 giorni ha avuto chiaro che il centro sinistra e la sinistra divisi erano deboli e non erano automaticamente nelle condizioni di poter vincere. Questa convinzione è stata rafforzata da alcuni sondaggi farlocchi”. Nessun rimpianto particolare, a livello personale, per il rettore in congedo dell’ateneo di Palermo:”La mia vita è all’università, ho sempre lavorato per i ragazzi. Ho creduto in questo progetto affascinante perché lo consideravo ‘la fase due’. Ritorno alla mia attività che è quella di formare i giovani”. (agg. di Dario D’Angelo)
DATI SCONFORTANTI, PD SICILIANO A PICCO
Le pesanti accuse del sindaco di Palermo Leoluca Orlando sono solo l’inizio della resa dei conti all’interno del centro-sinistra. In questo momento stanno arrivando i primi dati ufficiali e sono tutt’altro che incoraggianti. Fabrizio Micari per il momento (copertura dell’12%) è inchiodato al 18,8%. La vittoria se la giocano Musumeci e Cancelleri mentre Claudio Fava, candidato di Sinistra Italiana è al 6,9%. Sommando le attuali percentuali di Fava e Micari non si arriverebbe neanche a meno di 10 punti percentuali dai due avversari del centrodestra e del M5S. In queste ore il reciproco scambio di accuse tra il Pd e Mdp prosegue. C’è chi accusa Renzi di non aver avuto una visione unitaria nè a livello nazionale nè a livello locale mentre c’è chi accusa la dirigenza siciliana del centro-sinistra di aver voluto marciare senza unità pur di mettere in cattiva luce Renzi. La resa dei conti è appena iniziata. Guarda nel dettaglio i seggi e gli eletti di Pd e Alternativa Popolare
ORLANDO: “SCONFITTA CAUSATA DA MDP E CROCETTA”
Leoluca Orlando, sindaco di Palermo, ha appena rilasciato un’intervista ai microfoni di La7 nel quartier generale di Fabrizio Micari. “Volevo essere qui per abbracciare Fabrizio Micari. E’ stato esemplare nel portare avanti una candidatura sulla quale ha pesato come un macigno l’esperienza fallimentare del governo Crocetta. Un altro macigno che ha pesato sul risultato di Micari è stata la totale inadeguatezza dei dirigenti siciliani del PD. Perchè non ho fatto una lista a sostegno di Micari? Io sono l’unico caso di un capoluogo di regione vincitore al primo turno, ribadisco che la colpa di questa sconfitta è di Crocetta e dell’atteggiamento schizofrenico di Mdp. A Palermo da Rifondazione Comunista ad Alleanza Popolare erano tutti uniti sul mio nome. Invece per queste elezioni si è deciso di far fuori Renzi a tutti i costi consegnando la Sicilia al centrodestra o al Movimento 5 Stelle.Grasso? Ha fatto una scelta che conferma l’inadeguatezza della dirigenza politica siciliana.”
MACALUSO: SCONFITTA PESANTE PER RENZI
I risultati delle elezioni regionali in Sicilia 2017 potrebbero essere molto difficili da digerire in casa del Partito democratico. Gli exit poll, infatti, danno Fabrizio Micari al massimo al 20% dei voti, ben lontano da Nello Musumeci e Giancarlo Cancelleri, che si giocheranno la vittoria. Per Emanuele Macaluso “è chiaro che si tratta di una sconfitta clamorosa, Renzi subisce una sconfitta molto pesante”. L’ex deputato del Pci, intervistato dal Corriere della Sera, dice: “Come siciliano, sono amareggiato e umiliato; come osservatore politico dico: attenti, un partito con l’ambizione di governare il Paese che si riduce a questi livelli non può nascondere che oggettivamente un problema esiste”. Secondo Macaluso il Pd ha anche sbagliato a presentarsi alleato con Alternativa Popolare. “Un conto sarebbe stata un’alleanza con Alfano di tutta la sinistra unita; ma se ti presenti diviso e pensi di poter vincere con Alternativa popolare….”.
