Con la promulgazione del presidente della Repubblica, il Rosatellum bis, la nuova legge elettorale che coniuga proporzionale a maggioritario, è divenuta legge dello Stato riproponendo, in forma ancora più bizzarra del cosiddetto Mattarellum, l’artificiosa suddivisione dell’elettorato in due disomogenei quanto innaturali poli con — questa volta, come si è ben delineato anche nelle recenti elezioni siciliane — ben due appendici: il Movimento 5 Stelle, prova provata del fallimento del bipolarismo all’italiana e la sinistra frutto dell’avvento dell’era Renzi.
Una situazione destinata, da un lato, a smembrare il centro, costretto (più o meno opportunisticamente come è accaduto anche in Sicilia) a scegliere destra o sinistra, ed in conseguenza di ciò ad offrire quasi sicuramente una situazione di ingovernabilità post-voto con la riproposizione di un singolare tripolarismo.
Scenario che, paradossalmente, potrebbe conferire proprio al centro (inteso come sommatoria delle sue varie espressioni ed anime: in Sicilia Ap e Udc hanno raccolto ben più del 10,8 per cento delle regionali 2012, e ciò conterà….) un peso politico determinante in sede di fiducia ad un nuovo possibile Governo di larghe intese anti-Grillo, Salvini e Meloni.
È in prospettiva di detto probabile canovaccio che devono essere lette le molte apparizioni più o meno clandestine come quella di Cesa alla cena siciliana con Berlusconi, Meloni e Salvini di settimana scorsa o le iniziative simultanee previste per sabato prossimo 11 novembre a Bologna degli alfaniani di Alternativa popolare e dei Centristi per l’Europa che hanno nel presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche Pierferdinando Casini il loro punto di riferimento (l’appuntamento è per le ore 10 di sabato 11 novembre al Royal Hotel Carlton di Bologna con il motto: “Noi, l’Italia, l’Europa”).
Un combattere separati per “contare” uniti ma anche un chiaro modo per marcare il campo in vista delle trattative per i seggi uninominali all’interno della compagine di governo (approdo naturale anche di molti ex come l’intero casato De Mita o l’evergreen Mastella) e, più oltre, in vista di probabili scenari governativi in cui, per la delicatezza della situazione, potrebbe rivelarsi assai utile l’esperienza istituzionale di molte personalità dell’area centrista (qualunque sia il loro polo d’elezione).
Così, come accadrà presumibilmente in Sicilia dove Ap nonostante l’alleanza con il Pd potrebbe dare — in consiglio regionale — una mano a Musumeci per raggiungere la maggioranza e garantire il governo della maggiore isola italiana, anche a livello nazionale (dove probabilmente il voto non darà a nessuno dei poli una chiara e netta maggioranza) ciò che la campagna elettorale dividerà, il post-voto tornerà, con ogni probabilità, ad unire.
E l’Italia resta al centro.