Con i risultati delle Elezioni Siciliane ormai ad un passo dall’ufficialità possiamo dirlo senza problemi di essere smentiti: Nello Musumeci è il nuovo Presidente della Regione Sicilia, con un vantaggio ormai incolmabile sul pur strenuo avversario del Movimento 5 Stelle: in questo modo si conferma l’impressione della vigilia, sia quella evidente che quella meno lampante. Il Pd e la sinistra si trovano dopo l’ennesima divisione interna a dover guardare il risultato elettorale come una sconfitta, e questa volta anche cocente visto che è l’ultimo appuntamento al voto prima delle Elezioni Nazionali della prossima Primavera; ma attenzione, anche il Movimento 5 Stelle che pure diventa il primo partito di Sicilia e porta ad un passo dalla vittoria Cancelleri, non può certo “ridere” dopo le Regionali. Di Maio e Grillo hanno puntato tutto sul loro “delfino” per sbaragliare il Pd – e ci sono riusciti – ma hanno forse sottovalutato il centrodestra che con Salvini, Berlusconi e Meloni tornati insieme hanno portato un ottimo risultato per Musumeci e la speranza, interna, di potersi replicare anche alle Nazionali. Appunto speranza, non certezza: l’impressione è che, nonostante tutti ora stiano facendo facili paragoni, a Primavera si assisterà a ben altre dinamiche.
LE POSSIBILI ALLEANZE DELLA SINISTRA
Se Musumeci dovesse vincere, come sembra, potrebbe avere però un problema alquanto urgente: trovare una maggioranza che, al netto dei primi dati reali degli scrutini, non sembra per nulla scontata. Il numero di voti totale è stato superiore per il centrodestra ma la possibilità di poter arrivare a 36 o più seggi ancora non viene confermata da queste prime proiezioni delle Regionali siciliane. Dunque, a chi potrebbe guardare per una possibile alleanza da “grandi intese” per poter arrivare a guidare con solidità (a differenza di Crocetta) il Palazzo dell’Ars? Stando alle prime dichiarazioni della Sinistra extra Pd, portate da Bersani, »ora dialogo con i Cinque Stelle per governare contro le destre». L’indirizzo insomma è chiaro, la sinistra si sposta verso Di Maio mentre il Pd renziano e più centrista potrebbe fare le prove delle larghe intese nazionali, forse decisive in Primavera per arrivare ad un Governo dopo le elezioni con legge proporzionale. Uno scenario complesso che potrebbe davvero rilevarsi medesimo tra qualche mese su scala più che nazionale: inutile, laboratorio era il voto siciliano e laboratorio nazionale si sta confermando anche dopo il voto.
IL TESTA A TESTA
Urne chiuse e scrutini aperti, la Sicilia si appresta a conoscere nelle prossime ore il suo nuovo Presidente eletto dopo il voto delle Regionali andato in scena durante la lunga giornata di ieri. Nella “stravagante” attesa tra la fine delle votazioni e l’inizio dello spoglio voti – ben 10 ore considerate “pericolose” per brogli e quant’altro da quasi tutti i protagonisti della politica siciliana (e non solo) – gli exit poll l’hanno fatta da padrone ponendo sul fronte dei candidati Presidente una “forchetta” di vantaggio per Nello Musumeci, comunque in netto miglioramento rispetto alla sconfitta con Crocetta di cinque anni fa, davanti a Giancarlo Cancelleri che con la lunga campagna elettorale sfibrante e proiettata con respiro nazionale dal “nuovo” direttorio M5s ha portato la lista ad essere già ora la prima in tutta la Sicilia (i dati reali non ci sono ma gli exit poll la danno attorno al 30%, con Forza Italia di poco sopra il 20%). Dunque, chi sarà il Presidente ancora non lo sappiamo anche se un forte vantaggio dovrebbe averlo Musumeci che però potrebbe avere fin da subito un problema di seggi: se infatti il Movimento 5 Stelle si dovesse confermare come sembra il primo partito della regione, non è così scontato che il candidato del centrodestra riesca ad ottenere i 36 seggi necessari per avere la maggioranza minima al Palazzo d’Orleans. I 7 seggi “garantiti” dal listino Regionale (qualora vincesse come Governatore più votato) dovrebbero dare un margine in più di tranquillità al probabile prossimo Presidente ma l’exploit dei grillini e le previste poche preferenze per Forza Italia e Noi con Salvini potrebbero rendere le prossime ore tra il patema e il thrilling.
UN PROBLEMA NAZIONALE
Non abbiamo citato apposta il Pd: lo hanno detto tutti e noi non possiamo che confermarlo, il centrosinistra è il vero sconfitto di queste elezioni Regionali. Lo si poteva “percepire” dopo il Governo di Crocetta non propriamente il più “amato” della storia siciliana; lo si poteva prevedere vedendo la crisi interna al centrosinistra nazionale che dal Referendum del 4 dicembre scorso ha visto praticamente solo sconfitte negli appuntamenti nazionali e locali (e anche le Comunali 2016 non avevano visto proprio una grande vittoria per i dem, ndr); lo si poteva prevedere vedendo come tutti i leader nazionali Pd hanno sostenuto il candidato Fabrizio Micari, ovvero pochissimo. Renzi non ha praticamente mai fatto campagna elettorale, nella sua e-news ha detto addirittura “se fossi siciliano probabilmente voterei Micari”, non esattamente uno spot convinto e convincente per scegliere il bravo rettore dell’Università di Palermo. Insomma, il risultato certamente deludente di Micari e dell’intero Pd (che si vede avvicinare più dalla sinistra di Fava che non lui stesso vicino al centrodestra e al M5s) si proietta verso un problema nazionale che certamente necessita un intervento in sede Nazareno, se non si vuole arrivare al voto in Primavera e lasciare il campo libero di fatto a Di Maio e Salvini-Berlusconi. Ma Renzi forse non è l’unico sconfitto a livello regionale e siciliano: la Lega non sfonda, Berlusconi dopo una ingente campagna elettorale vede salire i voti per Micicchè ma neanche così tanto, Meloni si conferma un’ottima “terza gamba” ma nulla di più. E poi soprattutto, con l’astensione ancora così alta, siamo così certi che il Movimento 5 Stelle sia il vero movimento di protesta in Italia? O non è piuttosto una protesta contro i capi partiti? Grillo ha certamente vinto la sfida a livello di lista in Sicilia, ma forse non ha ancora vinto (ed è ben lontano) la sfida alla pancia del Paese.