RENZI, “SAPEVAMO CHE SAREBBE FINITA COSI'”
Sono ufficialmente iniziate le attività di spoglio in Sicilia. Tra qualche ora dovremmo capire le dimensioni della sconfitta del Partito Democratico. Il candidato Micari secondo gli exit poll dovrebbe avere circa la metà dei voti dei due avversari, Musumeci (centro-destra) e Cancelleri (M5S). “Tutto come previsto, è quello che ci aspettavamo. Sapevamo che sarebbe finita così”, sono state queste le parole del segretario del PD Matteo Renzi secondo il sito del Corriere della Sera. L’ex premier si è poi detto disponibile al dialogo con Mdp e Sinistra Italiana. Inizia dunque da oggi il tentativo di ricompattare il centro-sinistra attorno a un leader in grado di sfidare Di Maio e uno tra Salvini e Berlusconi nella primavera del 2018. Non è da escludere che l’ex sindaco di Firenze possa fare un passo indietro nel tentativo di trovare un candidato che unisca tutte le forze in campo nel centro-sinistra.
MICARI: “GLI EXIT POLL NON VALGONO NULLA”
In serata il candidato del centro-sinistra alla Presidenza della Regione Sicilia, Fabrizio Micari si è intrattenuto con alcuni cronisti presso la sede del comitato elettorale. “Gli exit poll non valgono nulla”, con queste parole il rettore di Palermo ha voluto rimandare ogni discorso a questa mattina. “Il vero problema dei sondaggi è stato l’uso che se n’è fatti. Non escludo che qualcuno possa essere stato influenzato nella percezione dei rapporti di forza tra le varie liste. I primi sondaggi risalivano addirittura a settembre quando ancora la mia candidatura non era certa”. Micari ha infine aggiunto: “Fino al 5 settembre ho fatto il rettore a Palermo per cui in alcune città come Ragusa ero poco noto. L’obiettivo? Le liste di centro-sinistra sono molto forti. Mi auspico che con me il PD superi il 13%, percentuale ottenuta dal partito con Crocetta cinque anni fa”. Tra poco lo sapremo.
RENZI, ENNESIMA DEBACLE
Fabrizio Micari non è riuscito nell’impresa di sovvertire i pronostici degli ultimi giorni. Il candidato del Centrosinistra, secondo gli ultimi exit poll, si attesta attorno tra il 16,00 e il 20,00 per cento, ben distaccato da Nello Musumeci del Centrodestra e Giancarlo Cancelleri del Movimento Cinque Stelle, rispettivamente 36,50-39,50 e 34,00-37,00 per cento. Un risultato che lancia l’allarme in casa Partito Democratico, reduce dal flop alle elezioni amministrative e nuovamente sconfitto in queste Elezioni Regionali. Intervenuto ai microfoni di Tg La 7, Davide Faraone, sottosegretario e capo dei renziani in Sicilia, ha analizzato così i dati degli exit poll: “Sono dati che ci fanno certificare la nostra sconfitta chiara ed evidente”. Ammissione di debacle senza mezzi termini per Faraone: “E’ una sconfitta figlia di un percorso amministrativo negativo che c’è stato negli ultimi anni – continua Faraone – avevamo immaginato di creare una situazione di discontinuità”. (Agg. Massimo Balsamo)
FARAONE ATTACCA GRASSO
Fabrizio Micari non è riuscito nell’impresa di evitare una cocente sconfitta al Pd alle regionali di Sicilia 2017. Il candidato renziano oscilla, secondo gli exit poll commissionati dal TG La7 all’istituto EMG Acqua, su una percentuale che va dal 16 al 20%. In attesa dello spoglio, è già iniziato il fuoco incrociato – o per così dire “amico” – nel centrosinistra. Tra i primi a dare fuoco alle polveri è stato Davide Faraone, sottosegretario e capo dei renziani in Sicilia, che ha messo nel mirino il presidente del Senato, Pietro Grasso, e tutto lo schieramento a sinistra del Pd. Queste le sue parole riportate da La Repubblica:”Micari ha avuto il coraggio di candidarsi, quel coraggio che il presidente Grasso non ha avuto. Abbiamo atteso per due mesi il suo sì. Chi si è sfilato dal sostegno a Micari, lo ha fatto solo per fare danno a Renzi. Questo è l’unico messaggio che è venuto dalla sinistra, mentre si doveva pensare al bene della Sicilia. Mdp, in base a questi exit poll, del resto, non conta nulla, non ha rappresentato un valore aggiunto, non ha aggiunto nulla a Fava”. (agg. di Dario D’Angelo)
L’ANALISI DI LEOLUCA ORLANDO
