Continua a far discutere il caso Genovese, il neo deputato siciliano figlio di Francantonio. “Hanno votato me, non mio padre. La campagna elettorale l’ho fatta io. Naturalmente il supporto di mio padre non è mancato”, continua a ribadire Luigi Genovese, intervenuto ai microfoni di Radio 24 per commentare il record di preferenze ottenute alle elezioni regionali in Sicilia. Ai 5 Stelle che definiscono “impresentabile” suo padre, risponde per le rime: “I 5 stelle hanno parlato in campagna elettorale più degli impresentabili che di contenuti. Grillo mi ha attaccato personalmente quando ho parlato dei fondi europei. Ma se io non potessi parlare dei fondi europei, il figlio di Grillo non dovrebbe poter parlare di sicurezza stradale, visto i fatti che hanno coinvolto Grillo che ha una condanna in terzo grado di giudizio”. E ne ha anche per Matteo Renzi, che si è detto fiero di non avere più il padre tra le fila del Pd: “Rispetto al consenso del Parlamento all’arresto di mio padre, che Renzi ha tanto sponsorizzato, io penso che fosse una mossa finalizzata a fare il pieno di voti in vista delle elezioni europee che si tennero tre giorni dopo l’arresto. Elezioni in cui il Pd prese il 40%”. (agg. di Silvana Palazzo)



DOPO IL BOOM DI VOTI ARRIVERÀ UN ASSESSORATO?

Si sente un “campione” Luigi Genovese, il giovane neodeputato di Forza Italia alla ribalta per le quasi 20mila preferenze nella sua Messina alle ultime elezioni regionali siciliane. Il figlio di Francantonio Genovese, ex segretario del Pd poi passato nel partito forzista e condannato in primo grado a 11 anni di reclusione per lo scandalo della formazione professionale, ha festeggiato cantando “We are the champions”. Considerato un “impresentabile” dal Movimento 5 Stelle, Luigi Genovese si è difeso dalle critiche dei grillini: “Gli impresentabili sono i 5 stelle con il loro linguaggio volgare, non io o mio padre”, ha dichiarato dopo le elezioni ai microfoni di Repubblica. Stando a quanto riportato dal portale di Messina normanno.com, ci sarebbero voci di corridoi riguardo un possibile assessorato a Luigi Genovese, una possibilità che non va esclusa considerando l’altissimo numero di voti che ha raccolto. (agg. di Silvana Palazzo)



SINDACO MESSINA, “QUI NON LO CONOSCE NESSUNO”

“Renzi pensi al congresso del Pd, non a me e a mio padre”. Così Luigi Genovese, recordman di preferenze per Forza Italia a Messina in occasione delle ultime elezioni regionali siciliane, ha replicato all’ex premier che lo aveva punzecchiato. Ma sono diverse le critiche che piovono addosso al figlio di Francantonio Genovese, condannato in primo grado a 11 anni per reati che variano dalla truffa al riciclaggio sui fondi europei della formazione. La sentenza non è definitiva, ma il sindaco di Messina è andato all’attacco: “Non ho nulla contro di lui, ma non lo conosco. Un giovane che non ha fatto un giorno di politica in città, non lo conosce nessuno: ma ha preso più voti di tutti i candidati siciliani, tutti”, ha dichiarato Renato Accorinti, come riportato da La Sicilia. Ma come è possibile? “Eh, io ho visto cose che voi umani… non lo potete immaginare, no”, ha aggiunto il sindaco di Messina. Parlando del padre di Luigi Genovese, ha spiegato che ha tre processi, per quello in cui risulta condannato a 11 anni, è stato 7 mesi in carcere e 2 anni agli arresti domiciliari. Le due mogli hanno avuto 5 anni, il cognato 6. “Passa dal Pd a Forza Italia – prosegue Accortinti – Poi chiede ai suoi consiglieri comunali, del Pd, di passare dall’altro lato. In 10 lo fanno”. (agg. di Silvana Palazzo)



ANCHE LUI “RAS DELLE PREFERENZE”

