Mancano poche ore alla consultazione elettorale in Sicilia, e i pixel delle tv stanno già diventando roventi in previsione delle elezioni nazionali. Pensando di fare subito bingo (dopo essere stato accusato di essere un mandante delle stragi) Berlusconi si è fatto intervistare a sorpresa da un sopravvissuto alle stragi medesime come Maurizio Costanzo. Ma la sorpresa, in termini di share, è stata l’assai magro 8,7 per cento di share, che ha mandato subito in fibrillazione lo staff elettorale del Cavaliere. Sulla rete è subito partito a razzo un feroce commento dell’intervista: “più che altro, un gran tintinnare di dentiere”.



Ma sono partiti a razzo anche gli altri due contendenti quarantenni, Renzi e Di Maio, che si sono telefonati per accordarsi su un match televisivo, sicuramente capace di produrre uno share assai maggiore. Può apparire curioso che gli acerrimi nemici si telefonino, ma è evidente che da qui a fin dopo le elezioni assisteremo ad un continuo “sliding doors”, ad una farsa di Feydeau in cui vedremo politici che si erano appena accordati sorprendere nella propria alcova qualcun altro. La sinistra si è già tripartita, mentre nel Pd c’è un focherello pronto a divampare dopo un eventuale disastro siciliano. Il cosiddetto centro-destra è avanti nei sondaggi, ma assai indietro su una qualsiasi forma di accordo in vista delle elezioni nazionali. La cena siciliana è stata una sceneggiata improvvisata, un difficile tentativo di mostrare almeno una facciata di unità, nell’attesa di accordarsi veramente. 



Non si comprende tra l’altro come Berlusconi (facendo innervosire assai Salvini) possa decidere fin d’ora chi saranno i ministri come ha fatto in un comizio, visto che magari potrebbe nascere (dati gli attuali sondaggi) un governo di larghe intese che complicherebbe non poco i calcoli del manuale Cencelli. Nel frattempo non è che Salvini si possa muovere tanto autonomamente, visto che nella Lega c’è un’altra anima che risponde a Maroni, più vicino a Berlusconi, rinforzato dai risultati del referendum, anche se poco sentito dal popolo lombardo. Le due anime, tra l’altro, si scontreranno entro l’anno nel congresso del partito. 



Ecco perché la politica, diventata oramai una fiction del tutto lontana dal paese, si appresta a ravvivare i sempre più stanchi talk show, che si sono nel frattempo ridotti a parlare di diete e di scarafaggi nei bar. Alla fine sarà più interessante sapere che ascolti avrà avuto il dibattito Renzi-Di Maio, e la questione del momento è stata su quale rete si sarebbe fatta. La Rai ha diramato comunicati per rivendicare il ruolo di servizio pubblico, La7 ha ribadito che anche loro lo sono e alla fine hanno vinto perchè Di Maio ritiene che la Rai maltratti troppo i grillini. Facile poi che Renzi abbia accettato un ring con un’audience quattro volte inferiore per limitare eventuali danni. Tutto dimostra che di fatto stiamo bellamente ballando sul Titanic. 

Il vostro vecchio Yoda ammette che il riferimento è vecchio e usurato, ma come è usurato e vecchio il modo di comportarsi dei quarantenni che dovevano rottamare gli ottantenni, e invece ne hanno preso tutti i difetti, incluso quello di apparire innanzitutto in tv per giorni.