La sconfitta di Fabrizio Micari, candidato del Pd, è stata ormai accertata dagli exit poll: il margine d’errore calcolato dai sondaggisti esclude che sarà lui domani, a spoglio concluso, il nuovo governatore della Sicilia. Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, sul suo profilo Facebook ha individuato i motivi della sconfitta nella divisione dello schieramento di centrosinistra:”Se i dati dello spoglio daranno lo stesso risultato degli exit pool, sarà la conferma di quanto ho sostenuto in questi mesi più volte: la divisione del centrosinistra non solo è perdente in termini elettorali, ma diventa uno degli elementi che contribuisce alla disaffezione degli elettori verso la politica e verso l’espressione del voto. Ciò indipendentemente da chi siano i candidati”. Un’analisi difficile da contestare, al di là dei risultati ufficiali che arriveranno soltanto nelle ultime ore. (agg. di Dario D’Angelo)
GUERINI AMMETTE LA SCONFITTA
Sono soltanto exit poll quelli sfornati in queste ore dai vari istituti di sondaggi, ma è ormai scontata la sconfitta del candidato del Pd, Fabrizio Micari. Lo è talmente tanto che arriva prima dello spoglio l’ammissione di sconfitta da parte del vicesegretario del partito, Lorenzo Guerini, che a caldo – come riporta il TG La7 – commenta così:”Se i risultati confermeranno gli exit poll ci troveremmo davanti a una sconfitta tanto annunciata da tempo quanto netta e indiscutibile. Verificheremo domani i risultati finali anche delle liste e dei candidati ma certo la sfida gentile che Fabrizio Micari ha generosamente lanciato con impegno, competenza e coraggio non è bastata per vincere le elezioni siciliane”. Guerini tenta di metterci una pezza, prova a salvare la segreteria di Matteo Renzi. Ma a pochi mesi dal voto l’allarme nel Pd è già scattato…(agg. di Dario D’Angelo)
EXIT POLL, MICARI 16-20%
Una sfida parallela quella di Fabrizio Micari, candidato del Pd alla presidenza della Regione Sicilia. Più che con gli imprendibili Musumeci e Cancelleri, collocati secondo gli exit poll nella stessa forbice, e cioè nello spazio di 4 punti, Micari battagliava in queste elezioni per il terzo posto, sfidando il candidato di Mdp Claudio Fava. Un brutto risultato, in ogni caso, quello della sinistra, che secondo gli exit poll dell’Istituto Piepoli e quelli di Noto Sondaggi per Rai e La7 vede Micari tra il 16 e il 20% e Fava nella forbice 6-10%. Un successo per quest’ultimo, visto che i sondaggi gli attribuivano il 3%. Se il suo risultato fosse confermato, sarebbe certamente una spina non indifferente nel fianco di Renzi. Deludente invece la forbice di Micari. Il rettore dell’Università di Palermo aveva l’appoggio del sindaco Leoluca Orlando, al quinto mandato. “Gli exit poll in Sicilia non valgono nulla” ha dichiarato Micari due ore fa, un’ora prima della chiusura dei seggi. Micari si è anche augurato (a urne ancora aperte) che il Pd superi il 13% in Sicilia, un risultato più alto – ha detto il candidato – di quello ottenuto 5 anni fa quando vinse Crocetta.
IL LISTINO BLOCCATO DI FABRIZIO MICARI
Mancano ancora 40 minuti alla chiusura delle urne di queste elezioni regionali siciliane, che vedranno eletto il successore di Rosario Crocetta, alla guida di una giunta di centrosinistra per 5 anni. Fabrizio Micari, candidato del Pd e di Alleanza popolare, scelto dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, cerca di difendere la sinistra battagliando contro il “nemico” nazionale M5s e soprattutto contro l'”altra sinistra” di Mdp, agguerritissima sotto la bandiera di Claudio Fava. Il listino bloccato del rettore dell’Università di Palermo comprende, oltre a Micari stesso, Alice Anselmo, Nicola D’Agostino, Mariella Lo Bello, Antonio Rubino, Valeria Sudano, Vincenzo Vinciullo. Nomi che hanno suscitato molte discussioni per essere stati esponenti anche di altri partiti dal centrosinistra al centrodestra, o per essere stati nell’orbita di due passati presidenti della Regione Sicilia come Raffaele Lombardo e Totò Cuffaro. Ma è possibile evitare questo in Sicilia? Lo stesso Cancelleri (M5s) ha rivolto a Musumeci l’accusa di essere impresentabile per avere messo in lista nomi impresentabili già legati a Totò Cuffaro. Davvero no c’è pace per l’ex presidente, tornato in libertà nel 2015 dopo avere scontato 4 anni per favoreggiamento personale verso persone appartenenti a Cosa nostra. Il risultato di Micari fermerà le polemiche interne al Pd o farà invece da detonatore ai malumori contro il segretario? Questa la domanda che lo riguarda più da vicino.