È certamente il caso del giorno in Sicilia: si chiama Luigi Genovese, ha 21 anni e ha sfiorato quota 20mila preferenze nella sua Messina alle ultime Elezioni Regionali di domenica scorsa. Un giovane alla ribalta con Forza Italia, un volto nuovo che porterà in Assemblea Regionale Sicilia (è infatti tra i 12 deputati eletti dopo la vittoria di Nello Musumeci) tutta la freschezza di una politica giovane e promettente. Ecco, ma non è il caso del giorno per questo motivo: Luigi infatti è il figlio di Francantonio Genovese, il “ras delle preferenze” di Forza Italia (e prima ancora del Pd, in pochi se lo ricordano e tra questi Renzi, come capirete tra poco, ndr) e per questo motivo oggi è sulla bocca di tutti. Nella enorme e lunghissima polemica contro gli impresentabili che sarebbero presenti nella lista Musumeci (e non solo), Luigi Genovese viene tacciato in queste ore di essere lì solamente perché figlio di suo padre che, condannato in primo grado a 11 anni per reati che variano dalla truffa al riciclaggio sui fondi europei della formazione (ma senza sentenza definitiva, infatti non è più in carcere), non ha potuto candidarsi.

“NON SONO IMPRESENTABILE”

Luigi è tra i più votati di tutta la Sicilia e oggi a Repubblica ha voluto rispondere alle accuse mosse nei suoi confronti: «Direi un contributo decisivo. Sono molto contento del risultato, abbiamo confermato i voti che prese mio zio, Franco Rinaldi nelle regionali del 2012. Segno che i messinesi ci danno ancora fiducia e ci vogliono bene». Ecco, anche lo zio è stato condannato in primo grado e questo non aiuta, di certo: «o non ho alcuna condanna e impresentabile non lo sono. Mio padre, a dir la verità, non lo è nemmeno perché ha una condanna in primo grado e non una sentenza definitiva. Comunque penso di aver raccolto anche consenso personale mio, soprattutto tra i giovani». A chi gli chiede se una “piccola” mano il papà non gliel’abbia data, Genovese Jr risponde: «Abbiamo lavorato insieme, come una famiglia d’altronde. Senta, il buon risultato che ho ottenuto deriva dal fatto che i Genovese hanno sempre fatto del bene a Messina e questo i messinesi ce lo hanno riconosciuto. E comunque ai 5 stelle voglio dire una cosa chiaramente: fare una campagna solo sugli impresentabili è poca cosa». Musumeci stesso aveva spiegato prima del voto che alcune candidature di Forza Italia non le avrebbe avvallate (ma allora ci chiediamo, chi li decide davvero quei nomi se non il candidato Governatore?) e tra queste si sarebbe riferito anche a Luigi Genovese, il quale però rivendica di aver avuto un ruolo importante (più di 18mila voti) nella vittoria del neo Governatore, « lui non deve ringraziare me, bensì i tanti elettori che hanno creduto nel progetto che porto avanti. A chi mi critica per le vicende giudiziarie di mio padre sull’utilizzo dei fondi della formazione, do solo una risposta: la formazione è stata azzerata, noi siamo usciti dal settore, eppure abbiamo preso un bel po’ di voti. Vuol dire che anche nelle altre elezioni le formazione non c’entrava nulla con il nostro consenso elettorale. I Genovese sono amati dalla gente, punto», replica ancora su Repubblica.

LA “PUNZECCHIATURA” DI MATTEO RENZI

Arriva però una “piccola” punzecchiatura anche ai livelli alti della politica nazionale, quegli stessi così tanto coinvolti (per assenza o per presenza) nella campagna alle Regionali siciliane tra le più seguite degli ultimi decenni. In particolare, è Matteo Renzi a tornare sul caso dei Genovese nella sua lunga Enews: il segretario dem ha provato ad analizzare il significato del voto e soprattutto il terremoto nel Pd per la forte sconfitta, l’ennesima in casa democratica dopo il referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre 2016. Nelle pieghe delle sue “excusatio non petite” ai lettori, Renzi attacca dritto il “sistema Genovese”: «Sono molto fiero che ci siamo liberati di qualche personaggio che nel 2013 stava con noi. Per esempio Francantonio Genovese, già deputato di Messina, poi condannato in primo grado a 9 anni. Quando è uscito dal carcere Genovese ha lasciato il PD in polemica con la mia decisione di votare a favore dell’arresto in aula. E si è iscritto a Forza Italia. A Messina Genovese, per il tramite del figlio, ha portato a Forza Italia 17.000 voti. Ma io preferisco guidare il partito che candida il figlio di La Torre anziché il figlio di Genovese. Anche se magari qualche volta si perde».