MICARI E LO SPETTRO DEL QUARTO POSTO
Fabrizio Micari, candidato per il centrosinistra (Pd e Ap) alla presidenza della Sicilia, attende di sapere quale sarà il suo distacco da Claudio Fava, candidato di Mdp-Articolo 1. E’ stato il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, a costruire la candidatura di Micari e a proporla al segretario del Pd Matteo Renzi, che due giorni fa si è limitato ad una laconica dichiarazione di voto: “Voterei Micari ma vinca il migliore”. Davvero la Sicilia si conferma una terra difficile per il Pd: dopo la criticatissima gestione Crocetta, qualsiasi candidato sarebbe partito in salita, ma a conti fatti la candidatura del rettore dell’Università di Palermo aveva alle spalle una figura politicamente forte come quella di Orlando. Nemmeno questo sembra essere bastato, se Micari, secondo tutti i sondaggi, non battaglia per la presidenza ma per il terzo posto. Perché è proprio questo lo spettro che agita il Pd in queste ore: avere un candidato presidente stimato intorno al 21% è già una sconfitta per il segretario del partito, una sconfitta dalla quale Renzi è stato finora bravissimo a distogliere l’attenzione. Ma se l’arrembante Claudio Fava dovesse insidiare da vicino Micari, o superarlo, nel Pd scoppierebbero molti mal di pancia, e il controllo del partito diventerebbe a quel punto per Renzi molto difficile.
IL VOTO DI FABRIZIO MICARI
Anche per queste elezioni regionali in Sicilia, come accade in occasione delle consultazioni nazionali o locali, i candidati sono seguiti con grande attenzione nel giorno delle votazioni. Specialmente quando si recano a votare. All’interno del seggio fotografi e cineoperatori sono pronti a riprendere il momento in cui esprimono la loro preferenza mettendo la scheda nell’urna una volta usciti dalla cabina. Fabrizio Micari è stato però protagonista di un piccolo “incidente” con i fotografi. Un video dell’agenzia Vista lo mostra infatti mentre entra nel seggio con la madre, salutando scrutatori e presidente e stringendo loro le mani prima di entrare in cabina. Una volta espresso il voto, si rivolge quindi ai fotografi e inserisce la scheda nell’urna. Nella concitazione di quei momenti, tuttavia, la scheda gli scivola finendo subito all’interno dell’urna, senza quindi lasciare la possibilità di far realizzare più scatti in cui lo si vede nell’atto di inserire la scheda nell’urna. Un piccolo incidente che provoca solo qualche risata. Clicca qui per il video di Micari al seggio.
L’INVESTITURA DI ORLANDO
La corsa per la presidenza della Regione Sicilia è la prima esperienza politica per Fabrizio Micari, che è stato individuato dal sindaco di Palermo Leoluca Orlando, il quale lo ha poi proposto ai vertici del Partito Democratico, indicandolo come l’uomo che avrebbe unito le anime del centrosinistra. Uno scenario che non si è mai verificato, ma non per responsabilità del candidato, che paga forse la scarsa popolarità, bensì per l’anomala coalizione che lo sostiene, visto che c’è Alternativa Popolare di Angelino Alfano ma non Mdp che invece ha lanciato il suo candidato, Claudio Fava. Proprio Orlando ha celebrato il matrimonio di Fabrizio Micari, che prima delle elezioni regionali siciliane ha sposato Giusy Lenzo, dirigente dell’Ateneo di cui il candidato è rettore. Nessun politico ha presenziato alla celebrazione civile, avvenuta dieci giorni fa. «Abbiamo voluto sposarci oggi perché se dal 5 novembre (oggi, ndr) comincerà una nuova vita, vogliamo cominciarla insieme», il commento di Fabrizio Micari, che ha ricevuto le congratulazioni del rivale M5s Giancarlo Cancelleri. (agg. di Silvana Palazzo)
FABRIZIO MICARI, LA SFIDA DEL PROFESSORE
Fabrizio Micari è il candidato del Centrosinistra per la presidenza della Regione Sicilia. Sostenuto da Partito Democratico, Alternativa Popolare-Centristi per Micari, Sicilia Futura-PSI e dalla lista Arcipelago Sicilia-Micari Presidente, l’accademico di Palermo ha accettato la candidatura per “motivazioni legate indubbiamente all’amore per la nostra terra e anche al senso di appartenenza e di responsabilità nei suoi confronti”, come scritto sul suo sito. Una campagna elettorale ricca di incontri pubblici e polemiche con i competitors, in particolare con Centrodestra e Movimento Cinque Stelle. Fabrizio Micari ha attraversato la Sicilia per presentare il suo progetto, un programma di investimenti sulle infrastrutture e sull’innovazione tecnologica di impatto e di proporzioni senza precedenti. Un cambio di marcia, dunque, “per comprendere che il futuro è possibile, che il futuro esiste e che possiamo realizzarlo qui”. Un messaggio ai giovani, con le parole chiave visione, competenza, progettualità e capacità di gestione.
I SONDAGGI ELEZIONI REGIONALI SICILIA 2017
Gli ultimi sondaggi elettorali sulle Regionali in Sicilia non sorridono a Fabrizio Micari, anzi. Si profila un testa a testa tra Nello Musumeci, candidato del Centrodestra dato al 36 per cento, e Giancarlo Cancelleri, candidato del Movimento Cinque Stelle dato al 35 per cento. Micari, sostenuto dal Partito Democratico e da Alternativa Popolare, è decisamente staccato: 21 per cento dei consensi dei siciliani. Segue Claudio Fava (MDP) con 7,6 per cento e il fanalino di coda La Rosa intorno all’1 per cento. In netto ritardo, dunque, Fabrizio Micari che spera in un recupero negli ultimissimi giorni pre-voto, con gli interventi dei ‘pezzi forti’ del Partito Democratico a sbilanciare le intenzioni di voto a favore della sua candidatura. Servirebbe una vera e propria impresa, dunque, con la tornata elettorale in Sicilia che va verso un duello all’ultimo voto tra Centrodestra e Movimento Cinque Stelle.
CHI E’ FABRIZIO MICARI
Nato il 14 febbraio 1963 a Palermo, città in cui è cresciuto, Fabrizio Micari si è appassionato fin da piccolo i motori, interesse che lo ha portato alla laurea in Ingegneria Meccanica nel 1986. Dopo un’esperienza di lavoro in California, a San Francisco, Micari nel 1988 è rientrato in Sicilia dove ha iniziato la carriera universitaria da Ricercatore. Successivamente ha insegnato all’Università della Calabria e all’Università degli Studi di Palermo, per poi essere eletto Rettore dell’Università degli Studi di Palermo. Nel corso degli anni ha svolto i ruoli di Direttore di Dipartimento di Tecnologia Meccanica, Preside della Facoltà di Ingegneria e Presidente della Scuola Politecnica. Lo scorso 27 agosto 2017 ha annunciato la sua candidatura a presidente della Regione Siciliana per le elezioni regionali, candidatura ufficializzata poi il 6 ottobre e sostenuta da Partito Democratico, Alternativa Popolare-Centristi per Micari, Sicilia Futura-PSI e dalla lista Arcipelago Sicilia-Micari Presidente.
CHI SOSTIENE FABRIZIO MICARI: IL PD DI RENZI E ALTERNATIVA POPOLARE DI ALFANO
Fabrizio Micari è il candidato del Centrosinistra ed è sostenuto da quattro partiti/liste: Partito Democratico, Alternativa Popolare-Centristi per Micari, Sicilia Futura-PSI e dalla lista Arcipelago Sicilia-Micari Presidente. Matteo Renzi, leader del Partito Democratico, è stato accusato nelle scorse settimane di non interessarsi delle elezioni regionali, ma ha tenuto a sottolineare: “Mi dicevano ‘non vieni a dare una mano a Fabrizio?’ Ho detto non preoccupatevi, tutto il Pd c’è”. Negli ultimi giorni presenti in Sicilia diversi esponenti di spicco del Pd, come il capogruppo del Partito Democratico alla Camera dei deputati Ettore Rosato: “Abbiamo un candidato che ha delle diversità rispetto agli altri candidati: è meno noto, essendo alla prima candidatura. Ci sono due requisiti da rispettare, onestà e competenza, che rispetta. Conosce chi è nelle sue liste – conclude Ettore Rosato – ha costruito una squadra e lavora in logica inclusiva”. Pieno appoggio, infine, da Alternativa Popolare e dal suo leader Angelino Alfano.